Poche saghe hanno saputo mantenere il proprio allure come quella legata ad Alien. Non che tutti i film siano riusciti, anzi. Su sei lungometraggi (senza contare gli apocrifi Alien vs Predator) gli unici davvero intoccabili sono i primi due. Eppure, sarà per la perfezione assoluta del primo lavoro diretto da Ridley Scott o per l’incredibile lavoro a livello di design delle creature fatto da Giger, quando si tratta di Xenomorfi i cinefili di tutto il mondo si tolgono il cappello, pronti ad accogliere con sincera devozione una nuova apparizione di sua maestà.
Lo stesso vale per il nuovo Alien: Romulus, nuovo film della saga che sbarcherà nelle sale italiane il 14 agosto giusto in tempo per regalarci delle grigliate frizzantine e piene di voglia di vivere. Mancano meno di due mesi e tra immagini, trailer e nomi coinvolti, abbiamo cercato di immaginare cosa possiamo aspettarci da questa nuova fuga dagli Xenomorfi.
Un ritorno alle origini
L’abbondanza di facehugger (presenti anche nel poster), le lente carrellate all’interno della navicella spaziale poco illuminata, Cailee Spaeny che imbraccia un fucile, il dosaggio millesimato con cui si mostra lo Xenomorfo. Tutto nella campagna comunicativa in Romulus sembra voler richiamare i primi due capitoli della saga – in particolare il primo – prendendo le distanze da Prometheus e Covenant. La stessa collocazione temporale è un forte suggerimento. Romulus infatti un cosiddetto midquel, ovvero ambientato tra gli avvenimenti di Alien e Aliens. Una scelta che dà la possibilità di non tener conto di tutto quello che è venuto dopo. E forse è per questo che guardando le immagini dei trailer – dove siamo di nuovo dentro a una navicella e braccati da forze aliene sconosciute – si ha la sensazione di trovarsi davanti a una sorta di remake del primo capitolo.
Oppressione e violenza
Ma se, come detto, il setting generale pare non apportare grandi modifiche a quanto visto nelle origini della saga, sembra ci siano alcune differenze nel mood e nella gestione del tutto. La sensazione è che si sia voluto spingere molto sulla sensazione di oppressione – fattore comunque presente nel DNA di Alien – e sulla violenza. Dalle immagini si percepisce il senso di impotenza dei personaggi e il loro terrore nell’essere vittime, imprigionate in uno spazio chiuso, braccate da un predatore che non conoscono, a richiamare l’insostenibile (da intendere nel miglior senso possibile) Alien Isolation.
E allo stesso tempo è dato grande risalto agli effetti pratici, ripresi nel modo più disturbante e disgustoso possibile. Nell’immagine dell’aggressione di un Facehugger quasi si sentono le zampette sul volto. E molto interessante anche la scena in cui un personaggio illumina il proprio corpo e in controluce si vede il Chestburster muoversi nella cassa toracica. Scelte che però non stupiscono visto il regista a capo del progetto: Fede Àlvarez. Proprio nel trailer son richiamate le due opere del regista uruguagio che meglio richiamano i concetti di oppressione e violenza, ovvero Man In The Dark e il remake de La Casa. Tutti indizi che vanno in un’unica direzione: la possibilità di vedere il capitolo di Alien più puramente horror di sempre.
Mancanza di innovazione
Quello che ci aspettiamo quindi è abbastanza chiaro. Un film che riporti la saga di Alien alle sue origini, un finto remake vestito come un horror vecchia maniera (quasi da B-movie). Un’operazione molto affascinante e su questo non c’è dubbio. Però manca qualcosa che ha sempre caratterizzato la saga iniziata nel 1979: la voglia di innovare e rischiare. Il primo capitolo venne dato in mano a un Ridley Scott che alle spalle aveva un unico lungometraggio. Da lì in poi la Fox continuò su questa linea: all’epoca di Aliens Cameron aveva diretto solo Terminator (se non contiamo Piraña Paura); Fincher era al suo esordio assoluto al cinema con Alien³; prima di Alien – La Clonazione Jean-Pierre Jeunet aveva diretto due film, ma entrambi molto autoriali, in lingua francese e lontani dalla macchina hollywoodiana. E pure con il ritorno al comando di Scott, nonostante i risultati discussi e discutibili di Prometheus e Covenant, la volontà era quella di innovare e sperimentare all’interno dell’universo popolato da Xenomorfi.
Con Romulus questa voglia non sembra esserci. La sensazione è che si voglia giocare sul sicuro, riportare lo spettatore in una comfort zone che ben conosce, tutto gestito da un grande artigiano che però non ha mai dimostrato alcuna spinta autoriale. Magari avremo un ottimo film con cui ci divertiremo oltre ogni misura. Ma la consapevolezza di partire dovendosi accontentare beh, è qualcosa che su Alien non avevamo mai sperimentato.
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