Dopo le sue recenti produzioni, aspettarsi un film “storico” da Guy Ritchie era tutt’altro che prevedibile. Eppure, nonostante di (davvero) storico ci sia soltanto il contesto, Il Ministero della Guerra sporca riesce a esaltarsi trovando un personalissimo equilibrio tra lo stile caratteristico del regista e il racconto di un mito tutto britannico. Il Ministry of Ungentlemanly Warfare non è soltanto facciata, del resto, e le basi su cui poggia sono solidissime – degne di un film, per l’appunto. Partendo da una premessa a dir poco affascinante, Ritchie ha fiutato l’affare e ha realizzato una bomba di purissimo intrattenimento, lontana da qualsiasi approccio documentaristico. Azione e violenza si legano in una folle danza dal ritmo serratissimo, colma di citazioni e soprattutto di carattere. Tutt’altro che un capolavoro del genere, ma di certo un’intrigante soluzione estiva per gli utenti di Prime Video.
In questo mix di storia, intrighi e azione, va detto che è soprattutto quest’ultima a prevalere: Il Ministero della Guerra sporca non si perde in chiacchiere, se non quando strettamente necessario, e concentra tutta la sua attenzione a mettere in scena un enorme conflitto avvolto da un sottile velo di thriller politico. L’obiettivo non è quello di “raccontare la storia”, bensì di spettacolarizzare uno degli aneddoti più affascinanti della Seconda Guerra mondiale, reso noto dopo la desecretazione di alcuni documenti ufficiali: le operazioni di un piccolo gruppo di agenti specializzati che ha lavorato sotto traccia per Winston Churchill negli anni più difficili del conflitto. Un gruppo di personaggi spregiudicati e a loro modo eccezionali, capitanati da un maggiore che si dice abbia inspirato Ian Fleming per creare il personaggio di James Bond.
Genere: Azione, Thriller
Durata: 120 minuti
Uscita: 25 Luglio 2024 (Streaming)
Cast: Henry Cavill, Alan Ritchson, Eiza Gonzalez, Alex Pettyfer, Cary Elwes
L’arma segreta dei servizi segreti
Guy Ritchie si prende più di qualche libertà, rischiando quasi di stravolgere la narrazione, ma la storia resta tendenzialmente vera: in uno dei momenti più delicati della Seconda Guerra Mondiale, Winston Churchill decise di formare una squadra speciale top secret per tentare di indebolire la Germania nazista e consentire agli Americani di intervenire in loro supporto. Gli unici a sapere di questa operazione erano il Primo Ministro (Rory Kinnear) e due ufficiali dei servizi segreti: il brigadiere Gubbins, noto come “M” (Cary Elwes) e Ian Fleming (Freddy Fox). Il gruppo di agenti scelti comprendeva ex soldati, spie ed esperti capitanati dal maggiore Gus March-Phillips (Henry Cavill), a cui fu affidato il compito di interrompere le operazioni navali naziste distruggendo la loro principale nave di rifornimento in sosta all’isola di Fernando Po, nell’Africa occidentale.
Per distrarre i soldati e il loro comandante, Heinrich Luhr (Til Schweiger), gli agenti Marjorie Stewart (Eiza Gonzalez) e Frederich Heron (Babs Olusanmokun) avrebbero operato sotto copertura per permettere al gruppo di colpire indisturbato al momento opportuno. Un piano eccellente, almeno sulla carta, ma che nel film si rivelerà tutt’altro che facile da mettere in pratica. Così la pellicola ruota intorno ai preparativi, alternando sequenze tipiche degli spy movie a piccole schermaglie, per poi esplodere (letteralmente) nel suo atto finale, lasciando che Ritchie e il cast possano divertirsi senza freni. L’approccio del regista è completamente sopra le righe, ma è soprattutto coerente nella sua esagerazione: nonostante manchino diversi elementi narrativi, comprese le motivazioni per tenere a buona parte dei personaggi, Ritchie alleggerisce il peso dei propri eccessi grazie a un cast e a una produzione d’alto livello.
Una “fantasia” storica
Per gli amanti dei dramma storici, di certo questa operazione potrebbe sembrare a dir poco deludente: nessuno dei personaggi viene realmente approfondito, salvo qualche cenno, e i tentativi di creare la giusta tensione non sortiscono appieno l’effetto sperato per via dell’incredibile forza dei protagonisti. In qualsiasi altro caso si sarebbe trattato di difetti sostanziali, capaci di condannare l’intero film, ma non qui: Guy Ritchie ha le idee chiarissime e sa come metterle in pratica, lasciando ampio spazio ai propri attori. La costruzione delle atmosfere è funzionale, ma crea un contesto che calza a pennello con l’idea visiva (e grafica) voluta dal regista: Il Ministero della Guerra sporca è un’avventura a tuti gli effetti, spinta dall’adrenalina e da una miriade di citazioni a grandi classici.
Forse quest’ultimo elemento potrà sembrare un difetto ben più pesante rispetto a quelli citati finora: al di là dei personaggi e della premessa narrativa, molte scene rischiano di apparire troppo superficiali a confronto con le idee portanti della pellicola. A risentirne è in particolare il segmento da spy story, dove la chiara volontà di citare le opere di Fleming si scontra con l’eccessiva somiglianza (forse neppure voluta) a un Bastardi senza gloria, evidente tanto nei personaggi quanto nelle situazioni. Per molti non sarà neppure un problema, ma la resa del film è nettamente migliore quando gli ammiccamenti sono voluti: i riferimenti a Casablanca o Quella sporca dozzina, per esempio, risultano decisamente più azzeccati.
Oltre l’ovvio
Al di là delle intenzioni, non c’è dubbio che Ritchie sappia come dirigere i propri attori: l’intero cast dà l’impressione di essersi divertito un mondo a girare Il Ministero della Guerra sporca, e il regista riesce anche a sorprendere occasionalmente con qualche guizzo degno di nota. L’intrattenimento resta il cuore pulsante dell’operazione, arricchito da un divertimento tutto cinefilo nel giocare con citazioni e situazioni sempre diverse – cosa rara nella filmografia di un autore così prolifico. Tra le linguacce di Henry Cavill, i muscoli di Alan Ritchman e le movenze di Eiza Gonzalez emerge un gusto unico, a metà tra il vecchio stile e il moderno, che lascia un ricordo ben chiaro nella mente dello spettatore.
Potendo ammirare dei personaggi semplici, ma interpretati con questa spensieratezza, la più grande delusione è non aver potuto concedergli abbastanza spazio per raccontarsi – o magari lasciare aperto uno spiraglio per altre avventure. Oltre le inesattezze, persino oltre i suoi stessi eccessi, questa “fantasia” storica ha trovato il suo posto attraverso un’azione attiva, che oltre alla forma guarda anche alla sostanza. Un’operazione ancor più “leggera” del previsto, divertente da mettere in scena e brillante nella sua resa d’insieme. Produzioni come Il Ministero della Guerra sporca omaggiano il cinema nella sua forma più pura e giocosa: anche senza particolari clamori, sono operazioni come queste a ricordare i valori più puri della settima arte all’ombra di un mercato troppo spesso indifferente.
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Il nuovo film di Guy Ritchie non è di certo rivoluzionario, ma riesce tanto a intrattenere quanto a incuriosire su uno degli aneddoti più affascinanti della storia britannica recente. Il Ministero della Guerra sporca latita sotto diversi aspetti, complice di una scrittura poco impegnata, ma concentra tutta la sua attenzione sullo spettacolo e sull'azione. Una scelta che si rivela in gran parte azzeccata grazie a una regia ispirata e a un cast talmente in parte da far rimpiangere il fatto di non poter approfondire ulteriori avventure insieme a questi personaggi.
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Voto Screenworld