Con l’uscita di Hogwarts Legacy, una cosa è ormai chiara a tutti: il mondo di Harry Potter porta con sé una serie di problematiche che neppure i fan più accaniti sono in grado d’ignorare. Già da qualche anno, la scrittrice JK Rowling sta facendo molto parlare di sé grazie a dei tweet che non fanno altro che confermare le sue posizioni discutibili su diverse tematiche. Su tutte, le sue posizioni transfobiche.
Il problema è che molti fan dei libri e delle pellicole si sono accorti di queste posizioni totalmente in contrasto con i valori della GenZ, suscitando naturalmente diverse reazioni anche e soprattutto nei confronti del mondo creato dalla Rowling.
Eppure, le vendite di Hogwarts Legacy parlano chiaro. Nonostante le controversie, a noi quel mondo piace. Vogliamo viverlo, abitarlo, interagirci, ed Hogwarts Legacy ci permette di fare tutto questo, facendoci mettere da parte tutti i dubbi e le perplessità che circondano la scrittrice e farci (ri)vivere quella magia che rende il mondo di Harry Potter unico. Ma che cosa c’è che non va nei libri e nei film di Harry Potter?
I temi controversi sono molti. Alcuni etici, altri valoriali. È difficile, infatti, non notare quanto i libri (e in parte anche i film) di Harry Potter trasudino delle idee politiche della sua autrice. Questo non è un male in sé e per sé, a prescindere dall’ideologia politica. Il punto è come queste ideologie vengono rappresentate ed inserite in un contesto come quello della letteratura di formazione.
Andiamo con ordine.
Transfobia
Togliamoci subito il problema legato alla rappresentazione più subdolamente transfobica e razzista. Le controversie che circondano la Rowling riguardano in prima istanza tutte le (brutte) uscite che l’autrice ha fatto su Twitter. La polemica nei confronti della scrittrice è iniziata nel 2020. Il 6 giugno, la Rowling ha ritwittato un editoriale che faceva riferimento alle “persone che hanno le mestruazioni”, apparentemente contestando il fatto che l’articolo non usasse la parola donne. Ha commentato: “’Persone che hanno le mestruazioni.’ Sono sicura che c’era una parola. Qualcuno mi aiuti. Wuben? Wimpund? Woomud?”. Quel tweet è stato preso di mira da molti utenti, che si sono immediatamente contrariati, spingendo J.K. Rowling a spiegare la sua posizione in maniera più dettagliata. “Rispetto il diritto di ogni persona trans di vivere in qualsiasi modo ritengano autentico e confortevole.” – ha twittato la scrittrice – “Marcerei con chiunque fosse discriminato sulla base del fatto di essere trans. Allo stesso tempo, la mia vita è stata modellata dall’essere donna. Non credo sia sbagliato dirlo”. Aver successivamente scritto un articolo dal titolo “Cinque motivi per essere preoccupati per il nuovo attivismo trans”, non ha certamente eliminato le problematiche attorno alle sue dichiarazioni. Fan e attori della saga di Harry Potter hanno reagito, questi ultimi in particolare hanno immediatamente preso le distanze dalle dichiarazioni dell’autrice, specificando all’unanimità che considerano le donne transgender, vere e proprie donne.
Immediatamente i fan hanno re-interpretato i libri secondo questa visione ideologico-politica della Rowling. Ad esempio, molti hanno evidenziato il modo in cui l’autrice ha rappresentato gli antagonisti femminili, i quali vengono spesso qualificati da aspetti “mascolini”. Pensiamo ad esempio a Rita Skeeter, le cui fattezze femminili sono definite “false” dal narratore. La Rowling, negli ultimi anni, si è allineata con orgoglio al femminismo radicale trans-esclusivo (detto anche TERFismo), un movimento che sostiene che le donne trans non siano altro che uomini che cercano di invadere gli “spazi” esclusivi delle donne ed opprimerle ulteriormente.
Velato razzismo
Quest’attenzione sulle idee politiche della Rowling riguardo le persone trans ha anche riacceso molte problematiche sulla rappresentazione di altri gruppi emarginati all’interno della serie di libri. Su tutte, la sua tendenza a chiamare i personaggi non-bianchi (o non-WASP) con nomi stereotipati e offensivi. Il più eclatante è Cho Chang, il cui nome è in realtà costituito da due cognomi di origini etniche completamente separate. Un altro caso è il personaggio di colore, chiamato Kingsley Shacklebolt (in inglese, “shacklebolt” si potrebbe tradurre in qualcosa simile a “catena” o “catenaccio”). Non sorprende, quindi, che molti meme a tema Harry Potter facciano riferimento all’assegnazione dei nomi dei personaggi da parte dell’autrice. In uno di questi, ad esempio, si fa riferimento al fatto che JK Rowling si sia dovuta trattenere dal chiamare un personaggio di origini irlandesi “Potatofamine Carbomb”, nome che farebbe riferimento da una parte alla Grande Carestia che colpì l’Irlanda nel 1845 e, dall’altra, all’autobomba esplosa ad Omagh durante il conflitto nord-irlandese. Sembrerebbe un’ironia beffarda e volutamente esagerata, ma è opportuno ricordare che il personaggio di Seamus è l’unico di origini Irlandesi di tutta la saga e nei primi libri e film ha la tendenza a far esplodere oggetti e pozioni per errore.
La divisione in “Classi”
Dopo questo rapido accenno alle componenti più palesi di rappresentazione, soffermiamoci ora su un altro aspetto, legato ad una particolare accezione del mondo di una certa classe politica. In Harry Potter, infatti, non sembra esistere un bene e un male in senso stretto. Esiste solo il potere. Questa è una frase detta dallo stesso Lord Voldemort, eppure è letteralmente la morale che i libri seguono pedissequamente. Ogni azione non è né buona né cattiva, esistono solo le divisioni in classi, le divisioni in “team buoni” e “team cattivi”. Tutti i personaggi definiti e citati come cattivi, appartengono alla “classe” Serpeverde. Il contraltare è la “classe” Grifondoro, la classe ritenuta moralmente ineccepibile. Nei libri e nei film, non è l’azione in sé ad essere condannata, ma la “classe” che la compie.
Se una certa azione malevola viene compiuta dagli antagonisti, è solo un elemento di caratterizzazione della loro malvagità intrinseca, cioè uno dei motivi per odiarli, ma se la compiono i buoni, è giusta vendetta. Sembra quasi che il fine giustifichi sempre il mezzo per infliggere un danno. Su questo punto è l’idea che i miei avversari, quando fanno qualcosa di sbagliato, è sbagliato in se e per se, ma se lo compio io, è perché sono costretto dalle circostanze.
Prendiamo ad esempio un’azione deprecabile come il fat shaming. Molti personaggi sovrappeso vengono costantemente ridicolizzati e presi in giro. Nei libri, infatti, è lo stesso Harry a deridere costantemente Dudley per la sua obesità, e spesso e volentieri lo fa anche prima di ricevere provocazione da parte sua. Quando, invece, Molly viene derisa perché è un po’ sovrappeso (conseguenza naturale delle sue numerose gravidanze) si pone l’accento sull’ingiustizia di quest’azione. Quando i buoni compiono la stessa identica azione dei cattivi, non è presentato come un qualcosa di problematico.
Segregazionismo
Ultimo aspetto controverso (ma non per importanza, anzi) è il segregazionismo. Il mondo magico di Harry Potter ha uno statuto di assoluta segretezza rispetto al mondo umano (o “babbano”). All’inizio della storia, così come alla fine, i due mondi restano divisi e chiusi l’uno all’altro. Non c’è una fusione fra queste due realtà, né un’utopica possibilità di convivenza armonica, nonostante il sovramondo fantastico abbia combattuto in parte anche per proteggere quello umano, seppur agendo nell’ombra, senza rendere manifesta al “sotto-mondo” la propria esistenza.
Sorge una domanda: perché non mescolare i due mondi? Tecnologie e magia insieme farebbero cose straordinarie – come un’altra saga come quella di Star Wars ci insegna – ma sembra che i maghi continuino a temere una nuova, ennesima, caccia alle streghe. Con quest’azione, priverebbero gli umani dell’aiuto che la magia potrebbe offrire, quali ad esempio energia e risorse illimitate. Comportandosi in questo modo, i maghi mettono in luce la loro ipocrisia, dato che, dal canto loro, la tecnologia Babbana la stanno copiando.
Al termine della saga, siamo punto e a capo: il segregazionismo c’è ancora. Pur trattandosi di un segregazionismo più morbido, abbiamo comunque una parte del popolo molto minoritaria che continua a mantenere per sé diversi vantaggi superomistici.
Per capire il perché di tutto questo, basta indagare un po’ sulle simpatie politiche della Rowling. La scrittrice è una sostenitrice della corrente più conservatrice del labour. Si tratta della corrente del blairismo, nata come reazione al successo del thatcherismo. Questo perché il Partito Laburista post-caduta del muro di Berlino si è spostato sempre più verso idee conservative. La Rowling non ha mai nascosto il suo supporto al blairismo, non solo, è apertamente monarchica, contraria ad ogni forma di boicottaggio per crimini contro l’umanità compiuti dal governo israeliano e durante il referendum per l’indipendenza della Scozia, si è schierata contro.
Tutte queste cose non sono di certo passate inosservate da una generazione frutto dei tempi che corrono, in cui molte subdole dinamiche d’intolleranza, di conservatorismo e di anti-globalizzazione non sono ben accette. Eppure, questo non basta a cancellare un amore viscerale verso un mondo fantasy che ha ancora tanto da raccontare e può ancora avere nuova linfa vitale. Hogwarts Legacy ne è la dimostrazione.
Hogwarts Legacy: una nuova speranza verso il futuro della saga
Il nuovo gioco a tema Harry Potter ha offerto ai fan un posto sicuro per interagire con un universo che hanno imparato ad amare. Il team di lavoro di Hogwarts Legacy ha preso fin da subito le distanze dalle molteplici dichiarazioni di JK Rowling, ponendo l’accento sul fatto che l’autrice non è in alcun modo legata a nessuna storia raccontata in Hogwarts Legacy né ha in alcun modo un legame con il progetto. Il sito web ufficiale di Hogwarts Legacy include una pagina con le domande più frequenti fatte dagli utenti, in cui si specifica che JK Rowling non è coinvolta nella creazione del gioco, ma solo come creatrice del mondo narrativo, dato che il suo straordinario corpus di scritti è il fondamento di tutti i progetti nel Wizarding World.
Hogwarts Legacy potrebbe essere tassello portante di una nuova era del franchise. La storia si svolge un buon secolo prima degli eventi di Harry Potter, dando così alla narrazione la possibilità di allontanarsi dai vecchi tropi e portare nuova vita alla serie. Non solo, l’ambientazione in un periodo passato in cui i valori novecenteschi sono considerati estremamente arretrati rispetto a quelli contemporanei, può perfettamente giustificare le intenzioni del mondo magico di rimanere separati e nascosti agli occhi del mondo umano. Nel gioco, non appariranno i personaggi a cui ci siamo affezionati, ma questo apre le porte a possibilità di raccontare nuove storie del Wizarding World arricchendo il contesto narrativo. Potrebbe anche consentire ai fan di innamorarsi di Hogwarts come entità separata rispetto ai valori e alle idee politiche trasmesse dalla Rowling attraverso i suoi libri e i film della saga.
Da parte dei fan e del pubblico, la voglia di andare avanti con questo franchise c’è, ed anche da parte della Warner c’è un chiaro intento di volersi scrollare di dosso tutte le critiche e le controversie che circondano la saga. L’amore dei fan verso questo mondo fantastico è ancora molto forte.
La nuova vita del franchise
Diversi report sembrano confermare che HBO Max abbia intenzione di lavorare ad una serie live-action di Harry Potter, ma ancora non è chiara la natura del progetto. Molti suggeriscono che possa trattarsi di un completo reboot dei film. Se così fosse, sarebbe ancora più chiara l’intenzione della Warner di cercare di dare nuovi valori a questo brand, troppo ancorato a problematiche che rischiano di affossare l’interesse verso un franchise vittima di revisionismo. Ma nessuno vuole questo. Anche il più critico dei fan sa quanto è forte il legame con quei personaggi che film dopo film, libro dopo libro, abbiamo imparato a conoscere seguendoli nel corso di un anno accademico. L’insuccesso della saga di Animali Fantastici parla chiaro: la magia non basta, vogliamo Hogwarts, vogliamo gli studenti, vogliamo seguire un anno accademico in una scuola fantasy.
Hogwarts Legacy dimostra che questo è ancora possibile, e che con un piccolo sforzo, il rapporto fra i fan ed il franchise può essere riforgiato solido come un tempo.