La storia del cinema italiano è segnata inequivocabilmente dalla commedia: il periodo d’oro della commedia all’italiana degli anni Cinquanta e Sessanta rappresenta un’eredità imponente che ha plasmato a livello profondo il nostro modo di fare e di guardare il cinema.
Un’eredità da cui forse fatichiamo a scardinarci ma che ci ha regalato delle pietre miliari che non hanno esaurito la loro forza innovativa e comunicativa: dai colonnelli del cinema italiano Sordi, Gassman, Tognazzi, Manfredi e Vitti fino alle commedie degli ultimi anni, la commedia rimane il genere dominante nelle sale e quello che riesce ancora a comunicare con il pubblico e allo stesso tempo a offrirgli uno specchio in cui potersi osservare.
Ecco le migliori commedie italiane di sempre, in ordine sparso, dai classici intramontabili alle nuove leve della comicità nostrana.
1. Il sorpasso (1962)
Considerato il capolavoro di Dino Risi, Il sorpasso cattura l’atmosfera dell’Italia del boom economico attraverso lo scapestrato viaggio on the road di Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant). La dinamica tra la figura matura ed esuberante di Bruno e quella più remissiva e timorosa del giovane studente universitario interpretato da Trintignant è al centro della pellicola: dal confronto tra queste due personalità apparentemente così diverse scaturisce una riflessione profonda seppure dai toni scanzonati e ironici.
Un misto di risate e di amarezza, una solida critica sociale legata a un contesto storico definito: Il sorpasso possiede l’ampio respiro del quesito esistenziale, ma è anche insieme di quadri che ci restituiscono l’anima della società italiana degli anni Sessanta, immersa dagli agi e presa dalla frenesia della corsa al consumo e alla ricerca disperata di una propria identità.
2. Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970)
Ettore Scola mette in scena in una delle commedie all’italiana per eccellenza alcuni dei grandi volti del genere: Monica Vitti, Marcello Mastroianni (che per l’interpretazione di Oreste vinse un premio a Cannes) e un giovane Giancarlo Giannini. Il triangolo amoroso tra la fioraia Adelaide, il muratore comunista Oreste e il pizzaiolo Nello rappresenta una nuova e inusuale tipologia di relazione: Scola porta sullo schermo delle problematiche relazionali e una complessa riflessione sulle strutture sociali che prima di allora non avevano trovato spazio nel cinema italiano.
Il personaggio di Adelaide Ciafrocchi è l’emblema di questa innovazione tematica: imperfetto, tormentato e allo stesso tempo esilarante nella sua tragicità e nei suoi slanci impetuosi e autodistruttivi, è un profilo di donna insolita rispetto alle figure femminili classiche della commedia italiana.
3. La ragazza con la pistola (1968)
Sempre Monica Vitti presta il volto a un’altra figura femminile che ha modificato il panorama della commedia all’italiana: sotto la direzione del padre del genere, Mario Monicelli (che in quanto tale comparirà più volte in questa lista), Vitti indossa una parrucca bruna e si cala nei panni di Assunta Patanè, una giovane siciliana che, dopo essere stata “disonorata” da Vincenzo Macaluso, lo segue fino a Londra per vendicare il suo onore.
Una “commedia pre-sessantottina frizzante”, come definita da Mereghetti, una rappresentazione macchiettistica che attraverso l’esagerazione grottesca mette in luce le contraddizioni della società italiana del tempo e delle leggi maschiliste che la governavano.
La ragazza con la pistola (candidato come miglior film straniero agli Oscar del 1969) è inoltre il primo ruolo di Monica Vitti come protagonista: un ruolo che segna un passaggio radicale per la carriera dell’attrice, che da musa malinconica di Antonioni e simbolo dell’incomunicabilità e dell’alienazione diventa uno dei volti più importanti della commedia all’italiana.
4. L’armata Brancaleone (1966)
Commedia di Monicelli con protagonisti Vittorio Gassman e Gian Maria Volontè, L’armata Brancaleone è ambientato in un’Italia medievale in cui si parla una lingua immaginaria, tra il latino maccheronico, la lingua volgare del Medioevo e il dialetto. Protagonista Brancaleone da Norcia, un cavaliere spiantato che si mette alla guida di un gruppo di furfanti scalcinati e parte alla conquista del feudo di Aurocastro.
Già grande successo di incassi al momento dell’uscita, è uno tra i film della commedia all’italiana che ha maggiormente plasmato l’immaginario collettivo, con espressioni e battute che sono entrate a far parte del vocabolario condiviso, da “che te ne cale” a “mai coverto” fino all’espressione stessa “armata Brancaleone” per indicare un gruppo di scapestrati disorganizzati e male assorti, proprio come quelli capitanati dal Brancaleone da Norcia di Gassman.
5. I soliti ignoti (1958)
Vincitore di due Nastri d’argento e candidato agli Oscar come miglior film straniero, I soliti ignoti, con protagonisti Gassman, Mastroianni e Totò, è considerato uno dei capolavori del genere. Incentrato su un tentativo di furto organizzato maldestramente da un gruppo di ladruncoli senza arte né parte, I soliti ignoti è un manifesto dei tratti che sarebbero stati propri della commedia all’italiana.
Morando Morandini nella sua recensione del film coglie il nucleo del film di Monicelli e l’immaginario che intendeva evocare: “C’è un’aria di malinconia e di tristezza che è quasi sempre il risvolto della comicità autentica, c’è il segno di una pietà che non diventa mai giulebbosa. A questi ladri, a questi soliti ignoti, s’addice il motto che, secondo Longanesi, è una bandiera degli italiani: «Ho famiglia!»”.
6. Ricomincio da tre (1981)
Diretto e interpretato da Massimo Troisi, Ricomincio da tre è una boccata d’aria fresca per la commedia italiana, una ventata di novità all’interno di un paradigma che rischiava di diventare sterile e stantio. Il giovane Gaetano, stufo della monotonia della vita familiare a Napoli, decide di lasciare casa e andare a Firenze.
I personaggi di Ricomincio da tre, e dei film di Troisi in generale, si liberano dalla rigidità macchiettistica delle maschere comiche tradizionali: la profondità psicologica, l’interiorità dei personaggi non vengono sacrificate al servizio della comicità ma ne diventano la principale fonte di forza creativa.
I personaggi maschili di Troisi rappresentano un’altra novità: all’esuberante virilità sopra le righe di alcuni personaggi canonici della commedia all’italiana si sostituisce un modello maschile che mostra le sue insicurezze e contraddizioni.
7. Non ci resta che piangere (1984)
A distanza di decenni da L’armata Brancaleone, un’altra commedia ambientata in epoca medievale: stavolta veniamo catapultati nella città immaginaria di Frittole, insieme a Mario e Saverio, interpretati da Massimo Troisi e Roberto Benigni. I due si ritrovano a interagire con Leonardo Da Vinci e con Girolamo Savonarola, a cui tentano di scrivere una lettera in una scena esilarante che richiama Totò, Peppino e la malafemmina.
Non ci resta che piangere è frutto dell’unione di due menti vulcaniche, di una lavorazione con ben poca progettualità e fatta di improvvisazione, slanci, idee a malapena annotate: il risultato è un insieme di scenette diventate iconiche, come quella della dogana: “Chi siete? Dove andate? Cosa trasportate? Quanti siete? Un fiorino!”. Insomma, quest’unione inaspettata di due personalità come Benigni e Troisi ha dato vita a un gioiello unico della commedia italiana.
8. Amici miei (1975)
“Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”. Amici miei è una delle commedie italiane che più di tutte è sopravvissuta al passare del tempo regalandoci una miniera di citazioni, neologismi e modi di dire dai quali attingere: come dimenticare, per esempio, le “supercazzole prematurate con doppio scappellamento a destra” del Conte Mascetti?
Il film di Monicelli (nato da un’idea di Pietro Germi), primo di quella che sarebbe diventata una trilogia con Amici miei-Atto II (1982) e Amici miei-Atto III (1985) (quest’ultimo con la regia di Nanni Loy), segue le avventure di un gruppo di cinque amici di mezz’età che decidono di affrontare le amarezze della vita trasformandola in una grande burla. Dominato dalla comicità toscana, che da quel momento in poi avrebbe trovato sempre maggior spazio nel cinema italiano, Amici miei è un catalogo di scherzi, zingarate e metodi per aggirare la noia di un mondo schematico e ammuffito.
9. Il mattatore (1960)
Il mattatore di Dino Risi è un esempio di commedia che si regge interamente sulla performance attoriale: non c’è mattatore senza Vittorio Gassman, il collante degli episodi che compongono la struttura del film. Piccoli episodi cuciti su misura per il grande attore, che nei panni dell’abile e spavaldo truffatore Gerardo dà prova della sua versatilità. Protagonista è Gerardo che, davanti a un imbroglione inesperto che cercava di truffarlo, rievoca le origini e gli apici della sua onorata carriera di truffatore.
10. Matrimonio all’italiana (1964)
Il duo Mastroianni-Loren, la regia di Vittorio De Sica e un soggetto originario d’eccellenza: Eduardo De Filippo. Basato sulla commedia teatrale Filumena Marturano, Matrimonio all’italiana ha come nucleo una storia tragica che parla del tema della paternità, negata e riconosciuta, della povertà, dell’amore tormentato e conflittuale. Ma De Sica riesce a mantenere l’intensità e il vigore del testo di partenza pur immergendolo nel tono e nelle atmosfere della commedia.
Candidato al premio Oscar come miglior film straniero e come migliore interpretazione femminile: degna particolarmente di nota è infatti la performance di Sophia Loren, che restituisce il calore del linguaggio di De Filippo e la teatralità della scrittura.
11. Ieri, oggi, domani (1963)
La coppia Mastroianni-Loren diretta da De Sica ritorna in una commedia molto più scanzonata rispetto a Matrimonio all’italiana: Ieri, oggi, domani è un film in tre episodi dove ancora una volta Loren dimostra la sua versatilità. L’attrice dà vita a tre figure di donna (una venditrice di sigarette di contrabbando perennemente incinta, una ricca signora annoiata e una prostituta), la cui profonda diversità dà forma e carattere all’intera opera. Inoltre, la scena dello strip-tease di Loren nel terzo episodio rimane una delle scene più memorabili del cinema italiano.
12. Divorzio all’italiana (1962)
Considerato uno degli esempi più alti della commedia all’italiana, Divorzio all’italiana di Germi ha il sapore acre della satira: il regista ligure crea uno scenario grottesco e deformato per rappresentare la realtà sociale dell’Italia del tempo (nello specifico della Sicilia) e per mostrarne le contraddizioni più profonde. Attraverso la vicenda del conte di Cefalù, interpretato da Mastroianni, Germi parte da una satira che prende di mira la legge sul delitto d’onore e mette in scena una rappresentazione più ampia di un modello di mascolinità in profonda crisi.
13. Fantozzi (1975)
Il personaggio di Ugo Fantozzi, ideato e interpretato da Paolo Villaggio, è una delle figure più presenti nell’immaginario collettivo. Le vicissitudini dello sventurato ragioniere, schiacciato tra la frustrante vita d’ufficio e la famiglia, rappresentano le vicende della piccola borghesia italiana nascente. La figura di Fantozzi e dell’immaginario costruito attorno a lui, dalla Megaditta, alla famiglia formata dalla moglie Pina e dalla figlia Mariangela, rimangono ancora oggi il simbolo di un’Italia investita da profondi cambiamenti e conflitti sociali.
14. Bianco, rosso e Verdone (1981)
Pasquale Ametrano, Furio Zoccano e Mimmo: tre personaggi, tutti e tre interpretati da Carlo Verdone, che in Bianco, rosso e Verdone si incrociano mentre si recano per votare alle elezioni. Uno dei titoli più iconici e amati della filmografia del comico romano, tra gli elementi più meritevoli c’è sicuramente l’interpretazione di Elena Fabrizi nei panni indimenticabili di nonna Teresa, che le valse un Nastro d’Argento.
15. Tre uomini e una gamba (1997)
Commedia dalle tinte surreali, Tre uomini e una gamba racconta il viaggio colmo di imprevisti di Aldo, Giovanni e Giacomo, tre cognati che lavorano nel negozio di ferramenta del tirannico suocero Eros Cecconi, che devono raggiungere la Puglia, dove Giacomino dovrà sposare la figlia minore di Cecconi, portandosi dietro una preziosa gamba di legno nel bagagliaio: quella famosa gamba che “il falegname con 30mila lire la faceva meglio”.
Tre uomini e una gamba segna il passaggio dal piccolo al grande schermo del famoso trio e rinnova il paesaggio del periodo della commedia italiana. Una serie di sketch ad incastro che danno forma a un viaggio on the road con una meta solo in apparenza definita, il film di Aldo, Giovanni e Giacomo è un racconto della quotidianità sospeso nel tempo.
16. Il ciclone (1996)
Quando uscì sbancò al botteghino con oltre 75 miliardi di lire nelle sale cinematografiche: Il ciclone, film più iconico di Leonardo Pieraccioni, racconta la vita della provincia toscana che viene scombussolata dall’arrivo di una compagnia spagnola di flamenco. Racconto parecchio lineare, Il ciclone è scandito da una comicità leggera a cui fa da sfondo l’ambientazione placida fatta di casolari e campi di girasole della campagna toscana e una storia d’amore semplice e spensierata.
17. Smetto quando voglio (2014)
Primo film di quella che diventerà una trilogia (con Smetto quando voglio: Masterclasse Smetto quando voglio: Ad honorem), il film di Sydney Sibilla propone un canone innovativo di comicità. Un umorismo calato nei giorni nostri e libero da fronzoli anacronistici per raccontare tematiche attuali: la storia del gruppo di ricercatori che decidono di usare le loro menti per produrre droga è una denuncia ironica e pungente di un sistema che fa della precarietà una condizione cronica.
Ad animare i personaggi dei ricercatori troviamo alcuni dei volti più interessanti del panorama comico italiano: Edoardo Leo, Valerio Aprea, Stefano Fresi, Pietro Sermonti, e una delle ultime e più brillanti performance di Libero De Rienzo.
18.Nessuno mi può giudicare (2016)
Un altro buon esempio di commedia italiana uscita negli ultimi anni è Nessuno mi può giudicare, esordio alla regia di Massimiliano Bruno con protagonisti Paola Cortellesi, Raoul Bova e Rocco Papaleo. Ambientato nelle periferie di Roma, racconta la storia di Alice, ricca signora romana che finisce al lastrico dopo la morte del marito e inizia a fare la escort. Punti di forza del film sono un’ottima performance di Anna Foglietta e alcune suggestioni scaturite da un buono spaccato della periferia romana.
19. Benvenuti al Sud (2010)
Adattamento particolarmente riuscito di un film francese Bienvenue chez les Ch’tis, Benvenuti al sud riesce a mantenere lo spirito del film d’oltralpe originario pur adattandosi alle specificità culturali italiane. Una commedia piacevole con delle ottime interpretazioni di Claudio Bisio e Alessandro Siani, sullo sfondo caratteristico di Castellamare.
20. Magnifica presenza (2012)
Concludiamo questa panoramica di commedie italiane con un piccolo gioiello che rappresenta un caso particolare nella commedia degli ultimi anni: Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek è un raro esempio di una comicità insolita nel suo essere sottile, quasi sussurrata.
A impreziosire ulteriormente l’opera è l’interpretazione di Elio Germano nei panni di Pietro, aspirante attore che si trasferisce a Roma e si ritrova in una casa infestata da un gruppo di fantasmi di una compagnia di attori degli anni Quaranta. L’elemento fantastico contribuisce ad accentuare la peculiarità del film.