Largamente anticipato e atteso, con una presentazione al Festival di Cannes nel 2019 e con un cast stellare, C’era una volta a Hollywood è l’ultimo (per ora) film dell’eclettico regista Quentin Tarantino, e arrivava nelle sale statunitensi esattamente cinque anni fa, il 26 luglio 2019. Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie sono i capitani di un cast che comprende, tra gli altri, Al Pacino, Austin Butler, Margaret Qualley, Kurt Russell, Dakota Fanning ed Emile Hirsch.
C’era una volta a… Hollywood, un tuffo nel passato
Hollywood, 1969. Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), uno degli attori più promettenti e richiesti a Hollywood durante gli anni ’50-’60, è ormai in declino. Nonostante la sua carriera sia ormai prossima al capolinea, Rick è restio ad accettare l’idea che lo vedrebbe coinvolto in una produzione europea di spaghetti western, a causa dei numerosi pregiudizi che l’uomo nutre nei confronti di questo particolare genere cinematografico. Nella sua medesima situazione si trova anche Cliff Booth (Brad Pitt), grande amico dell’attore nonché sua controfigura, senza lavoro da mesi. Mentre i due cercano di farsi strada in quella che comincia ad essere la nuova Hollywood, Rick Dalton si ritrova ad essere vicino di casa di Roman Polanski (Rafal Zawierucha) e di sua moglie Sharon Tate (Margot Robbie), due nuovi astri nascenti nel mondo del cinema.
Nono lungometraggio di Quentin Tarantino, C’era una volta a Hollywood può essere facilmente descritto come il film del regista più diverso e lontano dal canonico stile rappresentativo per la quale il regista è conosciuto, ma non il meno riuscito. Terzo film della Trilogia del revisionismo storico (composta da Bastardi senza gloria e Django Unchained), Tarantino reinterpreta la storia, manovrandola a suo piacimento pur percorrendo sempre la linea del realismo, dimostrandosi ancora una volta un grande storyteller.
Una spassionata lettera d’amore al mondo del cinema
C’era una volta a Hollywood è un film scritto per il cinema, che parla di cinema e che ama il cinema. È una grande e spassionata lettera d’amore al mondo della settima arte, scritta da una delle personalità più influenti nel mondo della cinematografia attuale, Quentin Tarantino. Tutto del lungometraggio urla cinema: da Rick Dalton, attore in crisi, a Sharon Tate, nuovo astro nascente, alla trama principale che ruota attorno alla realizzazione di un film. Tarantino condisce il tutto con la carta della nostalgia, ambientando il lungometraggio in quello che è stato uno dei periodi d’oro per il mondo del cinema, la fine degli anni ’60, predecessori di un grande cambiamento.
Un’opera meta-cinematografica che utilizza a suo favore anche la musica. La colonna sonora è infatti indimenticabile e trasuda anni ’60 da tutti i pori, diventando immediatamente una delle componenti migliori di tutto il lungometraggio. All’interno del film troviamo infatti brani come The Letter di Joe Cocker, Summertime di Billy Stewart, That Jack Built di Aretha Franklin, ma anche tracce musicali provenienti da colonne sonore altrettanto importanti come i brani The Killing e The Radiogram di Bernard Herrmann, dal film Il sipario strappato di Hitchcock del 1966.
Il vero punto forte? I personaggi
Fulcro dell’intera vicenda e di tutto il racconto narrativo sono però i personaggi. Rick Dalton, Cliff Booth e Sharon Tate sono le tre personalità che donano brio e caratterizzazione alla storia; ognuno di loro viaggia su binari tra loro paralleli, con le proprie storie, le proprie gioie e debolezze, fino ad arrivare a scontrarsi e intrecciarsi, in un’operazione che arriva a manipolare la stessa realtà. La coppia Rick-Cliff funziona egregiamente, con i due che sono due facce della stessa medaglia e che rappresentano la Old Hollywood, con Sharon Tate che rappresenta invece quella che è, o che sarebbe dovuta essere, la Nuova Hollywood.
Con la sua storia, all’apparenza semplice ma molto ben stratificata, i suoi protagonisti e le relazioni che questi hanno tra di loro, C’era una volta a Hollywood è uno dei film più riusciti e più convincenti degli ultimi anni. Un lungometraggio che mostra la potenza del cinema e la sua forza, forza che è in grado anche di piegare e cambiare la realtà a suo piacimento, e che culmina con l’intera sequenza finale, a mani basse la migliore di tutta la pellicola.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!