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    Home » Cinema » Bastarden, recensione: come si coltiva l’ossessione

    Bastarden, recensione: come si coltiva l’ossessione

    La recensione di Bastarden, film di Nikolaj Arcel con Mads Mikkelsen in concorso al Festival di Venezia 2023.
    Giuseppe GrossiDi Giuseppe Grossi1 Settembre 2023
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    un'immagine di bastarden
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    Si può trovare la guerra anche nella pace della Natura più incontaminata? Se siamo tra uomini e possedimenti terrieri, la risposta è ovvia. Un assurdo paradosso seminato lungo tutto l’ultimo film del regista danese Nikolaj Arcel. Un’opera semplice, scarna, essenziale, che interroga la natura umana trovando soltanto miseria dentro il cuore arido di gente balorda. Finora, forse, è il film di questa Venezia 80 che ci ricorda il valore di una buona regia anche davanti a una trama che sulla carta sembra avere poco da dire. E invece non è così.

    Apriamo la nostra recensione di Bastarden, in Concorso qui alla Mostra del Cinema, lodando il ritorno di un regista promettente come Arcel, che dopo il cocente fallimento de La Torre Nera (film collassato nella sua stessa ambizione) sembra aver riscoperto il valore delle piccole cose: parole dosate, regia solida, motivazioni lampanti. Proprio come il suo protagonista contadino così attento alle foglie che spuntano dal suo terreno.

    Bastarden

    Genere: Drammatico
    Durata: 127 minuti
    Uscita: 31 agosto 2023 (Festival di Venezia)

    Regia: Nikolaj Arcel
    Cast: Mads Mikkelsen, Amanda Collin, Simon Bennebjerg, Kristine Kujath Thorp, Gustav Lindh

    La terra della discordia

    Sul set di Bastarden
    1755. Danimarca. Il capitano Ludvig Kahlen torna dalla guerra con le tasche vuote, tanto onore ferito e una pazza idea in mente: rendere coltivabile una gelida brughiera danese dove costruire una colonia in nome del re. Un’impresa folle che gli conferirebbe il titolo di barone. Ormai la sua unica prospettiva di vita. Dopo aver avuto il permesso dai perplessi consiglieri del sovrano, Ludvig inizia a lavorare l’inospitale terra danese. Peccato che la sua ambizione si scontrerà presto con i deliri di onnipotenza di un Signore della zona, convinto che quella brughiera maledetta appartenga a lui e a lui soltanto. Ha così inizio un lento e inesorabile gioco al massacro, in cui tutto quello che viene costruito richiede dedizione, attenzione e sacrificio, mentre la distruzione dura un attimo. Come i deliri di un folle o le pulsioni della vendetta più cieca.

    L’ossessione del controllo

    Una scena di Bastarden

    Ancora una domanda: l’uomo può avere la presunzione di controllare la propria vita? Un dilemma che Bastarden sgretola poco per volta, mettendo alla prova il suo onnipresente protagonista, a cui il carismatico Mad Mikkelsen infonde intensità, spessore e tante sfumature. Anche con gli sguardi, senza bisogno di parole. Perché Ludvig subisce tutto il tempo una Natura ostile, sublime e feroce, che domina il grande schermo facendo sembrare quest’uomo sempre più piccolo. Un personaggio che prova a costruirsi un futuro con le proprie mani e il proprio sudore, ma che deve scendere a patti con l’imprevedibilità degli esseri umani. Quelli che si odiano senza motivo, quelli che ammazzano facilmente, quelli che non riescono davvero a stare insieme.

    Grazie a questo sapiente utilizzo dell’elemento naturale, Arcel costruisce un dramma esistenziale impregnato di solitudine, che assomiglia tanto a un crudele western di frontiera dove il paesaggio è l’unico grande protagonista della storia. Gli ingredienti, dopotutto, sono davvero quelli del Far West: senso di appartenenza alla propria terra, scontro Uomo-Natura e la solita violenza sempre a portata di mano.

    Ne vale la pena?

    Mads Mikkelsen in Bastarden

    Un’ultima domanda: ne vale la pena? È quella che attanaglia Ludvig e anche noi spettatori durante la visione di Bastarden. Un film dedicato al lato oscuro dell’ossessione. Un film che, nonostante il suo lento incedere e un ritmo tutt’altro che travolgente, riesce ad avvolgere e a calare nella sua atmosfera gelida e minacciosa. Nessuno è al sicuro in questa epopea danese, degna di un saggio antropologico sul senso della società. Cosa tiene unite le persone? La paura o la voglia di progredire? E soprattutto: cosa muove davvero un uomo? Se il concime è soltanto l’ambizione, allora il raccolto non potrà che essere marcio. Una morale perentoria, che Bastarden costruisce senza retorica, grazie a un cinema asciutto che racconta ed emoziona con la forza primitiva delle immagini.


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    La recensione in breve

    7.5 Testardo

    Un dramma rurale dedicato al lato oscuro dell'ossessione umana. Bastarden è un film semplice, pragmatico, terreno, tutto dedicato alla miseria della natura umana.

    • Voto ScreenWorld 7.5
    • Voto utenti (0 voti) 0
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