10 anni fa debuttava nei cinema X-Men: Giorni di un futuro passato, il settimo capitolo della saga degli X-Men targata 20th Century Fox.
La quasi totalità dei film con protagonisti supereroi derivano dai personaggi dei fumetti pubblicate da Marvel Comics o da DC Comics. Fin dagli anni Quaranta vennero realizzati film e serie tv che adattavano le storie dei fumetti, ma è agli inizi degli anni 2000 che iniziò a prendere forma un vero e proprio genere cinematografico attraverso la realizzazione di due film: X-Men di Bryan Singer (2000) e Spider Man di Sam Raimi (2002).
Con l’uscita di X-Men, la 20th Century Fox generò uno dei franchise più redditizi della storia realizzando 13 film nell’arco di quasi un ventennio. Ed è con X-Men: Giorni di un futuro passato, il settimo film della saga, che il regista Bryan Singer, nel 2014 decise di realizzare il film sugli X-Men più complesso e ambizioso, prendendo spunto da uno degli albi a fumetti di super eroi più importanti di sempre, un crossover messo al mondo da due fuoriclasse della Nona Arte.
La trama
Ispirata al fumetto Days of Future Past, scritto da Chris Claremont e John Byrne e pubblicata da Marvel Comics sulla testata di The Uncanny X-Men nel febbraio del 1981, il settimo capitolo con protagonisti gli X-Men mostra come negli anni la paura e la fobia dell’Homo Sapiens nei confronti dei Mutanti sia culminata nella creazione delle Sentinelle, enormi androidi che hanno ridotto l’umanità in schiavitù e sterminato tutti i portatori di Gene X sotto gli occhi impotenti degli esseri umani.
Solo una piccola fazione di X-Men è ancora in vita e lotta per la libertà. L’unica speranza è dar vita a un paradosso temporale e fare in modo che gli eventi che hanno innescato l’escalation di “paura mutante” non accadano. Per fare questo Kitty Pride, assistita da Magneto e Charles Xavier, rimanda indietro nel tempo, negli anni ’70, la coscienza di Wolverine, per permettere agli X-Men del tempo di fermare Mystica prima che uccida Bolivar Trusk, creatore delle sentinelle.
I personaggi
Volendo emulare Marvel Studios e i film sugli Avengers che debuttano nei cinema in quegli anni, Fox decise di realizzare un crossover riunendo i cast dei vari film in una pellicola corale. Come per il resto dei lungometraggi della saga, però, non c’è una grande fedeltà ai fumetti e alla storia originale. Singer prende in prestito il plot di base dal fumetto e lo sviluppa in altre direzioni attraverso i personaggi della saga a sua disposizione. Il regista decide di collegare le due linee temporali dei tre film della prima trilogia (composta da X-Men, X-Men 2 e X-Men: Conflitto finale), con quella ambientata nel passato (X-Men: l’inizio) usando come collante uno dei personaggi più amati dei film con protagonisti i mutanti: Wolverine.
Il personaggio di Wolverine, interpretato da Hugh Jackman, ha contribuito non poco al successo della saga. Nonostante sia molto diverso dalla sua controparte fumettistica, il suo personaggio ha avuto un ruolo capitale per il franchise degli X-Men, portando addirittura la Fox a realizzare tre spin-off sul suo personaggio. Ed è proprio a causa di quello che rappresenta Wolverine per la saga che Singer decise di far compiere a lui il viaggio nel passato.
Non solo, nella pellicola emergono gli imponenti Patrick Stewart e Ian McKellen, interpreti del Professor X e Magneto, che con le rispettive controparti più giovani di James McAvoy e Michael Fassbender, danno vita a scene dense di significato. McAvoy e Fassbender appaiono più maturi e convincenti rispetto alla pellicola precedente, ricordando nitidamente i loro alter ego anziani. Non mancano apparizioni inaspettate come quella dell’introduzione del personaggio di Quicksilver, interpretato da Evan Peters, che avrà un ruolo più centrale nei capitoli successivi della saga. Dopo i lunghi e travagliati accordi con Marvel per i diritti del personaggio, la Fox ha portato sullo schermo un personaggio che con la sua ironia, ha dato un tocco più coinvolgente e intrigante alla trama del film. In circa venti minuti, Peters prende completamente possesso del film e le sue scene d’azione nel Pentagono funzionano a meraviglia.
Singer e gli X-Men
Singer con X-Men: Giorni di un futuro passato si riallaccia agli episodi precedenti recuperando la colonna sonora e inserendo diversi richiami ad alcune sequenze iconiche delle precedenti pellicole. Il film, attraverso l’utilizzo del flashback, omaggia l’intera saga cinematografica mutante. Il settimo film sugli X-Men è un film che riesce nell’impresa non facile di dare il giusto equilibrio a un cast così fitto.
Come in X-Men: l’inizio, i mutanti vengono integrati benissimo con alcuni degli eventi più significativi della storia contemporanea; infatti, qui vengono affrontati l’assassinio di Kennedy e la guerra del Vietnam. Il tocco di Singer nelle scene d’azione è sempre riconoscibile e marcato. Le scene d’azione sono potenti ed efficaci, con il regista che. come in tutti i suoi film. si concentra in maniera piuttosto maniacale sulla resa e la rappresentazione dei poteri sullo schermo, rendendoli molto scenografici e plateali.
Tutti questi elementi presenti all’interno della pellicola, rendono decisamente X-Men: Giorni di un futuro passato il miglior prodotto corale con protagonisti gli X-Men e includendolo nell’olimpo dei più grandi Cinecomic del Ventunesimo secolo.