Ricordatevi che a pagare siamo noi. Siamo noi a smuovere questa pazza industria, fatta di abbonamenti e biglietti presi al botteghino. Purtroppo, però, spesi i nostri soldi non sempre ci viene restituito un prodotto degno del nostro gusto e della nostra intelligenza. Disney è tornata sulla bocca di tutti col D23, e ha annunciato gli ennesimi sequel e remake live-action. Dopo il Re Leone, Mulan, Il libro della giungla, La sirenetta e molti altri (arriveranno a tutti), uscirà nel 2025 anche il live-action di Lilo & Stitch.
Quanto ci piacerebbe attaccare la mancanza di etica dietro questi remake. Criticare l’incuria nei confronti degli artisti che hanno lavorato e pensato alle meravigliose opere che ci hanno cresciuto. Ma volevamo solo ricordare quanto sia bello Lilo & Stitch, quanto incredibile sia l’arte di quel film, visiva, musicale e narrativa. Volevamo ricordare a tutti voi, che dietro quel terribile modello 3D che ha sfondato il megaschermo del D23, si nasconde uno dei migliori film di questo secolo.
Lilo & Stitch: il capolavoro che non vogliamo rivedere
Stitch nasce da un’idea di Chris Sanders (storyboarder della Disney), su cui scrisse un libro per bambini mai pubblicato. Insieme a lui, per lavorare al film del 2002, c’era Dean DeBlois, uno sceneggiatore conosciuto oggi per aver diretto anche la trilogia di Dragon Trainer. Mentre i due registi, insieme agli animatori, visitavano l’isola di Kauai, la guida del posto gli fece scoprire l’Ohana, un senso di famiglia che si estende ben oltre il legame di sangue e che diventò il tema fondamentale del film.
Lilo & Stitch racconta di una famiglia disastrata, povera, dove Nani è costretta ad avere il ruolo di sorella-madre per Lilo, che non ha amiche e combina un disastro dietro l’altro. C’è una scena decisamente toccante durante l’introduzione di Lilo (che crea un forte distacco visivo e tematico rispetto alla precedente introduzione di Stitch), in cui le altre bambine scappano da lei per via di una bambola orribile che Lilo aveva fatto con le sue mani. Lei la getta via arrabbiata e se ne va, ma solo per tornare pochi istanti dopo a riprenderla e ad abbracciarla come per scusarsi. L’ingenuità di Lilo è la più meravigliosa condizione a cui un umano dovrebbe aspirare. E proprio questa sua ingenuità la lega a Stitch: mostruoso (come la sua bambola), egoista, programmato per distruggere. Solo che nel mondo di Lilo è già quasi tutto distrutto.
“Ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato”
Sarà proprio l’Ohana a dare un senso all’esistenza di Stitch, e in realtà a quella di tutti. In questo senso il parallelismo con Il brutto anatroccolo è pienamente azzeccato, solo che Stitch non ha una famiglia biologica ma si unisce ad una famiglia di altri “brutti anatroccoli”. Fa riflettere il fatto che è proprio sfogliando le pagine di un libro che per la prima volta Stitch dia segni di riflessione, di cedimento, di rottura rispetto a quello che gli altri avrebbero voluto che lui fosse. La crudeltà di Stitch crolla definitivamente nella scena del surf. Una sequenza tra le onde eccezionale, con delle animazioni fluide e una regia abilissima, che ci porta a credere che finalmente sia tutto risolto. Purtroppo, la fine della scena ci riporta alla realtà, che non è fatta di alieni ma di minacce umane.
Un puzzle di generi fatto a pennello
È interessante che la cosa più vicina a un villain in questo film sia Cobra Bubbles, l’assistente sociale che tiene d’occhio Nani e Lilo per capire cosa sia meglio per la bambina. Per buona parte del film rappresenta una barriera nella relazione delle due sorelle, ma sono le implicazioni legali dovute al suo lavoro che lo mettono in una posizione scomoda, che lentamente vacilla rendendolo infine un personaggio di cui ci si può fidare, e che porta alla completa redenzione di ogni protagonista. Questa avviene nella scena in cui Nani viene a sapere che Lilo verrà mandata in una nuova famiglia. La sera, su un’amaca insieme a lei, canta Aloha Oe con Stitch all’ascolto. Un momento dannatamente doloroso.
È questo a rendere Lilo & Stitch un grande film. La sua capacità di navigare con un tempo perfetto tra azione, commedia, fantascienza e dramma familiare. Ma a renderlo grande è anche il suo comparto artistico. Il character design è realizzato nello stile di Sanders, ma è evidente l’influenza di Gauguin nei corpi degli Hawaiani. Mentre tutto ciò che riguarda lo spazio, come le astronavi e gli alieni stessi, è stato ispirato dalle creature marine. La vera chicca del film sono però i fondali, dipinti tutti ad acquarello. La Disney aveva smesso di realizzare i film ad acquarello in favore del guazzo. Ma il ritorno a questa tecnica era stato fortemente voluto da Sanders per far assomigliare il film a un libro per bambini.
Lilo & Stitch sa parlare a tutti noi con una semplicità unica, nascondendo dietro a quest’ultima un complesso lavoro creativo. È proprio la creatività che sembra mancare da molto in quello che dovrebbe essere il più grande studio d’animazione al mondo. Non si tratta di disincentivarvi ad andare al cinema per vedere i remake live-action dei classici Disney, ma un invito a comprendere la svalutazione che lo studio stesso attua nei confronti dei film che lo hanno reso grande. Guardate Lilo & Stitch allo sfinimento. Potete già farlo dal 2002.
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