La scommessa è un escamotage narrativo potentissimo. Tante narrazioni, libri, film, racconti si basano su un unico espediente in grado di mettere in accelerazione il motore degli eventi che si succederanno nel corso della storia, muovendo i fili di personaggi e azioni, sentimenti e conseguenze, il tutto partito da quell’unica semplice posta messa in gioco. È per questo motivo che nel corso degli anni Le relazioni pericolose ha avuto diversi adattamenti, tra operazioni originali e versioni remake.
La più grande scommessa amorosa mai stata scritta è nata dalle pagine di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos: romanzo epistolare del 1782 in cui i destini dei protagonisti si incrociano per amarsi e distruggersi, catapultando gli accadimenti nei turbamenti sentimentali di cavalieri poco galanti e dame ingenue portate a peccare. L’incrocio di identità e di caratteri condotti assieme verso sorti funeste, che nei capricci di Valmont e di Madame de Merteuil condizionano le interiorità rimaste segnate dei loro amici e rivali.
Scopriamo insieme i più famosi adattamenti cinematografici de Le relazioni pericolose, da quello di Stephen Frears, a quello, in chiave moderna arrivato da poco su Netflix.
1. Le relazioni pericolose (1988)
È forse per questo che l’adattamento dell’opera letteraria viene continuamente ripreso nel corso dei decenni, adattandosi ogni volta a qualsiasi nuovo tempo, pur mantenendo nella propria struttura il medesimo materiale da cui partire. Era il 1988 quando Le relazioni pericolose di Stephen Frears giungeva sul grande schermo portando nei ruoli dei protagonisti gli incantevoli quanto spietati Glenn Close e John Malkovich. Quando la sfida tra una marchesa annoiata e un vile seppur affascinante aristocratico si consumava a discapito della verginità e della purezza umana e spirituale della Madame de Tourvel di Michelle Pfeiffer. La ricostruzione pre-rivoluzionaria della Francia del XVIII secolo incastonava in un’aurea di bellezza ed eleganza le nefandezze di due borghesi inviperiti dal troppo lusso e incapaci di provare empatia per gli altri dopo anni passati nel loro castello dorato.
Una storia tragica in cui non c’è spazio per il pentimento, se non segnato dall’impossibilità di trovare una risoluzione ai propri drammi. Di poter assemblare quei pezzi in cui venivano lasciate le persone, soffrendo al punto da non poter più considerare la propria esistenza degna di essere vissuta. L’impostazione classicheggiante e sfarzosa dell’opera sul finire del ’88 è la più feroce delle rappresentazioni de Le relazioni pericolose poiché dietro al vero e proprio luccichio cela il marcio di una perversione che non potrà che ritorcersi contro i suoi stessi fautori. Una tensione misurata dalle sfilettate lanciate a voce dai protagonisti, i cui dialoghi feriscono tanto quanto la punta di un fioretto. Una trasposizione regale e meravigliosa, pur nella sofferenza causata ad ognuno dei singoli personaggi.
2. Valmont (1989)
È incredibile, poi, come nel giro di un solo anno il libro di Choderlos de Laclos venga ripreso da un arrangiamento meno conosciuto e fortunato di quello che ha visto andare il premio Oscar per la Miglior sceneggiatura a Christopher Hampton. Totalmente mangiato dal film di Frears, che ricordiamo comunque non essere il primo vista l’uscita nel 1959 dell’adattamento del regista Roger Vadim, nel 1989 a fare la sua comparsa sulle scene è il Valmont di un autore cinematografico quale Miloš Forman, il cui film non ha però la medesima risonanza. Pur avendo i giusti attori, come Colin Firth e Annette Bening, non possiede la medesima magnificenza del suo predecessore.
3. Cruel Intentions – Prima regola non innamorarsi (1999)
È Cruel Intentions – Prima regola non innamorarsi il corrispettivo teen e totalmente anni Novanta del romanzo francese, autentica rielaborazione che rimescola completamente l’immaginario già vizioso di Le relazioni pericolose, ma che si inserisce nei disturbi e nelle dinamiche adolescenziali, traendone intriganti spunti e inaspettati input. La riscrittura del regista e sceneggiatore Roger Kumble ripropone la corte in cui si susseguivano gli avvenimenti del libro e del film del 1988. Una ricostruzione che basa le fondamenta della propria scala piramidale sulle gerarchie sociali giovanili, in cui le chiacchiere nei corridoi di un liceo equivalgono ai pettegolezzi sussurrati all’orecchio durante una serata all’opera, mentre i giri in decappottabile sostituiscono le lunghe camminate trascorse all’aperto.
Ma i tempi sono cambiati ed anche i caratteri maschili e femminili si sono modificati. Reese Witherspoon, equivalente della Michelle Pfeiffer del film anni Ottanta, non può più sottostare al solo charme del personaggio interpretato da Ryan Phillippe, ma soprattutto non può permettere alla reginetta dell’Upper West Side di Sarah Michelle Gellar di affossarla senza farle perdere la corona.
La scommessa è sempre la stessa, ma oltre ad una consapevolezza maggiore da parte della protagonista, in Cruel Intentions – Prima regola non innamorarsi è la trasgressione e la strafottenza tipicamente giovanile a influire su un’opera che, proprio grazie ad alcuni dei suoi eccessi, si è aggiudicata l’appellativo di cult. Se non una rappresentazione veritiera comunque uno sguardo caustico e maligno di quella che può essere la fase centrale dell’adolescenza, non priva di crudeltà e avversioni, condite dal giusto guizzo erotico.
4. Le relazioni pericolose (2022)
È infatti la sessualità che, in tutte le versioni, si mostra argomento primario nella narrazione di Le relazioni pericolose in quanto raggiungimento di un piacere o proibito o che dovrebbe rimanere precluso e che invece viene sottratto con la sottile e a volte subdola arma della seduzione. Quella che, come molti altri elementi che formano l’anima dell’opera, manca alla rivisitazione del testo romanzato adattato per la finestra streaming di Netflix in un’ulteriore trasformazione in teen drama. Come era stato per Cruel Intentions – Prima regola non innamorarsi, anche Le relazioni pericolose del 2022 scritto e diretto da Rachel Suissa cerca la formula della contemporaneità per fare di un classico il canovaccio per situazioni, circoli sociali e riferimenti culturali che possano riportare la storia dei protagonisti ai suoi tempi moderni.
La problematicità di questa variante Netflix, però, non è la ripetitività come forma di prosciugamento dell’opera, bensì la completa mancanza nel saper guardare il mondo da cui si è circondati, cercando di trascriverlo in formato audiovisivo. La superficialità della pellicola di Suissa è racchiusa nella sua totale assenza non solamente di buon gusto, ma di giustificazioni per gli atteggiamenti e i gesti svolti dai protagonisti. Utilizzare semplicemente il filtro dei social media come metodo di comunicazione per raccontare la Generazione Z non funziona se il risultato è solamente un calderone di quello che si pensano essere i giovani e che poco ha attinenza con la loro realtà.
E va bene suddividere le categorie canoniche della scuola in nuovi paradigmi legati al numero di followers che si hanno sui social, ed è chiaro che la sessualità si è spinta in territori che prima erano anche solo impensabili al cinema e nella serialità mainstream, ma l’esasperazione che troviamo in questo Le relazioni pericolose manifesta tutta l’inconsistenza che solamente una vaga conoscenza del testo narrativo può dimostrare. Il film svuota infatti di significato i tormenti dentro cui si ritrovavano in balia i protagonisti, tendenti verso un richiamo di morte, unito a doppio giro all’espressione della propria sessualità, consumata o meno. Non tutte le scommesse vanno perciò a buon fine. È proprio quello che il capolavoro di Choderlos de Laclos vuole mostrare e che l’operazione di Netflix rivela nella pratica.