L’era vittoriana (1837-1901) fu un periodo segnato dal regno della regina Vittoria in Inghilterra e, in vista del tema che tratteremo, è importante prestare particolare attenzione al posto che le donne avevano riservato in questa società. In primo luogo, si potrebbe pensare che avere una donna come massima autorità implicherebbe un miglioramento dei ruoli femminili. Tuttavia, la regina Vittoria era completamente contraria al movimento delle suffragiste, ribadendo costantemente la propria opposizione ai diritti delle donne e la sua ferma convinzione che il suo genere appartenesse alla sfera della domesticità. Non solo: ella affermava regolarmente l’inferiorità e l’inadeguatezza intellettuale delle donne. Vittoria era una delle figure femminili più riconosciute d’Inghilterra e finì per essere vista come il vero modello di stabilità coniugale e virtù domestica ponendo il suo rapporto coniugale, con il marito Albert, come il perfetto esempio da seguire. Secondo quel prototipo di donna, la società ha creato categorie delimitate in cui le donne venivano classificate a seconda del loro comportamento.
La poesia di Coventry Patmore The Angel in the House è una grande rappresentante del comportamento, socialmente accettato, che ci si aspettava dalle donne. Nella poesia, il poeta descrive sua moglie come un sommo modello femminile. I trattamenti psicologici incoraggiati sono passivi, mansueti, aggraziati, gentili, altruisti e soprattutto puri. Inoltre, egli sottolinea l’appartenenza delle donne alla sfera domestica, il loro dovere fondamentale di madri e la loro completa dipendenza dai loro mariti. Tuttavia, affermare che questo fosse l’unico modo in cui le donne potevano agire all’epoca sarebbe una generalizzazione. Nel libro The Woman and the Demon: The Life of a Victorian Myth, Aurerbach esplora la creazione di questa immagine sottomessa come risposta alla paura della libertà delle donne che ricorderebbe la continua esistenza di vecchie paure riguardanti le alleanze sataniche femminili, riferendosi a Eva sedotta dal diavolo nella Bibbia. Le buone maniere che dovevano essere seguite per stare dalla parte “buona” della società venivano trasmesse fin da un’età molto giovane attraverso un’istruzione rigorosa. C’erano diversi tipi di scuole a seconda della classe sociale e della ricchezza della famiglia. Tuttavia, i valori che venivano trasmessi e il modo in cui gli studenti e le studentesse sviluppavano le loro capacità intellettuali dipendevano dal genere. In questo periodo, la memorizzazione dei fatti era incoraggiata; tuttavia, l’istruzione delle donne era valutata attraverso ciò che chiamavano risultati.
In Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, il personaggio di Miss Bingley fornisce un elenco di ciò che considera essere i risultati essenziali che una donna dovrebbe ottenere: “Una conoscenza approfondita della musica, del canto, del disegno, della danza e delle lingue moderne. Deve possedere un certo non so che nell’aria e nel modo di camminare, nel tono della voce”. Quindi, le attività che venivano insegnate nelle scuole erano le uniche che ci si aspettava che le donne svolgessero nel loro tempo libero. Più si sarebbero esercitate in tale pratiche, più facile sarebbe stato per loro trovare un marito ricco – l’obiettivo principale nella società vittoriana. In sintesi, si può affermare che l’istruzione vittoriana rendeva le bambine molto consapevoli che lo sguardo severo della società avrebbe determinato se fossero state considerate socialmente accettabili o emarginate a seconda del raggiungimento di specifici atteggiamenti e comportamenti. Un buon modo per sfidare quei ruoli di genere in una società così oppressiva era attraverso narrazioni di fantasia. Aggiungere elementi che sfidassero la rigida gerarchia patriarcale nelle storie realistiche potrebbe comportare censura o punizioni da parte delle autorità governative. Per evitare ciò, gli autori e le autrici avrebbero creato la fantasia sovversiva di donne che cercano autonomia e indipendenza per mezzo della modalità fantastica in modo da sfuggire alle sanzioni sociali.
Viaggio come caduta
Lewis Carroll (1832-1898) scrisse Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie nel 1862. Nonostante fosse un autore maschio, poiché il romanzo è ambientato esattamente in questo periodo, è pieno di sentimenti di oppressione che le donne sperimentavano in quell’epoca. Tali sentimenti sono presentati e combattuti attraverso la protagonista del romanzo, Alice, e la sua esplorazione onirica nel minaccioso Paese delle Meraviglie. Alice è una bambina di sette anni che vive nell’Inghilterra vittoriana; nonostante la sua classe sociale non sia chiaramente indicata nel romanzo, o nei suoi adattamenti cinematografici successivi, i suoi modi e la sua istruzione alludono alla sua appartenenza alla classe media. Infatti, le ideologie dell’epoca sono evidenti nei suoi modi. Alice stessa affronta un mondo fuori controllo cercando le regole e mormorando le sue lezioni, si erge come un’immagine della bambina vittoriana. Tuttavia, è attraverso un sogno in cui cade in una tana di coniglio, raggiungendo una terra bizzarra chiamata Paese delle Meraviglie, che sperimenta un viaggio di auto-scoperta il quale influenzerà questa sua immagine di bambina vittoriana – poi viene sostituita da quella di una giovane donna che trova una nuova soggettività femminile non influenzata dalla società in cui è cresciuta. Per analizzare la soggettività femminile del personaggio principale, analizzeremo gli incontri con le creature del Paese delle Meraviglie, concentrandoci in particolare sui tre personaggi femminili (la Duchessa, la Cuoca e la Regina di Cuori).
Tre incontri
Il Paese delle Meraviglie è governato da donne potenzialmente assassine, quindi in contrasto col summenzionato ideale prototipico della donna vittoriana. Il primo personaggio femminile che Alice incontra è la Duchessa. Nonostante costei venga vista per la prima volta con un bambino tra le braccia, è ben lungi dall’essere soddisfatta del suo ruolo di madre. La si vede lanciare violentemente il bambino su e giù e cantare una ninna nanna che riassume la rigida educazione che i bambini e le bambine ricevevano nel sistema scolastico vittoriano. Non è aggressiva solamente nei confronti del suo piccolo, ma anche quando si rivolge ad Alice, che è considerata un’infante. La Duchessa è maleducata e molto poco accogliente nei confronti della protagonista. Inoltre, le chiede con noncuranza di prendersi cura del bambino. Una volta che questo si trasforma in un maiale tra le braccia di Alice e scappa via per non essere mai più visto, la Duchessa non chiede mai dove si trovi. Invece, il suo umore sembra essere migliorato, dimostrando quindi che il bambino è un peso per lei. La rappresentazione della Duchessa come madre non amorevole è il risultato diretto della credenza vittoriana secondo cui era obbligatorio per le donne essere socialmente accettabili con della prole al seguito. Era un obbligo che ogni donna era costretta a soddisfare. Per giunta, il fatto che Alice si senta abbastanza sollevata quando il bambino si trasforma in un maiale e scompare nella foresta e non provi alcun tipo di simpatia per la creatura-maiale potrebbe indicare che non vuole soddisfare questo dovere come donna più avanti nella sua vita. Attraverso il personaggio della Duchessa, Alice mostra una sovversione dell’immagine della madre amorevole ideale che la società vittoriana apprezzava, quindi, offrendo una critica e rifiutando quel ruolo.
Il secondo personaggio che Alice incontra è la cameriera della Duchessa, la Cuoca. Tuttavia, non si tratta del modello prototipico della cameriera obbediente e timorosa. Al contrario, la Cuoca mette deliberatamente troppo pepe nel cibo della Duchessa, infastidendola e facendola starnutire. A un certo punto, inizia perfino a lanciare tutto ciò che è alla sua portata contro la Duchessa e il bambino. Inoltre, non solo mette in atto questo tipo di comportamento ribelle contro la sua padrona, ma anche contro autorità superiori. Un comportamento del genere sarebbe del tutto impensabile per una cameriera vittoriana, in quanto mostra il suo coraggio nello sfidare l’autorità e un tentativo da parte della classe inferiore di interrompere lo stato binario di oppressione/repressione nella struttura sociale. In altre parole, poiché è l’incarnazione della figura della donna della classe operaia, questa figura viene anche sovvertita attraverso la mente di Alice. Tale rappresentazione punta a una critica del maltrattamento delle classi inferiori a cui Alice stessa potrebbe aver assistito. Pertanto, dando voce a questo personaggio, si sta offrendo alle donne vittoriane della classe operaia la possibilità di ribellarsi e dire la loro, un’opportunità che in quel periodo di tempo ben poche avevano.
Il terzo e ultimo personaggio femminile nel Paese delle Meraviglie è la Regina di Cuori, che rappresenta il massimo livello di autorità ma risulta essere l’antagonista della storia. Ella è tirannica e caratterizzata dalla sua costante minaccia di decapitare chiunque si rifiuti di soddisfare le sue richieste. Il fatto che Alice crei un potente personaggio femminile che si discosta così tanto dalla società patriarcale in cui è cresciuta è molto significativo. È quasi impossibile non accostarla alla regina Vittoria: confrontando le figure, è chiaro che la Regina di Cuori non è una buona rappresentante di un’autorità potente come alcuni credono che fosse la regina Vittoria. L’aspetto più significativo di questo personaggio è il suo rapporto coniugale con il marito. I ruoli della società vittoriana sono invertiti in questa coppia dove è lei a prendere le decisioni, mentre lui è ritratto come completamente dipendente, timoroso e sottomesso. Sotto la sua tirannia, il re diventa infantile e debole. La sua mascolinità e il suo dominio sono scomparsi – esattamente l’opposto di ciò che l’Inghilterra vittoriana promuoveva. Alcuni dei dialoghi tra questi personaggi possono sembrare divertenti, ma sono un’altra sovversione ironica presentata dal subconscio del personaggio principale. Per concludere, è significativo il fatto che Alice riesce a tornare a casa solo quando si difende e contraddice la regina, e lo fa non solo in sicurezza – senza che le venga tagliata la testa – ma anche dopo aver imparato a ignorare le intimidazioni delle autorità, che potrebbero essere applicate non solo a figure governative ma pure a quelle più vicine alla famiglia, come sua madre, o gli/le insegnanti.
Pensatrice indipendente
Il modo in cui Alice si muove nel Paese delle Meraviglie è interessantissimo. Attraverso azioni e parole, Alice fa emergere degli aspetti sovversivi rispetto al modo in cui le è stato insegnato che dovrebbe comportarsi. Alcuni di essi sono prodotti come risultato dell’interazione con altri personaggi, mentre altri sono momenti di autorealizzazione che le consentono di deviare dal ruolo di genere ideale vittoriano. Anzitutto, la creazione stessa del Paese delle Meraviglie è il primo rifiuto degli aspetti che la società vittoriana incoraggia. Fin dall’inizio, Alice decide di allontanarsi da sua sorella per la noia causata dalle attività che ambedue avrebbero dovuto svolgere nel loro tempo libero in quanto “signorine”. In alternativa, Alice decide di seguire un coniglio bianco che ha catturato la sua attenzione, il primo atto di ribellione che porterà a molti altri. Una volta intrapresa questa avventura, bisogna notare come non sia in cerca di un ritorno a casa – sebbene ammetta, quando è bloccata nella casa del Bianconiglio, che la sua casa è “più piacevole” del Paese delle Meraviglie. Il suo unico scopo è in verità quello di esplorare il luogo sconosciuto e raggiungere il punto che ha solleticato di più la sua curiosità, il giardino della Regina. Inoltre, la creazione di questa terra carnevalesca è il meccanismo che consente ad Alice di sfuggire alla repressione comportamentale della società vittoriana.
Un argomento che a volte viene usato per invalidare la sovversione dei costumi vittoriani da parte di Alice è la mancanza di controllo nella creazione del suo mondo. Tuttavia, una delle parti più significative dell’opera, per lo sviluppo di Alice, è il noto episodio del “tea party”, quando Alice incontra la Lepre Marzolina, il Ghiro e il Cappellaio. Quando si avvicina al loro tavolo, lei ignora le regole di comportamento corretto che le sono state insegnate. L’aspetto più importante di questo incontro, che plasma il carattere di Alice, deriva dalla sua reazione col Cappellaio. Egli, in quanto adulto maschio, si comporta fin dall’inizio in un modo a cui Alice non è abituata, riferendo “osservazioni personali” quando le fa notare come i suoi capelli hanno bisogno di essere tagliati, chiedendole di risolvere enigmi che non hanno risposta, o sfidando il concetto naturalistico del tempo proponendo che siano sempre le sei. Alice decide di non sopportare la maleducazione del Cappellaio: piuttosto, esce dalla scena. Insomma, la graziosa bambina porta dentro di sé il minaccioso regno del Paese delle Meraviglie; tuttavia, poiché diventa una pensatrice indipendente e sostiene vigorosamente i propri diritti e le proprie decisioni, riesce a mostrare la sua padronanza del controllo grazie al modo assertivo in cui affronta un mondo così insidioso.
Messa in discussione
Un’altra conseguenza del viaggio onirico di Alice è la messa in discussione dell’istruzione che ha ricevuto. Dopo aver affrontato varie creature e il loro comportamento eccentrico e insolito, ella inizia a mettere in discussione se stessa. Prima di cadere nella tana del Bianconiglio, Alice è molto consapevole e orgogliosa della sua conoscenza nella società vittoriana. Tuttavia, è difficile per lei applicare i fatti che ha memorizzato così a fondo nel mondo reale, poiché non hanno molta utilità per la risoluzione dei problemi e nelle situazioni quotidiane. Questo è il motivo principale per cui il personaggio spesso risulta presuntuoso, poiché cerca costantemente di avere l’opportunità di mostrare un po’ della sua conoscenza. Tuttavia, è durante la sua esplorazione del regno che si rende conto che, se vuole raggiungere i suoi obiettivi, deve sostituire tutte le sue regole acquisite con la necessità di soddisfare i suoi reali bisogni.
Un chiaro esempio si trova quando Alice vuole entrare nella casa della Duchessa ma le persone all’interno non la sentono bussare alla porta. È solo quando Alice si rende conto che le sue maniere raffinate non funzionano che non manca di rispettare il comportamento cortese considerato essenziale dalla società. Pur risuonando ancora nella sua mente tutto il tempo, non era del tutto sicura se fosse buona educazione per lei parlare per prima: è la sua curiosità che la spinge ad agire e continuare a esplorare quel posto pericoloso. Alice rappresenta una minaccia al patriarcato poiché non viene punita per essere curiosa o per ignorare le buone maniere, ciò che conta è soddisfare i suoi desideri, mangiando cibo sconosciuto o entrando in luoghi in cui non è stata formalmente invitata. Il romanzo è stato spesso considerato una celebrazione della curiosità a causa di come Carroll allinea questo concetto con connotazioni di trionfo e lode. Il ritorno al fianco di sua sorella una volta che Alice si sveglia è stato spesso considerato una delle ragioni per cui il suo comportamento non può essere considerato sovversivo per quanto riguarda le norme di genere. Alcune/i critiche/i lo vedono come un ritorno al ruolo che la società ha scelto per lei.
Tuttavia, una volta che Alice racconta alla sorella del suo sogno, la sorella immagina un’Alice adulta circondata da bambini/e mentre narra le storie del Paese delle Meraviglie, privilegiando così la narrazione fantasiosa di Alice rispetto a un’immagine materna tradizionale. Aikens supporta questa argomentazione usando la metafora di Alice che cresce di dimensioni all’interno di una casa, sostenendo che questo simboleggia come le sue idee siano troppo grandi per la sfera domestica. La sorella di Alice è ritratta come timorosa e passiva: un simile atteggiamento la porta a non essere mai ricompensata con l’opportunità di vivere il Paese delle Meraviglie, che funge da rappresentazione dell’opportunità che si trova di fronte alle donne disposte a spezzare le catene del dominio patriarcale. Il fatto che Alice abbandoni questa dimensione onirica sovversiva non implica la sua accettazione del modello vittoriano dell’angelo del focolare, poiché non è ritratta come il tipo di ragazza che sogna di tenere in ordine la casa per il suo futuro marito o di lavare i piatti sporchi al folle tea party. In alternativa, le viene concessa la possibilità di fare le proprie scelte di vita dopo ciò che ha imparato nel Paese delle Meraviglie. Le viene dato un senso di nuova indipendenza e liberazione, e la capacità di scegliere attivamente la propria direzione nella vita. Questa esperienza la farà diventare la donna che vuole essere, non la donna che la società vuole che sia.
Conclusioni
Per riassumere, si può affermare che Alice può essere considerata una trasgreditrice delle norme di genere imposte dall’Inghilterra vittoriana. Si discosta da queste norme di genere creando un mondo completamente nuovo che esplora affrontando molte ostilità come il cibo che altera le sue dimensioni o creature inospitali. La mia idea originale per questo articolo era di riflettere e considerare se potesse essere etichettata come un’eroina femminista. Tuttavia, dopo averlo terminato, ho capito che non c’era bisogno di esplicitare tale modello. Invece, chi legge ottiene questa bambina disobbediente che riesce non solo a sopravvivere a questa pericolosa avventura, ma anche a imparare e diventare una donna con un nuovo senso della propria soggettività. Una soggettività femminile che rifiuta idee di matrimonio e oppressione e invece insegna che si può inseguire qualcosa di interessante, irrompere dove non siamo invitate, provare cose nuove, osservare strani fenomeni, fare troppe domande, discutere con figure autoritarie, raccontare storie e vagare lontano da casa senza preoccuparci di come tornare indietro. Per concludere, uno dei motivi per cui Alice nel Paese delle Meraviglie è così speciale è che rappresenta modi alternativi di essere donna, modi alternativi che hanno ispirato e continueranno a ispirare molte altre donne in tutto il mondo.
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