Scarface di Brian De Palma compie 40 anni: per l’occasione il film con Al Pacino è ritornato in sala dall’8 al 10 aprile nella nuova versione in 4K di Lucky Red. L’immaginario costruito da Scarface, rifacimento dell’omonimo film di Howards Hawks del 1932, ha resistito alla prova del tempo e ha conservato intatto il suo fascino, riuscendo a parlare con la stessa intensità a diverse generazioni dagli anni Ottanta a oggi. Quali aspetti di Scarface hanno contribuito a creare quest’aura mitica intorno al film? E quali invece lo rendono un’opera ancora capace di rispecchiare la contemporaneità?
Tony Montana e l’iconografia del gangster
Il primo punto di forza di Scarface risiede nel suo protagonista: Tony Montana è diventato, nel corso dei decenni successivi all’uscita del film, uno dei nomi più evocativi del grande pantheon delle icone cinematografiche.mIl Tony Montana di Al Pacino diventa il punto nevralgico non solo del racconto di ascesa e di caduta di un uomo di potere interno al film, ma di un’intera corrente culturale ed estetica che sta per invadere il cinema statunitense degli anni Ottanta: quella del gangster movie, un filone che vede i suoi precedenti storici in film degli anni Trenta come Piccolo Cesare, Le notti di Chicago e Nemico Pubblico.
Il gangster movie vede una resurrezione negli anni Ottanta. Una resurrezione a cui partecipa lo stesso De Palma, con lo stesso Scarface che diventa l’emblema del genere e Gli Intoccabili. In questo scenario Tony Montana diventa l’archetipo di una nuova figura di gangster i cui tratti negativi vengono portati all’estremo e di cui viene cancellata quasi ogni possibile qualità che possa redimere o giustificare i suoi crimini. Di questo gangster moderno non vediamo solo l’apice e la caduta, ma anche alcune tracce della sua storia passata, della genesi del criminale.
Il film inizia proprio con l’arrivo di Tony Montana in Florida: è uno dei 125mila cubani proveniente dal porto di Mariel a cui Fidel Castro consente di lasciare il Paese. Tra questi 125mila una buona parte proviene dalle carceri di Cuba. Il volto di Al Pacino solcato da una cicatrice racconta e riassume la parabola di Tony Montana, dal suo passato nelle carceri di Cuba al suo approdo negli Stati Uniti, dal futuro successo nel mondo della criminalità di Miami fino all’inevitabile e rovinosa caduta. L’interpretazione di Pacino restituisce la natura autentica di Tony: una natura che ignora le zone grige e ragiona per sentenze e assolutismi, mossa da istinti che trovano il loro unico punto di convergenza nell’accumulazione di denaro.
Il trionfo dello spettacolo e della morte
Scarface è caratterizzato da una palette di colori sgargiante, eccessiva, rumorosa: un’intensità cromatica quasi nauseante che restituisce il ritratto frenetico e convulso del sistema capitalista di cui Tony si fa fiero rappresentante, un sistema al suo apice che comincia a mostrare i primi grandi segni di corruzione. Dal vestito turchese dell’Elvira di Michelle Pfeiffer al completo celeste cosparso di grandi macchie di sangue di Tony, dalle luci al neon dei locali interni ai tramonti sgargianti sulla Miami centro del traffico di droga: tutto contribuisce a creare uno scenario barocco e soffocante nel suo eccesso, trionfale e tragico al tempo stesso.
Un contrasto tra gli ambienti lussuosi e l’atmosfera claustrofobica e mortifera che si respira al loro interno: l’accumulazione del denaro equivale a un’accumulazione di morte, in un’equazione precisa e impossibile da eludere. Per diventare il “Signore della droga”, per accumulare “soldi, potere e donne” è necessario mietere un gran numero di vittime: ma queste morti non sono invisibili, al contrario vengono esibite in scene crude e violente, ne viene mostrata l’esecuzione nei suoi termini più crudeli e brutali. Anche quando l’inquadratura non viene inondanta di schizzi di sangue, carni dilaniate e fumo delle armi da fuoco, un’aria funerea continua a pervadere la scena, come un presagio del destino ormai segnato del protagonista.
De Palma utilizza gli strumenti cinematografici per allestire uno spettacolo pronto a diventare tragedia. Tony Montana porta l’antieroe postmoderno alle sue estreme conseguenze: mosso da una fame di denaro, di potere e di riconoscimento cieca e brutale, da un’ambizione smodata e da una volontà implacabile che non fa distinzioni. Ma la tragedia di Montana non è quella dell’eroe classico che assiste alla scomparsa dei suoi valori e subisce la punizione degli dei: il mondo del “Signore della droga” è privo di valori, e in questa desolazione la sconfitta non può che essere totale, assoluta e spettacolare. Come il corpo senza vita di Tony che cade nella piscina della sua villa, in cui si riversa tutto il sangue del gangster che ha appena perso il suo trono.
La degradazione del sogno americano
Lo sfarzo che domina il mondo di Scarface è lo specchio delle crepe che cominciano ad attraversare l’immagine patinate del sogno americano: l’ascesa e la rovinosa caduta di Tony Montana diventano il racconto complementare della parabola del self made man, lo specchio di uno spirito imprenditoriale predatorio e tirannico, dell’individualismo sfrenato che sfocia nella nevrosi e nell’autodistruzione.
Il finale stesso di Scarface sintetizza e concentra questo contrasto continuo tra il lusso apparente che domina gli ambienti del regno di Tony e la sua miseria interiore: dopo aver distruttto tutto ciò che gli era più caro, l’unica possibilità per Tony è di lasciarsi risucchiare dalla spirale di violenza fino al suo stesso annullamento. Dopo la scena convulsa della sparatoria dove a regnare è l’eccesso visivo e sonore delle pallottole per aria e della granate che esplodono, arriva il silenzio.
Sul corpo senza vita di Tony campeggia una statua con la scritta The World Is Yours. Un motto che il protagonista aveva trasformato nella sua ragione di essere e che lega lo Scarface di Hawks, dove compare la stessa scritta, a quello di De Palma, e finalmente riunisce i due gangster, figli di diverse epoche, nello stesso tragico epilogo di una grande storia collettiva: la fine di Tony Montana che segna l’inizio della fine del sogno americano.
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