Da anni per il mondo del cinema il tema del Natale è sempre stato uno dei più raccontati e sicuramente uno dei più apprezzati, non a caso i film che hanno come sfondo il periodo natalizio sono davvero moltissimi. Al contempo sono però pochi quelli che sono stati in grado di lasciare un segno tramutandosi in cult e in visioni obbligatorie durante il periodo delle feste. In questo elenco figura tra tutti Il Grinch, lungometraggio di Ron Howard divenuto per molti appuntamento fisso del periodo.

Da flop a cult natalizio

Il Grinch e il suo cane Max
Il Grinch e il suo cane Max – © Imagine Entertainment

Il Grinch, il cui titolo originale è Dr. Seuss’ How the Grinch Stole Christmas, diretto da Ron Howard e tratto dall’omonimo libro scritto da Dr. Seuss, è arrivato nelle sale cinematografiche statunitensi nel novembre 2000, mentre in Italia nel dicembre dello stesso anno. Impensabile pensarlo oggi ma il film, al suo esordio, non fu accolto positivamente dalla critica ma ottenne reazioni miste, tra chi ne elogiava le interpretazioni- una su tutte quella del camaleontico Jim Carrey – i costumi e le ambientazioni, e chi lo accusava di essere troppo cupo e fuori dagli schemi.

A distanza di 23 anni, ripensando alle critiche ricevute, ci si rende facilmente conto che sono state proprio queste componenti considerate negative a costruire la fama che ruota attorno al lungometraggio, fama che non sembra cessare e che anzi ha innalzato Il Grinch a divenire uno dei film natalizi più amati, riproposto ogni anno in tv la sera della Vigilia di Natale. L’anticonformismo, il meta cinema, una narrazione inusuale e personaggi irriverenti hanno contribuito a far apprezzare il film al pubblico sin dalla sua nascita, come testimoniano gli incassi di quell’anno.

Il Grinch e il vero significato del Natale

Il Grinch e Cindy Chi Lou
Il Grinch e Cindy Chi Lou – © Imagine Entertainment

Ma alla fine, qual è realmente il significato del Natale? Sono i doni? La famiglia? L’atmosfera? È proprio questo il fulcro centrale di tutto il film, oltre che della vicenda raccontata. Il personaggio di Cindy, infatti, non fa altro che ricercare la risposta a questa domanda in ciò che la circonda, nelle persone a lei care, nelle persone che conosce e addirittura in sé stessa. Usando come espediente l’odio che il Grinch prova nei confronti di questa festa, compie un viaggio introspettivo e retrospettivo arrivando infine a darsi una risposta e, contemporaneamente e inconsapevolmente, lo fa capire anche alla maggior parte dei Nonsochi.

La figura del Grinch racchiude in sé stesso tutti i sentimenti negativi, come invidia, avarizia e noia, che minacciano prepotentemente di palesarsi proprio durante quello che è considerato il periodo più bello e magico dell’anno. Grazie all’operato di Cindy anche il Grinch, come la bambina, compie un viaggio interno al suo essere che lo risveglia dai torbidi sentimenti, e il suo cuore ricomincia finalmente a battere. Nonostante la morale del lungometraggio sia di per sé già vista e rivista, Ron Howard riesce a metterla in scena mischiando tradizione e novità, pur mantenendo il classico pizzico di nostalgia. Non è forse questo il Natale?

 

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Classe 2000, innamorata del cinema in tutte le sue forme. La lista dei miei film preferiti è troppo lunga, ma La La Land è al primo posto. Aspetto il Festival del Cinema di Venezia tutto l’anno.