Con la recente uscita di Pinocchio di Guillermo del Toro su Netflix abbiamo assistito all’ennesimo esempio della forza narrativa e formale della stop motion, tecnica di animazione che è una componente fondamentale del cinema da più di un secolo. Com’è nata? Qual è la sua funzione? Chi sono i nomi fondamentali nel campo? Proviamo a rispondere a queste domande ripercorrendo la storia della tecnica e la sua importanza per il cinema d’animazione (e non solo).
Cos’è la stop motion
Come indica il suo nome, la stop motion (nota anche come animazione a passo uno in italiano) si basa sul principio del movimento, simulato un pezzo per volta. Prima della nascita del cinematografo vero e proprio, la filosofia di base di tale tecnica era già insita nella creazione di strumenti come lo zootropio (un cilindro all’interno del quale scorre una striscia di carta con diversi disegni che, visti attraverso apposite feritoie disposte a intervalli regolari, creano l’illusione del movimento) e la cronofotografia (la proiezione di foto scattate in rapida successione), dove l’immobilità è all’origine dell’illusione. Nell’ambito specifico dell’animazione, la stop motion si serve di marionette o figure di plastilina: queste vengono spostate di pochissimo da un’inquadratura all’altra, un processo lungo e molto preciso che richiede tempi di produzione abbastanza generosi (un lungometraggio della Aardman, ad esempio, di solito ha un ciclo di lavorazione di cinque anni).
Gli inizi
Nei primi anni del cinema la stop motion è associata a quello che in gergo si chiama stop trick, ossia l’interruzione momentanea delle riprese – all’epoca un’inquadratura sola per tutto il film – per apportare una modifica. L’esempio più vetusto, che potete vedere qui sopra, è The Execution of Mary Stuart, uscito nel 1895, dove il trucco viene usato per sostituire l’attrice con un manichino per il momento della decapitazione. Georges Méliès si serviva ripetutamente di questa tecnica per portare sullo schermo le sue prodezze da illusionista, e sosteneva di essere l’inventore dello stop trick, anche se non ci sono prove concrete per dimostrarlo, dato che molti film di quel periodo sono andati perduti ed è molto difficile indicare con certezza quando si è iniziato a usare questo tipo di effetto speciale. Per lo stesso motivo non sappiamo esattamente quando c’è stato il debutto della stop motion, ma il suo primo uso documentato, che potete vedere qui sotto, è nel film Le théâtre de Bob di Segundo de Chomón, uscito nell’aprile del 1906. In questo caso, la tecnica è impiegata per animare un teatro di marionette.
L’uso nell’effettistica
Anche se si parla di stop motion soprattutto nel contesto del cinema d’animazione, lo si impiega anche nei film live action quando sono richiesti effetti speciali artigianali di un certo tipo. Imprescindibile, in questo caso, il nome di Ray Harryhausen, specialista di tale tecnica e artefice di memorabili creature per diversi lungometraggi basati su miti e leggende, in particolare la mitologia greca. Creazioni talmente memorabili che, fenomeno più unico che raro, il nome di Harryhausen ha finito per oscurare quello dei registi dei film in questione. Altro maestro in questo campo, recentemente tributario di un premio alla carriera a Locarno per il suo lavoro, è Phil Tippett, l’inventore della go motion, un sistema che rende più verosimili i movimenti degli oggetti ripresi rispetto alla stop motion pura, che produce un caratteristico effetto un po’ a scatti. Questa applicazione è riscontrabile nella prima trilogia di Star Wars (Tippett vinse un Oscar per gli effetti speciali de Il ritorno dello Jedi) e in RoboCop, per citare gli esempi più famosi. La stop motion è usata anche alla fine di Terminator, per alcune inquadrature dove il cyborg è stato ridotto al solo endoscheletro. Per chi volesse approfondire la questione, con la testimonianza diretta dello stesso Tippett, è caldamente consigliata la visione del documentario Light & Magic su Disney+.
I maestri della tecnica
Un nome fondamentale nel campo, con tanto di museo a lui dedicato a Praga, è il cineasta ceco Karel Zeman, famoso per i suoi molteplici adattamenti degli scritti di Jules Verne, con la stop motion per creare gli effetti speciali. Ancora più famoso è il suo connazionale Jan Švankmajer, celebre per i suoi lavori intrisi di surrealismo dove l’animazione aumenta il senso dell’irreale a contatto con gli elementi live action. Per quanto riguarda i lavori che fanno uso esclusivamente dell’animazione, è impossibile non citare la Aardman (vedi video sopra) e i suoi principali esponenti Nick Park e Peter Lord, ai quali dobbiamo Galline in fuga e il franchise di Wallace e Gromit.
Altrettanto importante negli ultimi anni è la Laika, casa di produzione di pellicole come Coraline e la porta magica e ParaNorman. Per quanto concerne i singoli cineasti che lavorano con studios diversi a seconda dei progetti, il più noto in questo ambito è senz’altro Henry Selick, regista di Nightmare Before Christmas, ed è obbligatorio menzionare anche persone del calibro di Tim Burton e Wes Anderson che, quando si danno all’animazione, prediligono la stop motion (anche se, con i progressi tecnologici degli ultimi anni, loro riescono a velocizzare i tempi con il supporto della CGI).
Il futuro
In un mondo dominato dalla computer grafica, la stop motion continua ad avere un fascino non indifferente, anche grazie alla qualità tattile che la rende più “reale” delle immagini digitali. Netflix, ad esempio, ha firmato un accordo con la Aardman per la distribuzione dei suoi due prossimi progetti (il sequel di Galline in fuga e il nuovo film di Wallace e Gromit), e la piattaforma ha contribuito al finanziamento del Pinocchio di Del Toro, il quale ha parlato della stop motion come di un’arte che salva il cinema, perché per lui solo tale tecnica era contemplabile per portare sullo schermo la storia di un burattino che si oppone a chi vorrebbe manipolarlo (con accentuata connotazione politica tramite la scelta di ambientare il film nell’Italia del ventennio fascista). E potrebbe essere la soluzione per riesumare uno dei suoi grandi sogni, l’adattamento della novella horror Alle montagne della follia di H.P. Lovecraft che aveva dovuto accantonare per questioni di budget. Sarà la volta buona? Lo scopriremo un passo alla volta.