“Fly me to the moon, let me play among the stars”: queste sono le parole sussurrate dalla voce inconfondibile di Frank Sinatra nel brano del 1954 Fly me to the moon, che oggi è anche il titolo del lungometraggio che arriverà in sala l’11 luglio e che vede come protagonisti Scarlett Johansson e Channing Tatum. Se, nella canzone di Frank Sinatra, si creava un parallelismo tutt’altro che originale tra l’amore e la sensazione di camminare con la testa tra le nuvole, il film di Greg Berlanti punta a raccontare come anche la corsa alla luna possa diventare, di fatto, una corsa al successo. In questa recensione di Fly me to the moon – Le due facce della luna vedremo come il produttore di Dawson’s Creek sia riuscito a parlare di allunaggio e capitalismo mentre, di fatto, creava una nuova commedia romantica.
Fly me to the moon – le due facce della luna
Genere: Commedia
Durata: 132 minuti
Uscita: 11 luglio 2024 (cinema)
Cast: Scarlett Johansson, Channing Tatum, Woody Harrelson, Jim Rash, Ray Romano
La corsa alla luna è uno spot pubblicitario
Dopo la tragedia dell’Apollo 1 e la corsa allo spazio dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti si rendono conto di avere poco tempo se vogliono essere i primi a mettere piede sulla Luna. Fly me to the moon, in questo senso, è un vero e proprio film sull’allunaggio, perché propone allo spettatore la rappresentazione della corsa alla luna e tutti i problemi che derivano dall’avere un’ambizione oltre qualsiasi limite umano conosciuto. Tuttavia il film di Greg Berlanti, con il ritmo della commedia e il tono scanzonato di chi non ha voglia di prendersi troppo sul serio e salire in cattedra, decide di prendere una strada inaspettata. Mentre, alla Nasa, il direttore di Lancio Cole Davis (Channing Tatum) sta cercando in ogni modo di portare i suoi uomini sulla luna e superare un trauma che lo ha colpito da vicino, un misterioso uomo (Woody Harrelson) che lavora per Nixon contatta Kelly Jones (Scarlett Johansson), un’addetta vendita dalle capacità spiccate, che non è solo abile nel marketing, ma ha un vero e proprio talento nel comprendere quello che l’America desidera. Per desiderio del Presidente degli Stati Uniti, Kelly dovrà vendere il sogno della luna, anche se questo significa scontrarsi di continuo con Cole, che invece vuole che la sua missione venga presa sul serio, visto il sacrificio di coloro che hanno lavorato a quel sogno e sono morti per esso.
Questa, in breve, è la trama di Fly me to the moon, ma in mezzo a queste righe si nasconde tutt’altro. Il film di Greg Berlanti è una pellicola che sorride nel dipingere un’America sempre più capitalista, che non è interessata al mito del sogno americano, quanto piuttosto a vendere quello stesso sogno. L’allunaggio, allora, diventa una corsa capitalista, una strategia di marketing costante, dove tutto diventa merce e tutto viene mercificato, svenduto e valutato per essere una sorta di specchietto per le allodole per i cittadini. Questo è l’aspetto più originale di Fly me to the moon, questo suo essere un prodotto che analizza la vendita e l’oggettificazione di qualsiasi cosa. In una specie di linguaggio metapubblicitario, Fly me to the moon si fa portavoce divertito dei paradossi dell’America, del suo essere un grande “giocattolo” da portare sul mercato. Una sorta di opera d’arte a cui appendere un cartellino per far sì che venga venduta al miglior offerente. Guardando Fly me to the moon si ha la sensazione di guardare qualcosa di bello, ma con il sentimento serpeggiante di star guardando qualcosa che poi ti verrà venduto. Una sensazione, cioè, simile a quella che magari si prova guardando gli scatti di David LaChapelle, dove tutto è arte, ma tutto diventa anche prodotto.
La commistione dei generi
Sorretto da un ritmo incalzante caratterizzato da dialoghi estremamente brillanti che non fanno mai decadere l’attenzione dello spettatore, Fly me to the moon ha, dalla sua, anche un’interessante commistione di generi. Se da una parte il personaggio di Scarlett Johansson sembra uscire direttamente da Mad Men, neanche fosse stata addestrata dal personaggio di Jon Hamm, la costruzione del lungometraggio sembra voler omaggiare anche le commedie romantiche dei primi anni Quaranta – come si può vedere dalla tensione tra i due protagonisti, che si odiano e la cui tensione amorosa è sempre e solo suggerita attraverso sguardi obliqui e sorrisi involontari – e i musical degli anni Cinquanta, coi loro abiti variopinti e la separazione quasi simmetrica tra le scene della protagonista femminile e del protagonista maschile. Il film, che sembra voler dare anche uno schiaffo morale ai complottisti, mentre mette in scena il “finto” allunaggio per poi riderne apertamente, è anche una vera e propria commedia romantica. Mentre film come Tutti tranne te ci fanno domandare se è possibile ancora vedere una commedia romantica negli anni Venti del Duemila, ecco che Greg Berlanti ne confeziona una senza che il pubblico se ne renda conto prima di entrare in sala. Tutta questa commistione di generi fa sì che Fly me to the moon si presenti agli occhi del pubblico come un prodotto incalzante e brillante, che non si prende mai troppo sul serio e che ha dalla sua anche quel pizzico di romanticismo che di certo non guasta.
Una straordinaria Scarlett Johansson
Altro punto di forza del film è senza dubbio il cast: se la chimica tra Channing Tatum e Scarlett Johansson è evidente, è proprio quest’ultima a regalare un’interpretazione tale da impedire al pubblico di distogliere lo sguardo. Con dei fantasmi nel passato che cerca di nascondere e un bisogno quasi adamitico di dimostrare il proprio valore, la Kelly di Scarlett Johansson è quel proverbiale vulcano da cui ti aspetti energia, una parlantina ricca, ma anche quelle zone d’ombra che, al pari dei crateri sulla luna, danno tridimensionalità al tutto. Coi suoi abiti pastello e i foulard tra i capelli, Scarlett Johansson regala una delle interpretazioni più convincenti degli ultimi anni, danzando su quella linea sottile che divide l’eroina romantica dalla villain delle vecchie fiabe piene di morale.
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La recensione in breve
Senza alcun pretesa di voler raccontare la Storia, Fly me to the moon - Le due facce della luna racconta la corsa alla frontiera, prendendo di petto il capitalismo e le menzogne di cui esso ha bisogno per poter spopolare. Scarlett Johansson regala una delle migliori interpretazioni degli ultimi anni, in questa commedia brillante e dal ritmo irresistibile
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Voto ScreenWorld