Sin dagli inizi della sua carriera, nei primi anni ’70, Dario Argento ha conquistato un posto nell’immaginario collettivo come il Re dell’Horror italiano, diventando il simbolo del nostro cinema di genere. Regista di thriller e horror che oggi sono considerati capolavori, come Profondo Rosso e Suspiria, ma anche di thriller come L’uccello dalle piume di cristallo e il recente Occhiali Neri, Argento ha conquistato il pubblico italiano e internazionale (oltre che alcuni fan molto famosi, come Banana Yoshimoto) con i suoi incubi e i tratti distintivi del suo cinema. Nell’articolo che segue, alcune curiosità su Dario Argento e i suoi film.
Occhiali neri, il film ritrovato in un cassetto
Dario e Asia Argento hanno spiegato che la sceneggiatura di Occhiali Neri, film uscito nel 2022, in realtà è un progetto risalente agli anni ’90 (abbiamo approfondito l’ultima opera di Argento nella nostra recensione di Occhiali Neri) .
Asia ha raccontato in un’intervista a Domenica In che ha ritrovato il copione di Occhiali neri “tutto impolverato“, in un cassetto, mentre cercava del materiale per la sua autobiografia tra le vecchie carte del padre. “Era un film degli anni ’90 che poi non si era più fatto. Il copione reggeva, era potentissimo, i produttori francesi si sono subito innamorati del progetto“ ha spiegato l’attrice, che recita nel film, in un ruolo secondario.
Il gatto a nove code, Suspiria e Occhiali neri: tre personaggi ciechi per Dario Argento
Diana, la protagonista di Occhiali Neri (interpretata da Ilenia Pastorelli) è il terzo personaggio non vedente nella filmografia di Dario Argento. Il primo infatti è Franco Arnò, l’enigmista cieco interpretato da Karl Malden ne Il gatto a nove code (1971), al quale seguì Daniel, il pianista cieco di Suspiria, interpretato da Flavio Bucci, che però ha un ruolo secondario.
A voler essere pignoli, anche in Demoni c’è un personaggio non vedente, ma in questo caso parliamo di un film che è stato scritto e prodotto da Argento, ma diretto da Lamberto Bava.
Attriti sul set: quando il rapporto con gli attori è ad alta tensione
Dario Argento ha raccontato in alcune occasioni (tra cui anche nella sua autobiografia, Paura) che con alcuni attori, protagonisti dei suoi film, il rapporto si è rivelato particolarmente difficile. “Con Tony Musante fu un tormento. Era il mio primo film, L’uccello dalle piume di cristallo. Non ci siamo proprio presi, sin dal primo giorno. Una lite continua, su tutto. Alle fine delle riprese voleva menarmi. Sapeva dove abitavo, cominciò a battere i pugni sulla porta. Io e Daria Nicolodi restammo chiusi dentro, zitti, finché non se ne andò“.
Non andò meglio con Cristina Marsillach, protagonista di Opera, anche se va detto che il thriller del 1987 ebbe una lavorazione sofferta e difficile. Lo ha ammesso anche l’attrice spagnola, in una recente intervista, raccontando che durante le riprese Argento le lanciava i corvi vivi addosso e lei gli urlava di fermarsi: “Litigavamo sempre, ma mi sono divertita. Fu stressante, ma divertente“.
Dario Argento e gli animali: un rapporto stretto
Sin dal primo film il rapporto tra Dario Argento e gli animali è sempre stato strettissimo. Gli animali appaiono nei titoli del film del regista (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, 4 mosche di velluto grigio), hanno un ruolo chiave nella soluzione del giallo (come appunto nel primo film) o appaiono in molte scene (da Profondo Rosso a Tenebre e Opera fino a Occhiali neri) o addirittura sono dei co-protagonisti, come lo scimpanzé e gli insetti di Phenomena.
Negli horror di Argento gli animali non hanno sempre un ruolo positivo: possono essere vendicativi o collaborativi, ma possono essere aggressivi o perdere improvvisamente la testa, come il pastore tedesco di Suspiria o i gatti di Inferno.
Una curiosità particolare riguarda l’uccello dalle piume di cristallo che dà il titolo al primo film del regista: l’Hornitus Nevalis di cui si parla nel finale in realtà non esiste; quella che vediamo in scena è una gru coronata (balearica regulorum) che è molto diffusa.
Il regista e le sue donne: l’ex moglie, la compagna Daria Nicolodi e le figlie Asia e Fiore
Come regista, in più di un’occasione, Dario Argento ha messo al centro delle sue storie delle protagoniste femminili, regalando ai fan del genere alcune delle scream queen più amate e affascinanti del panorama horror.
Allo stesso modo, nella vita privata, Argento è circondato da figure femminili importanti, a cominciare da sua madre Elda Luxardo (celebre fotografa di star, che ebbe un impatto sulla sua carriera artistica), per poi proseguire con la sua prima moglie Marisa Casale e la sua storica compagna e musa, Daria Nicolodi, alla quale fu legato a lungo. Due relazioni dalle quali sono nate rispettivamente due figli, Fiore (che ha recitato in Phenomena) e Asia Argento, attrice, scrittrice, regista che ha recitato in numerosi film del padre. Fiore e Asia avevano una sorellastra, Anna, nata da una relazione di Nicolodi con lo scultore Mario Ceroli. Anna è morta nel 1994, a soli 22 anni, in seguito ad un incidente stradale.
Il rapporto sentimentale tra Nicolodi e Argento andò di pari passo con un sodalizio artistico che si rivelò vincente, ma anche tumultuoso. Daria è stata la co-protagonista di Profondo Rosso ed è apparsa in altri film del suo compagno (Inferno, Tenebre, Phenomena ecc.) ma è stata anche la co-sceneggiatrice di uno dei suoi capolavori, Suspiria. Fu proprio durante la lavorazione di questo film che il rapporto tra l’attrice e il regista si incrinò: Daria infatti avrebbe dovuto interpretare la protagonista, ma i produttori imposero un’attrice americana (Jessica Harper) e lei non la prese bene, anche perché il regista non glielo comunicò subito, ma tergiversò.
Dai quadri di Profondo Rosso a La sindrome di Stendhal: il rapporto di Argento con l’arte
Sin dal primo film, il rapporto di Dario Argento con l’arte è sempre stato molto stretto. Da L’uccello di cristallo a La sindrome di Stendhal, sono molti i film del regista romano in cui quadri, dipinti, disegni infantili e in generale opere d’arte, hanno un ruolo chiave nella storia.
Il quadro più famoso è quello di Profondo Rosso, che nella scena dello specchio è uno dei tasselli che compone un puzzle perfetto. Si è parlato più volte del vero autore di quel particolare quadro, nel film, ma tra chi sostiene che si tratti di un’opera di Enrico Colombotto Rosso e chi invece sostiene che sia un quadro di un certo Francesco Bartoli di Ceccano (che imitò lo stile di Colombotto Rosso) il mistero rimane.
E poi, sempre in Profondo Rosso, vediamo i protagonisti davanti al Blue Bar, che è la copia esatta del locale ritratto in Nighthawks di Edward Hopper.
Se la pittura ha un ruolo di spicco nei film di Argento, lo stesso vale per l’architettura, la scultura e altre arti. Il film d’esordio del regista, tra quadri e gallerie d’arte, anticipava una vera e propria passione che sarebbe durata a lungo.
La villa del bambino urlante di Profondo Rosso, a Torino
Profondo Rosso sarà ricordato per la trama, per le scene più spaventose, la magnifica colonna sonora dei Goblin e la scena del quadro, ma anche per le scene ambientata nella Villa del bambino urlante, una bellissima villa in stile liberty che si trova a Torino.
Si tratta di Villa Scott, un edificio storico costruito nel 1902 e situato nel quartiere Cavoretto, nell’esclusiva zona pre-collinare di Torino. Villa Scott ai tempi di Profondo Rosso era un collegio di suore, mentre oggi è stata acquistata da un gruppo immobiliare di Londra. In occasione delle riprese del film, le suore e le ragazze che vivevano con loro nella villa, furono mandate in vacanza (a spese della produzione). “Ci fu un equivoco” – ha spiegato Argento – “Non avevano capito che mi serviva la villa vuota. Alla fine trovammo una soluzione e le mandammo in vacanza a Rimini“.
L’ossessione per il suicidio e l’ammirazione di Banana Yoshimoto
Dario Argento ha raccontato in molte interviste e nell’autobiografia di aver vissuto periodi particolarmente bui. Dopo aver girato Suspiria, il regista, che allora viveva all’Hotel Flora a Roma, divenne letteralmente ossessionato dall’idea del suicidio, che riuscì ad evitare collocando dei pesanti mobili davanti alle finestre, come gli aveva suggerito un amico medico. Un’ossessione poi superata, che non era motivata da ragioni concrete, ma da un vero e proprio malessere interiore.
Per ironia della sorte i film di Dario Argento, a cominciare proprio da Suspiria, hanno “folgorato” e segnato persone come la scrittrice Banana Yoshimoto, da sempre grandissima fan del regista romano, la quale ha spiegato che da ragazzina è riuscita a trovare se stessa nelle immagini, nei colori e negli incubi di Argento. “Molti sono i suoi ammiratori che, come me, dopo aver visto i suoi film hanno rinunciato all’idea di suicidarsi” – disse la scrittrice nel ’96.
Un’ammirazione che l’autrice giapponese ha rinnovato recentemente in occasione di un’intervista in Italia:
Quando a tredici anni vidi Suspiria, le ferite del mio cuore furono finalmente curate. II fatto che i suoi film fossero la rappresentazione visiva dei miei stati d’animo mi commosse. Una solitudine a cui è impossibile sottrarsi, corpi umani capaci di rompersi come se fossero bambole, la consapevolezza che al mondo esistono davvero presenze crudeli e maligne, che a volte non ci si può aiutare anche se si è molto vicini, che l’amore non è sempre calore, ma può trasformarsi in qualcosa di spaventoso, capace di metterti le mani al collo e soffocarti. Ma che, nonostante tutto ciò, questo mondo, le sue tenebre, le notti, le sue luci sono davvero meravigliose.
L’arresto per droga e quella battuta agli agenti
Argento ha ammesso di aver fatto uso di hashish e anche di cocaina. “Con l’hashish avrei continuato a lungo, ma bronchite e tosse non mi davano tregua. La cocaina invece mi faceva stare male. Abbandonarla mi fu naturale“.
Nell’85, la narcotici intercettò un pacco contenente dell’hashish, indirizzato a casa del regista, che fu arrestato: “Mi portarono a Regina Coeli, ma cercai comunque di sdrammatizzare. ‘Ahò, mò non famo che me ne vado e ve fumate la robba mia’, dissi in romanesco e con il sorriso. Gli agenti risero poco, erano imbarazzati“.
Tenebre, l’ossessione di uno stalker sullo schermo
Una curiosità su Dario Argento riguarda i numerosi stalker che hanno perseguitato il regista, ossessionati dai suoi film. Fu proprio la brutta esperienza con uno di questi “fan numero uno” a dare al regista di Tenebre l’ispirazione per il suo thriller uscito nel 1982.
“Già quando feci il primo film, uno veniva a urlare sotto casa mia” ha raccontato Argento a proposito della sua “collezione” di stalker “Un altro era convinto di essere uguale a me, ma non era vero per niente. Andava nei ristoranti, non pagava e faceva mandare il conto a me, mi chiamava e mi minacciava: ‘Paga o ti uccido’. Un giorno, i miei aiuto registi l’hanno sbattuto al muro, gli hanno dato qualche sberla ed è sparito. Quando stavo a Los Angeles per preparare Tenebre per la Fox, cambiai vari alberghi e uno stalker mi trovava sempre. Alla fine, decisi di tornare a girare in Italia“.
Anche le donne stalker hanno dato qualche preoccupazione al regista: “Sadiche o masochiste, le attiro. Una voleva accoltellarsi e dare la colpa a me perché la respingevo“.
I suoi film preferiti tra quelli da diretti da lui (e quello che ama meno)
In un’intervista a Il Corriere della Sera, nel 2021, Dario Argento ha detto che Suspiria e Opera sono i suoi film preferiti, tra quelli che ha diretto nell’arco della sua carriera. Se Suspiria è considerato il suo capolavoro, un film molto amato anche all’estero e da numerosi registi come John Carpenter e Nicolas Winding Refn, Opera è un film che ha avuto una lavorazione complicata e che gli ha dato più grattacapi con la censura.
Tra i suoi film, quello che Argento ama meno, invece, è Il gatto a nove code, un giallo d’impostazione più “classica”, rispetto ai successivi thriller.
Le mani dell’assassino… sono quelle del regista
Uno dei “marchi di fabbrica” del cinema di Dario Argento sono le sequenze in cui si vedono le mani dell’assassino, spesso coperte da guanti neri. Il regista ha spiegato che le mani che vediamo sullo schermo, in film come Profondo Rosso e altri, sono le sue.
Argento non è l’unico regista ad utilizzare le proprie mani per le scene più cruente dei film: lo hanno fatto anche James Cameron (in Titanic) e Quentin Tarantino nella scena di Bastardi senza gloria in cui Diane Kruger viene strangolata.
Non solo cinema: una carriera d’argento tra serie, teatro e recitazione
Nel corso della sua carriera Dario Argento è stato indissolubilmente legato al cinema horror e ha conquistato il titolo di Re del Brivido, sia in Italia che all’estero. Oltre a dirigere film però, si è occupato anche di progetti televisivi come la miniserie a episodi La porta sul buio (1973), il film tv Ti piace Hitchcock? e due episodi della serie Masters of Horror, che si intitolano Jenifer e Pelts.
A teatro ha diretto Lucia di Lammermoor, Salomè e il Macbeth (che per ironia della sorte è al centro del suo thriller Opera, del 1987).
Nelle vesti di produttore, tra le altre cose, ha firmato i successi di Demoni e Demoni 2, La chiesa (che era stato concepito come un sequel di Demoni), La setta e Zombi, diretto dall’amico George A. Romero.
Nelle vesti di attore, ha fatto qualche fugace apparizione nei suoi film e in quelli dei suoi colleghi, ma lo abbiamo visto anche in Tutti pazzi per amore e con un ruolo da protagonista nel film Vortex, di Gaspar Noè (film che non ha nulla a che vedere con l’horror).
Da Stranger Things a Paranormal Activity, il pensiero di Dario sull’horror moderno
Riguardo gli horror e l’intrattenimento di genere dai 2000 in poi, Dario Argento ha detto la sua su alcuni film e serie televisive molto amate.
In diverse occasioni ha detto di amare gli horror coreani e giapponesi, come quelli di Takashi Shimizu (The Grudge), ma ha bocciato Paranormal Activity, che ha definito “una scemenza pazzesca che non fa nemmeno paura, solo un fenomeno pubblicitario“.
Il regista di Inferno però ha parlato bene di Stranger Things: “è una serie che trovo molto interessante e inquietante, è uno strano misto di horror e fantascienza. Se l’avessi girata io in quegli anni, avrei mostrato molto più sangue. Poi avrei fatto comporre musica con punti drammatici seguiti da colpi di scena, tipo di quelli che ti fanno saltare sulla sedia“.
La locandina di Occhiali Neri e quel legame con John Carpenter
Quando è uscita la locandina di Occhiali Neri, molti hanno notato che è molto simile a quella di un altro film, Essi Vivono, di John Carpenter. Non sappiamo se si tratti di una citazione voluta, considerato che i due film trattano tematiche molto diverse, ma una cosa è certa: i due registi sono amici e in più di un’occasione Carpenter ha spiegato che per il suo film Il signore del male è stato ispirato da Inferno di Dario Argento.
“Narrativamente non aveva molto senso” ha detto Carpenter con la consueta schiettezza “ma la cosa che mi ispirò fu che era un film così libero. Pensai che avrei voluto fare qualcosa di simile. Da qui è arrivata la mia ispirazione“.