Johnny Stecchino, film del 1991 diretto e interpretato da Roberto Benigni, ha goduto di una buona release estera, ma molte versioni internazionali risultano monche di alcuni dialoghi. In particolare, nella versione statunitense, un’intera scena è stata censurata; a mancare, infatti, è la sequenza finale in cui il protagonista, Dante, fa provare all’amico Lillo (affetto dalla sindrome di Down) della cocaina, credendola un magico rimedio contro il diabete.
La scena è stata eliminata molto probabilmente per l’inequivocabile richiamo visivo (Dante consegna tranquillamente un sacchetto pieno di polvere bianca all’amico, che, altrettanto ignaro, ne inala in gran quantità) e per il tono smaccatamente comico con cui il tutto è costruito. Lillo, infatti, sotto l’effetto degli stupefacenti appena assunti, si mette a correre come un pazzo in mezzo alla strada, rischiando di venire investito da qualche auto, mentre Dante tenta invano di rincorrerlo; Dante stesso, ingenuo com’è, non sa cosa effettivamente sia quella polvere; aveva infatti scoperto la sostanza solo per caso, dopo aver beccato l’avvocato di Johnny intento a sniffarla; questi, per giustificarsi, aveva parlato di una “medicina contro il diabete”, da “assumere a orari precisissimi”, senza possibilità di sgarrare.
Il protagonista di Johnny Stecchino, un ingenuo autista di autobus una sera, per caso, incontra Maria (Nicoletta Braschi) che a momenti lo investe con l’auto. La donna sembra stranamente attratta da quest’uomo insignificante e dimesso, e inizierà a corteggiarlo, fino a chiedergli, qualche tempo dopo, di raggiungerla a Palermo. In realtà, Maria è la moglie di Johnny Stecchino, un pentito di mafia finito nel mirino dei suoi ex colleghi, i quali vogliono eliminarlo. Dante e Johnny sono due gocce d’acqua, e il piano di Maria è chiaro; consegnare l’ingenuo Dante ai mafiosi e agevolare così la fuga del marito in Sud America. Le cose, ovviamente, non andranno come previsto.
Roberto Benigni all’epoca si mostrò molto sorpreso di questa censura, dichiarando che il suo intento era sempre stato quello di fare della satira sull’utilizzo indiscriminato degli stupefacenti, specie fra gli uomini di potere.