Ci si è chiesti molte volte se in Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato gli animali furono uccisi davvero. Nel corso del tempo furono diverse le leggende che girarono su questo film riuscendo anche a stupire il pubblico. Il regista confermò che erano stati uccisi degli animali, ma sottolineò che gli animali in questione furono anche mangiati.  Gli animalisti si scatenarono soprattutto in merito a una gigantesca tartaruga che fu aperta in due e con cui si narra che la troupe si fece un bel brodo.

Oltre alla tartaruga furono uccisi anche un maialino e una scimmia. A quest’ultima venne tagliata la testa con alcune scimmie di riserva che a guardare l’accaduto morirono di infarto. Al limite tra la leggenda e la realtà questo film è passato alla storia del cinema per vari motivi, arrivando in maniera dirompente al pubblico di tutto il mondo.

Diverso tempo fa proprio Deodato, scomparso oggi, raccontò a Vice alcuni particolari legati proprio alla questione: “Qui in Italia ci sono gli animalisti che fanno sempre storie. Che poi, rompere l’anima de che? Andate a rompere per i test sui beagle, robe contemporanee così. Io vi parlo di oltre trent’anni fa in mezzo alla giungla, dove se pure te magnavi un cavallo faceva lo stesso”. Proprio a chi aveva avanzato delle polemiche sul fatto che venivano uccisi degli animali la risposta era sempre la stessa, cioè che poi sarebbero stati mangiati e nulla sarebbe stato buttato.

Tra le altre accuse ci fu quella che considerava il film uno snuff movie dove cioè gli esseri umani venivano uccisi realmente, in merito a questo Deodato rispose: “Avevamo preso quattro attori all’Actors Studio e gli avevamo detto di sparire per un anno. Accettarono e questo fu il mio capestro. Non volevo mettere in circolazione questi attori, allora continuai a non fare nomi. A quel punto feci “resuscitare” Luca Barbareschi, che era a disposizione. E quando videro che era vivo cercarono altre motivazioni per cercare di condannarmi”.

E proprio in questo caso tornano in scena gli animali: “Rispolverarono una legge del 1934 di pubblica sicurezza che in Italia vietava la corrida perché implicava l’uccisione di un animale, fu quella la ragione per cui mi diedero quattro mesi con la condizionale”.

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Nato a Roma nel 1986, Matteo Fantozzi è direttore editoriale di alcune testate giornalistiche che si occupano di sport, spettacolo e cinema tra cui JuveLive.it e CheMusica.it. Per anni redattore de IlSussidiario.net è autore di decine di saggi cinematografici come "Gabriele Muccino, il poeta dell'incomunicabilità" e "La bibbia di Scream". Autore di numerosi cortometraggi, tra cui "Perverso Stato Mentale", sta lavorando anche a diversi documentari. In passato ha collaborato come responsabile del backstage di corsi cinematografici tenuti da Sergio Rubini e Michele Placido.