Tra l’uscita di Avatar e il primo dei suoi quattro sequel, Avatar: La via dell’acqua, sono passati tredici anni. Un’attesa insolitamente lunga, legata in parte al perfezionismo di James Cameron e in parte alla decisione di fare non solo un seguito ma di trasformare il tutto in un’ambiziosa saga destinata a riempire le sale a intervalli regolari negli anni a venire. Un processo che intendiamo raccontarvi per filo e per segno nelle righe che seguono.
Quattro film
Cameron e il produttore Jon Landau hanno cominciato a pensare seriamente a un sequel nel 2010, allora con l’intenzione di fare una trilogia e completare i due film per il 2014 e il 2015. Nel 2013, con l’uscita del primo seguito già rimandata al 2016, il cineasta ha avuto l’idea di realizzare tre sequel, successivamente divenuti quattro. Questo ha comportato il principale rinvio dell’inizio delle riprese, dato che Cameron voleva essere sicuro di avere un arco narrativo ben definito che attraversasse l’intera saga. È stata così istituita una writers’ room, simile a quella delle serie televisive, per avere ben chiari i soggetti dei vari film e poi scrivere insieme tutte e quattro le sceneggiature. Una volta capito dove intendeva andare a parare, il regista ha assegnato a ciascun collaboratore la sceneggiatura di un sequel specifico, in tandem con lui: nel caso de La via dell’acqua, il copione è firmato da Cameron e dai coniugi Rick Jaffa e Amanda Silver, già noti per la recente trilogia del Pianeta delle Scimmie. Il terzo e quarto film sono invece stati affidati rispettivamente a Shane Salerno e Josh Friedman. Non è ancora noto chi ha lavorato alla sceneggiatura del quinto episodio. Le riprese sono iniziate nel 2017.
La performance capture
Come per il primo episodio, le riprese – effettuate in simultanea per il secondo e terzo film – sono state divise in due parti separate: la performance capture, in appositi teatri di posa in California (con oggetti di scena minimi per dare dei riferimenti fisici agli attori), e le scene con attori in carne e ossa, da girare in Nuova Zelanda. La prima fase è iniziata nel settembre 2017, con una parte preliminare il mese precedente. Il grosso della lavorazione negli ultimi mesi dell’anno è stato occupato dai test per capire come girare sott’acqua con l’attrezzatura richiesta per la performance capture, e questo periodo di prova è durato fino a gennaio 2018, per poi passare alle riprese subacquee vere e proprie che hanno dominato questa parte della lavorazione, fino al mese di novembre quando Cameron ha ufficialmente dichiarato che la prima fase era finita. Prima di presentarsi sul set gli attori si sono allenati per lavorare nell’acqua, in particolare per quanto riguarda personaggi come la tribù Na’vi che con quel mondo ha un rapporto molto profondo. Kate Winslet, che interpreta Ronal, è riuscita nell’impresa di trattenere il respiro per sette minuti, battendo il record di Tom Cruise che c’era riuscito per cinque minuti durante la lavorazione del quinto Mission: Impossible.
La componente live-action
La seconda parte delle riprese è iniziata nella primavera del 2019 ed è andata avanti, con interruzione per il periodo natalizio, fino a marzo 2020, quando il governo neozelandese ha imposto il suo primo lockdown per via del Covid-19. L’autorizzazione per ricominciare a girare è arrivata tre mesi dopo, e le riprese si sono concluse nel settembre di quell’anno, almeno per quanto riguarda La via dell’acqua (per il terzo film, che richiedeva alcune scene fuori dalla Nuova Zelanda, l’ultimo giorno è stato qualche mese dopo, a dicembre). Questa è stata la prima produzione hollywoodiana a tornare in pista durante la pandemia, e per poter girare le scene rimanenti l’intera troupe si è dovuta isolare in un albergo a Wellington per due settimane prima di ricevere il via libero delle autorità locali.
Gli effetti speciali
Come per il capostipite, gli effetti visivi sono stati principalmente di competenza della Weta, che ha iniziato a lavorarci in concomitanza con l’inizio delle riprese, nel luglio del 2017. La sfida principale, come abbiamo accennato prima, è stata la creazione di un sistema di performance capture per le scene subacquee: come ha spiegato Cameron in un’intervista, l’interazione fra aria e acqua crea un effetto specchio che duplica i tracciatori presenti sulle tute degli attori, rendendo difficile capire quale sia il vero oggetto da seguire con la macchina da presa. Per risolvere questo problema è stato necessario un anno e mezzo di lavoro prima di arrivare sul set, e poi, come abbiamo già detto, qualche mese di test prima di passare alle riprese vere e proprie. La Weta è anche attivamente al lavoro sul terzo film, in modo da rispettare la scadenza fissata per l’uscita nelle sale.
Il futuro
Il terzo Avatar, attualmente senza titolo ufficiale, è in fase avanzata di post-produzione, e uscirà al cinema nel dicembre del 2024. Il quarto capitolo è stato già parzialmente girato, per motivi logistici, in modo da avere tutto il materiale necessario con gli attori più giovani (i cui personaggi poi invecchieranno dato che il film contiene un salto temporale), e il resto delle riprese inizierà dopo il completamento del terzo film, con l’uscita prevista per dicembre 2026. Il quinto film è ufficialmente in calendario per dicembre 2028, ma lo stesso Cameron ha dichiarato di non essere sicuro di firmare la regia in quel caso. La domanda sorge dunque spontanea: chi potrebbe ereditare il franchise tra qualche anno?