“Questa storia è molto più vera di quanto possiate pensare”, recita il cartello iniziale dell’opera terza della regista inglese Thea Sharrock, che rientra effettivamente nella categoria delle pellicole basate su eventi reali talmente curiosi e improbabili che nessuno sceneggiatore sarebbe stato in grado di inventarseli di sana pianta. Nella fattispecie, l’autore del copione, il comico Jonny Sweet, si è ispirato a un autentico scandalo del secolo scorso, quando la città di Littlehampton, nel Sussex, fu travolta da un profluvio di misteriose missive ad alto tasso vitriolico, da cui il titolo originale Wicked Little Letters, le piccole lettere cattive di cui parliamo in questa nostra recensione di Cattiverie a domicilio.
Cattiverie a domicilio
Genere: Commedia
Durata: 100 minuti
Uscita: 18 aprile 2024 (Cinema)
Cast: Olivia Colman, Jessie Buckley, Anjana Vasan, Hugh Skinner, Joanna Scanlan, Eileen Atkins, Gemma Jones, Timothy Spall
Ne ferisce più la lingua che la spada
Littlehampton, 1920. Edith Swan, zitella nota per la sua grande fede cristiana che vive con i genitori anziani, riceve continuamente delle lettere piene di insulti, che lasciano sconvolta soprattutto la di lei madre a causa del turpiloquio molto creativo. Lei sospetta la vicina di casa, la madre single e immigrata irlandese Rose, nota per il suo uso di termini coloriti nella vita di tutti i giorni. Arrestata, la giovane è in attesa del processo, che avrà luogo tra un paio di mesi, e ribadisce la propria innocenza nonostante il suo carattere non deponga a favore della difesa. Mentre altre lettere simili cominciano a prendere di mira l’intera popolazione, Rose ha un’unica alleata in tutto questo: la poliziotta Gladys Moss, scettica circa la colpevolezza della donna, principalmente perché la calligrafia non corrisponde a quella delle missive. Ma i suoi superiori non sanno che farsene di simili deduzioni, e così Gladys inizia a indagare per conto proprio…
Inghilterra vs. Irlanda
Il film è, innanzitutto, un frizzante e vivace duello recitativo fra due grandi attrici: Olivia Colman, meglio nota internazionalmente come talento drammatico ma da sempre apprezzata in patria soprattutto come interprete comica, e Jessie Buckley, che con il ruolo di Rose esibisce il suo lato più leggero dopo una sequela di parti piuttosto pesanti. La prima, abilissima a mostrare una facciata calma sotto cui si nasconde un vulcano pronto a eruttare, è in perfetta sintonia con la seconda, più estroversa e portata allo humour fisico (tra cui una scena che l’attrice ha sostanzialmente improvvisato sul set, dopo alcuni ciak in cui seguiva il copione). Attorno a loro gravita un microcosmo di grandi nomi dello schermo inglese, tra cui il sempre brillante Timothy Spall nei panni del severo padre di Edith, simbolo neanche tanto sottile di una certa repressione patriarcale nel periodo delle suffragette.
Lettere dal passato
Sotto la scorza leggera e piacevole (che maschera anche una scrittura un po’ elementare per quanto concerne la parte legata all’indagine, il cui esito è abbastanza facilmente intuibile anche senza conoscere la storia vera da cui è tratto il film) si nasconde un ritratto graffiante non solo dell’emancipazione femminile, ma anche delle conseguenze delle azioni ingiuriose. La storia si svolge nel 1920, ma parla molto apertamente a chi, cent’anni dopo, è abituato a vivere in un universo globalmente connesso dove basta un secondo per offendere chiunque dietro l’anonimato di una tastiera e un account online (ed è pertinente che la pellicola esca in sala proprio adesso, con recenti provvedimenti nel Regno Unito che rendono ancora più duramente punibile la diffamazione in rete). E lo fa con la spudoratezza di chi vorrebbe reagire a certi improperi gratuiti ma non vuole scendere al livello dell’aggressore verbale, e quindi si accontenta di controbattere indirettamente tramite le sboccate interazioni fra due donne sull’orlo di una crisi di nervi.
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La recensione in breve
Il turpiloquio è strumento di liberazione, personale e sociale, in questa simpatica commedia che porta sullo schermo un bizzarro fatto di cronaca di cent'anni fa, con due meravigliose performance di Olivia Colman e Jessie Buckley.
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Voto ScreenWorld