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    Il castello di vetro: la storia vera che ha ispirato il film

    Il castello di vetro, di Destiny Daniel Cretton, con Brie Larson, Naomi Watts e Woody Harrelson è ispirato a una storia vera: scopriamola insieme.
    Simone FrigerioDi Simone Frigerio3 Febbraio 20235 min lettura
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    Il castello di vetro, di Destiny Daniel Cretton, con Brie Larson, Naomi Watts, Woody Harrelson, e una giovanissima Sadie Sink, narra la storia vera di Jeannette Walls, ed è tratto dal suo  libro di memorie The Glass Castle. Cresciuta in una famiglia povera, senza fissa dimora, la donna si è costruita una lunga carriera come editorialista di gossip, prima di dare alle stampe questa sua autobiografia, e diventare successivamente una romanziera.

    Jeannette vive un’infanzia e un’adolescenza nomade, con due genitori eccentrici; il padre, sognatore tuttofare che passa da un lavoro all’altro mentre cerca di portare a termine la sua rivoluzionaria macchina per l’estrazione dell’oro, il Prospector (non riuscirà mai nell’intento),e affascina la figlia con storie su un’enorme casa in cui tutta la famiglia un giorno sarebbe andata a vivere (le planimetrie erano pronte, ma mancava il denaro per costruirla) e la madre con velleità da pittrice, che quando la bambina ha 3 anni la abbandona davanti a un fornello, sola, a cucinare hot dog; passando da una città di provincia all’altra, Jeannette non assapora mai la sicurezza economica; a 7 anni, ad esempio, ruba quel poco cibo che può dagli zaini dei compagnia 10 anni, di ritorno nella casa paterna di Welch, in West Virginia, la situazione diventa insostenibile; alla mancanza di acqua corrente, si aggiungono buchi sul soffitto e assi sconnesse sul pavimento; a tavola spesso viene servito cibo per gatti, e non esiste scarico fognario.

    Grazie alle sue abilità, Jeannette diventa la prima firma del giornale del liceo, e dopo un incontro con due cineasti newyorkesi in visita, decide di fare il salto nella Grande Mela, al seguito della sorella Lori; le due, stabilitesi in un appartamento del South Bronx, verranno presto raggiunte dalla sorella più piccola, Maureen, e dal fratello Brian; Jeannette, intanto, dopo aver terminato il liceo nel Bronx e aver sostenuto un internato per un giornale locale, il The Phoenix, si iscrive al Barnard College, per laurearvisi poi nel 1984.

    A sua insaputa, e all’insaputa di tutti, anche qualcun altro aveva deciso di tentare la fortuna: nel 1980, infatti, Rex e Rose – Mary erano approdati a New York; dopo un primo periodo di assoluto vagabondaggio, i due trovano una sistemazione come squatter in una casa abbandonata nell’East Village; nel frattempo la carriera di Jeanette prende il volo, e nel 1987 arriva il pieno successo, con la gestione della rubrica Intelligencer sul magazine denominato New York. Seguiranno poi incarichi al mensile Esquire e presso MSNBC.com.

    Nel 1988, Jeannette sposa Eric Goldberg, un residente di Park Avenue: al ricevimento di nozze, tenutosi presso il prestigioso Harvard Club, Rex e Rose Mary naturalmente non sono invitati; nessuno, nell’ambiente colto e raffinato dell’establishment newyorkese sa del passato di Jeanette; rivelarlo, avrebbe significato mettere a repentaglio la tanto faticosamente conquistata posizione sociale: “Vivevo in un bell’appartamento, ma non ero tranquilla, perché mamma e papà magari erano rannicchiati attorno a una grata in strada, sotto di me; ero preoccupata per loro, ma mi vergognavo di loro, e mi sentivo in colpa perché indossavo perle e vivevo a Park Avenue, ma cosa avrei dovuto fare? Avevo cercato di aiutarli più volte, ma papà diceva che stavano bene così, e la mamma voleva solo sciocchezze tipo i profumi nebulizzati; migliorare il proprio status sociale è un male? Farlo significa tradire la propria famiglia? Avrei dovuto mollare tutto e fare la squatter con loro all’East Village? A volte bisogna saper allontanarsi dal proprio passato.”

    Dopo aver gelosamente custodito il suo segreto per anni, Jeannette racconta tutto al secondo marito, il collega John Taylor; durante una passeggiata a Central Park l’uomo la incalza, e lei cede: “In quel momento gli ho detto tutto… mi vergognavo; se hai un passato del genere, o lo sfrutti o te ne vergogni. Io me ne vergognavo doppiamente, perché i miei erano lì, in città.”

    E sarà proprio la vergogna a spingere Jeannette a raccontare una volta per tutte, la sua storia, in “The Glass Castle”: “Mi ricordo che un giorno stavo andando a uno dei miei soliti party, e all’improvviso vedo mia madre in strada che rovista nella spazzatura: ero terrorizzata all’idea che mi vedesse e mi chiamasse per nome; avevo paura che se si fosse saputo che quella era mia madre, avrei perso il lavoro e gli amici; poco tempo dopo, l’ho incontrata e le ho chiesto cosa avrei dovuto dire alla gente che mi avesse chiesto dei miei genitori; lei mi disse di dire la verità, e anche se è una verità non facile da raccontare, ho deciso di raccontarla, al meglio delle mie possibilità.”

    Rex, morto nel 1994, non ha mai potuto leggere questa verità, mentre Rose Mary, dopo qualche tentennamento iniziale, si rivelerà “molto soddisfatta del mio lavoro”, afferma la Walls. Madre e figlia, oggi, vivono insieme nella casa di campagna di proprietà di Jeannette a Orange, in Virginia.

     

     

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