Oggi, all’età di 78 anni, è morto Lino Capolicchio, attore il cui nome è legato soprattutto a due registi: Vittorio De Sica e Pupi Avati. Con il primo ha recitato ne Il giardino dei Finzi Contini, mentre con il regista bolognese, nel 1976, girò il film La casa dalle finestre che ridono, tassello di un lungo sodalizio artistico conclusosi con Il signor Diavolo, la pellicola del 2019 che ha rappresentato il ritorno all’horror di Pupi Avati.
Sono nove le pellicole che hanno segnato la collaborazione tra Lino Capolicchio e Pupi Avati, il ruolo di don Dario Zanini ne Il signor Diavolo rappresenta la chiusura di un cerchio, come ha detto l’attore nel corso di un’intervista rilasciata al portale Bietti. Capolicchio, infatti, nel film del 1976, ha il ruolo del protagonista, che viene ucciso dal prete. Quarantatré anni dopo, nel 2019, Pupi Avati gli ha affidato il ruolo opposto: “ti farò fare il ruolo del prete, ti taglierò i capelli molto molto corti, sappilo. Te li taglierò quasi a zero, ti avverto immediatamente”, furono queste le parole del regista bolognese a Capolicchio nel momento in cui gli fece leggere la sceneggiatura de Il signor Diavolo.
Oltre a Lino Capolicchio e Gianni Cavina, protagonisti in entrambi i lungometraggi, La casa dalle finestre che ridono e Il signor Diavolo sono legati anche dalle location. Nella stessa intervista, Capolicchio lo rivela ricordando una frase di Avati sul set: “Lino, ti ricordi che eravamo qui a girare le sequenze di La casa dalle finestre che ridono? Sono passati quarant’anni e non ce ne siamo accorti” – gli disse il regista bolognese – “Pupi, lo sai che è il nono film che giro con te?”, fu la replica dell’attore.
La casa dalle finestre che ridono fu girato a Comacchio e Minerbio, in Emilia-Romagna. Il casolare, non più esistente, su cui furono dipinte le inquietanti finestre che ridono si trovava in provincia di Bologna, a Malabergo. Il film, a basso budget, negli anni è diventato un vero cult. Il regista ha raccontato che lo spunto per la sceneggiatura gli è venuto ricordando un misterioso episodio successo nel suo comune quando era un ragazzino: nella tomba di un prete furono trovati i resti di una donna. “Fai il buono che arriva il prete donna”, era la minaccia che si faceva ai bambini del posto, compreso il piccolo Giuseppe Avati.