Gli anime sono un genere d’animazione che spesso – anzi, quasi sempre – soprattutto nei prodotti audiovisivi degli ultimi 20 anni guarda tanto (e più) al pubblico adulto quanto a quello infantile. È grazie a questo, a maestrie di regia e a tecniche artigianali che studi di produzione come il celeberrimo Studio Ghibli si sono ritagliati un posto di tutto rispetto nell’immaginario collettivo e soprattutto occidentale, travalicando i confini fisici e metaforici dell’animazione nipponica.
Eccoci allora a consigliarvi, in ordine sparso, quegli anime che consigliamo di guardare (prediligendo per il momento i lungometraggi), se volete farvi un’idea di cosa ha da offrire il Sol Levante in campo animato e se volete fare bella figura quando gli amici ne parlano, così che anche voi possiate dire la vostra con un minimo di cognizione di causa. Si tratta dei migliori anime da vedere, scelti volutamente come prodotti a sé stanti e non derivati da serie precedenti, per poter essere visti senza aver bisogno necessariamente di un “prima” e un “dopo” alla visione.
1. Your Name (2016)
Iniziamo con Your Name, un film abbastanza recente e campione d’incassi. Si tratta di una storia d’amore che trascende il tempo e lo spazio, raccontata con il romanticismo tipico di Makoto Shinkai unito indissolubilmente alla sua passione per i viaggi nel tempo. Il risultato? Due ragazzi adolescenti che si scambiano i corpi in una situazione da Quel pazzo venerdì, anche se vivono a chilometri di distanza. Riusciranno mai a incontrarsi dal vivo mentre scoprono e imparano sempre più l’uno dell’altra?
2. Mirai (2018)
Mirai non è forse il più celebre anime di Mamoru Hosoda, ma sicuramente uno dei suoi più interessanti. Soprattutto perché mentre il trailer fa presagire una storia sui viaggi nel tempo tra fratello e sorella, il film si rivela poi una dolce finestra sulla genitorialità contemporanea, sul ruolo dell’uomo e della donna nella coppia e nella famiglia della società giapponese odierna, quando i due sono ancora giovani e stanno imparando man mano. La chiave del racconto non è l’elemento soprannaturale, bensì quello più umano e familiare.
3. Si Alza il Vento (2013)
Partiamo dalla fine invece che dall’inizio per quanto riguarda il Maestro Hayao Miyazaki, uno dei fondatori dello Studio Ghibli e che ha ridisegnato lo stile artigianale dell’animazione giapponese rendendola senza tempo. Il suo ultimo lavoro ufficiale per lo Studio – almeno fino al prossimo, annunciato a sorpresa, in arrivo – risale al 2013 e si concentrava sulla sua grande passione per gli aeroplani, unita al suo animo pacifista. Tratto da un suo manga che era ispirato da un romanzo di Tatsuo Hori, Si alza il vento è anche il racconto semi-biografico su Jirō Horikoshi, progettista e inventore del Mitsubishi A5M e del Mitsubishi A6M Zero, gli aerei da caccia usati dalla Marina Imperiale Giapponese proprio durante la guerra.
4. La storia della principessa splendente (2013)
Iniziamo dalla fine anche per Isao Takahata, l’altro co-fondatore dello Studio Ghibli. Il Maestro tornò alla regia tanti anni dopo I miei vicini Yamada per omaggiare l’animazione classica in 2D e le antiche leggende giapponesi, come quella della Principessa Splendente del titolo. Figlia della Luna, la piccola viene trovata in un giorno di primavera da un anziano tagliatore di bambù all’interno di un fusto della pianta, che decide di prenderla in casa per crescerla insieme alla moglie. La piccola crescerà molto velocemente, venendo soprannominata “Gemma di bambù” per le sue misteriose origini, e presto la verità sul suo destino le sarà rivelata.
5. Voglio mangiare il tuo pancreas (2018)
Passiamo a una delle proposte della rassegna “Anime al Cinema” di Nexo Digital e Dynit. Voglio mangiare il tuo pancreas è un anime da vedere assolutamente, diretto da Shin’ichirô Ushijima e tratto dal romanzo omonimo di Yoru Sumino, che ha fatto nascere anche un manga e un film live action da questa storia. Il film riesce ad unire la forse abusata storia d’amore adolescenziale in cui uno dei due è malato – da qui il titolo, ma che originale vederla raccontata in versione animata – alla tematica del suicidio giovanile.
6. Nausicaä della Valle del vento (1984)
Ci scusiamo in anticipo se ci sarà grande presenza del Maestro Hayao Miyazaki tra questi consigli, ma il suo apporto e la sua eredità al mondo dell’animazione mondiale non ha davvero eguali, non solo per la capacità di dar vita ai disegni ma per le storie scelte, e per il modo unico e originale di metterle in scena. Come quella di Nausicaä della Valle del vento, il suo (quasi) film d’esordio che mostrava tutta la tematica ambientalista, carissima al Maestro, per raccontare di una guerra non poi così lontana, in un mondo logorato dal cambiamento climatico non poi così distante dal nostro.
7. La forma della voce (2016)
Se di suicidio adolescenziale vogliamo parlare, unito al bullismo giovanile tra i banchi di scuola, l’anime da vedere assolutamente è La forma della voce, diretto da Naoko Yamada e tratto dal manga A Silent Voice di Yoshitoki Ōima. Un ragazzo che un tempo bullizzava una ragazza la rincontra dopo anni e vorrebbe fare ammenda: grandi sorprese attendono i due lungo la strada, compresi i loro compagni di scuola e le loro “colpe” del passato. Un film che andrebbe mostrato nelle scuole per la delicatezza e allo stesso tempo crudezza e intelligenza con cui racconta tematiche così enormi.
8. Il mio vicino Totoro (1988)
Uno degli anime più dolci, riusciti e iconici di Hayao Miyazaki è sicuramente Il mio vicino Totoro, che trae spunto da una vecchia leggenda giapponese di un Dio protettore dalle sembianze di un simpatico animale, per raccontare il romanzo di formazione della giovane protagonista alle prese con le difficoltà e responsabilità familiari. La canzoncina che fa da sfondo al film non potrà non rimanervi in testa dopo la visione, siete avvisati.
9. Ride Your Wave (2019)
La nostra proposta più recente degli anime da vedere assolutamente è Ride Your Wave, scritto da Reiko Yoshida e diretto da Masaaki Yuasa. Film che doveva essere parte della già citata rassegna “Anime al Cinema” ma a causa della pandemia è finito direttamente in home video e su piattaforma, Ride Your Wave ci racconta una storia d’amore con un plot twist inaspettato che metterà la protagonista, la giovane aspirante oceanologa con la passione per il surf Hinako, di fronte a una (ri)valutazione della propria vita. Questo dopo aver incontrato il giovane pompiere Minato, che sembra riuscire bene in tutto quello che fa. Un film in cui acqua e fuoco si incontrano meravigliosamente e in cui l’animazione dà il meglio di sé, dando letteralmente vita ai due elementi e quindi ai due protagonisti.
10. La città incantata (2001)
Considerato a tutti gli effetti il capolavoro di Hayao Miyazaki e liberamente ispirato al romanzo Il meraviglioso paese oltre la nebbia della scrittrice Sachiko Kashiwaba, l’anime vede protagonista una bambina, Chihiro, che si ritrova proprio come la giovane Dorothy di Oz o i protagonisti di Narnia in un altro mondo incantato, per la precisione una Città Incantata in cui la potente maga Yubaba ha il controllo su tutti e trasforma i genitori della piccina in… maiali. Chihiro riuscirà a salvarli? Il film vinse l’Orso d’Oro a Berlino e nel 2003 l’Oscar per il miglior film d’animazione, unico caso finora per un anime.
11. Una tomba per le lucciole (1988)
Una tomba per le lucciole è, fin dal titolo, un anime duro, crudo e di difficile digestione ma che rappresenta un grande lavoro di scrittura, regia e poetica di Isao Takahata, il co-fondatore dello Studio Ghibli che iniziò con Heidi e Anna dai capelli rossi. Quel dramma giovanile lo porta in questa storia, che non fa sconti a nessuno. Torniamo anche qui indietro nel tempo ad uno dei suoi primi lavori, sulla storia di due fratelli nel bel mezzo dell’orrore della guerra e della povertà. Da un racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka.
12. The Boy and the Beast (2015)
Altro nostro consiglio a tema Maestro Mamoru Hosoda è un altro film meno conosciuto e strombazzato, e forse non da tutti apprezzato, ma in realtà ricco della sua poetica e un interessante sviluppo del rapporto mentore/allievo, facendo attenzione alla natura “bestiale” già esplorata dall’autore in Wolf Children. Stiamo parlando di The Boy and the Beast, che strizzando l’occhio alla Bella e la Bestia nel titolo – e Hosoda lo rifarà con Belle anni dopo – racconta del mondo delle bestie e del mondo degli umani, che si incontrano a sorpresa quando l’orso Kumatetsu batte il cinghiale Yozen nella contesa per il ruolo di Gran Maestro. A questo punto prende quasi per caso sotto la sua ala Ren, un bambino di 9 anni scappato di casa da Tokyo dopo la morte della madre.
13. Porco Rosso (1992)
Lavoro apprezzatissimo del Maestro Miyazaki, che unisce la sua passione per i velivoli, quella per l’Italia e quella anti-militarista per una storia liberamente basata sul suo stesso manga Hikōtei jidai. Siamo nel 1929 e Marco Pagot è un asso della Regia Aeronautica miracolosamente sopravvissuto a un combattimento durante la prima guerra mondiale, con un’esperienza di pre-morte e come risultato il volto di un maiale. Si ritira su un’isoletta dell’Adriatico ma verrà ricatapultato in azione con il suo idrovolante monoplano Savoia S.21 dipinto di cremisi. Da qui il soprannome che dà il titolo al film, Porco Rosso, e l’espressione oramai entrata nella storia: “Meglio maiale che fascista”.
14. I racconti di Terramare (2006)
Prendiamoci una parentesi dai Maestri e andiamo su quest’anime realizzato dal figlio di Miyazaki, Goro, non apprezzatissimo da pubblico e critica perché infarcito di troppi elementi, ma un interessante esperimento di portare il fantasy nell’animazione giapponese. I racconti di Terramare è liberamente tratto dai primi quattro romanzi della saga statunitense “Il Ciclo di Terramare” di Ursula K. Le Guin, unendo la storia a quella del manga scritto e disegnato dal padre Hayao, Shuna no tabi. Al centro ovviamente un eroe, Arren, che deve viaggiare attraverso moltissime peripezie per riuscire a salvare il mondo a lui conosciuto. Come in ogni fantasy che si rispetti, non possono mancare i draghi.
15. Principessa Mononoke (1997)
Intitolato Princess Mononoke alla prima proiezione, prima che la distribuzione in Italia dello Studio Ghibli passasse a Lucky Red, Principessa Mononoke è un altro capitolo a tema ambientalista nella lunga filmografia di Miyazaki. L’ambientazione è una versione fantasy del Giappone del tardo periodo Muromachi, un mondo in cui i guardiani soprannaturali della foresta, capitanati da Mononoke, sono destinati a scontrarsi con gli umani che stanno distruggendo l’ambiente per sfruttarlo a proprio vantaggio.
16. Summer Wars (2009)
Opera fortemente rappresentativa del cinema di Mamoru Hosoda, ci mostra un mondo in stile Black Mirror in cui la tecnologia non è necessariamente positiva, ma tutto sta nell’utilizzo che ne fanno gli umani. Al centro di Summer Wars la numerosa famiglia della ragazza a cui il protagonista si ritrova a dover fare da finto fidanzato per un weekend. Il giovane si ritroverà così invischiato in antiche questioni familiari e in una guerra con le macchine dopo che queste prendono il controllo del mondo. Il problema è che è lui ad esserne la causa e quindi ora vorrebbe mettere a posto le cose: ci riuscirà? Fun fact: il regista fece il film proprio dopo che si era sposato ed era stato accolto nella numerosa famiglia della moglie.
17. Kiki – Consegne a domicilio (1989)
Torniamo indietro nel tempo per un’altra protagonista giovane e carismatica, una streghetta che deve imparare a destreggiarsi coi propri poteri mentre fa le consegne. Questo perché come da tradizione a 13 anni deve lasciare la propria casa per stabilirsi in una grande città e scoprire se può farcela da sola, con un famiglio come unico alleato, come raccontato nell’omonimo romanzo di Eiko Kadono. Sempre ad opera del Maestro Hayao Miyazaki per lo Studio Ghibli, Kiki – Consegne a domicilio è una grande e poetica metafora del diventare donna.
18. Colorful (2010)
Il suicidio è proprio un elemento ricorrente nella produzione nipponica – forse dovremmo farci qualche domanda – e prima de La forma della voce lo aveva raccontato Colorful. Il film anime, pluripremiato in patria e all’estero – tra gli altri citiamo Japan Academy Award e Menzione Speciale e Premio della Giuria al Festival dell’animazione d’Annecy – è una sorta di Soul della Pixar ante litteram, tratto dal romanzo best-seller della celebre autrice Eto Mori e adattato da Keiichi Hara. Il regista riesce a muoversi tra lo stratificato e il lineare con estremo equilibrio, per raccontare della seconda occasione di un’anima dopo che è passata a miglior vita molto giovane.
19. Il castello errante di Howl (2004)
Altro amatissimo film del Maestro Miyazaki insieme a La città incantata, anche ne Il castello errante di Howl la protagonista è una ragazzina che si ritrova ad avere a che fare con un potente mago, all’apparenza buono e in fuga su una casa volante, mentre un conflitto armato ha luogo nel mondo. Torna la tematica anti-militare del Maestro e uno degli aspetti più interessanti delle opere di Miyazaki è che la magia è spesso un elemento conosciuto e accettato nel mondo in cui vivono i suoi protagonisti.
20. Quando c’era Marnie (2014)
L’ultimo vero film dello Studio Ghibli risale al 2014, dopo l’insuccesso al botteghino della Principessa Splendente e dopo l’annuncio del ritiro dalle scene di Miyazaki. Quando c’era Marnie è diretto da Hiromasa Yonebayashi, che aveva precedentemente lavorato con i due Maestri come assistente. Candidato ai Premi Oscar 2016 come miglior film d’animazione, parla di eredità familiare e generazionale, attraverso le presenze misteriose in una casa antica sull’acqua (elemento ricorrente nell’animazione nipponica perché fortemente simbolico) che riveleranno un’amica di penna molto speciale per la giovane e solitaria protagonista.
21. Harmony (2015)
Una trilogia potente, complessa e non di facile digestione quella messa in piedi da Project Itoh – autore complesso morto molto giovane – e composta dai film anime L’impero dei cadaveri, Harmony e L’organo genocida. Il secondo capitolo, quello centrale, è sicuramente il più riuscito e quello che può risultare di più facile lettura per un pubblico meno avvezzo all’animazione nipponica. Harmony racconta di un futuro distopico in cui un sistema totalitarista vuole controllare la felicità mondiale. Come spesso accade, il risultato sarà l’esatto opposto soprattutto nei giovani ragazzi che crederanno che il suicidio sia l’unica via di fuga possibile. Un anime ricchissimo di tematiche, riflessioni sociali e geopolitiche, smorzate dal ritmo incalzante e da spy story del racconto.