Non ci sono dubbi che il 2024 sia iniziato con lo sguardo rivolto verso oriente. Oltre alle uscite cinematografiche, pensiamo a Miyazaki e Wim Wenders, e al recente trionfo di Beef – Lo scontro ai Golden Globe c’è anche The Brothers Sun.
Dopo aver debuttato su Netflix il 4 gennaio la serie si è guadagnata l’attenzione del pubblico scalando velocemente la top 10 dei titoli più visti. Anche noi l’abbiamo guardata e, mentre tutti si domandano se i fratelli Sun torneranno o meno per una seconda stagione, proviamo a fare ordine in questa avventura che mescola a modo suo gangster movie, commedia e dramma familiare.
Vita da gangster
Nei suoi otto episodi The Brothers Sun ci porta nelle vite di Charles e Bruce, due fratelli diversissimi che hanno vissuto separati gran parte della loro esistenza. Il primo a Taipei con il futuro già scritto da un padre a capo di un’importante cosca mafiosa, il secondo a Los Angeles con la madre ignaro del proprio background familiare. Quando il padre Big Sun, boss della Triade dei Draghi di Giada, finisce in coma a seguito di un agguato, Charles vola a Los Angeles per proteggere la madre, interpretata da una Michelle Yeoh che gioca con il personaggio che le ha fatto vincere l’Oscar, e il fratello. Ma non è tutto come sembra perché quelli che appaiono come nemici potrebbero diventare alleati… e viceversa. Famiglia compresa.
L’impalcatura della serie è quella di un gangster movie ma al posto dei soliti bravi ragazzi italoamericani stavolta ne incontriamo altri che si muovono secondo codici d’onore simili, ma profondamente diversi. Un’occasione quindi per spostare il focus su un genere ancora troppo sconosciuto in occidente che, nel caso specifico, viene declinato in modo piuttosto particolare: strizzando l’occhio alla cultura asiatica – contemporanea e non, ma anche ai polizieschi a noi più familiari.
Una strana coppia
Ovviamente nella serie le sequenze d’azione non mancano e trascinano la narrazione a un ritmo sostenuto, anche se l’originalità di The Brothers Sun risiede nei suoi mutamenti di tono che costruiscono una storia nella storia. Quasi come se dentro la stessa serie non ci fosse un unico genere ma si trattasse di un melting pot in cui tutto trova il suo posto. Sotto questo aspetto la voce comica della serie è il personaggio di Bruce, studente di medicina e aspirante attore, il quale si trova a fare i conti per la prima volta con situazioni completamente inaspettate e al di fuori dalla sua portata.
Goffo, ma non meno risoluto, il ragazzo è antitetico e complementare al fratello, cresciuto dal padre boss per poter gestire gli affari di famiglia. Una strana coppia da commedia degli equivoci che, tuttavia, dà alla serie di possibilità di virare ancora. Entrambi i fratelli, uno cresciuto dal padre, l’altro portato in America da una madre che ripone in lui aspettative altissime, non hanno infatti avuto la possibilità di scegliere per se stessi. Tematica interessante, che apre a più possibilità di lettura, e che riguarda in modo particolare gli immigrati di seconda generazione come è Bruce e, per certi versi, anche Charles, che giunto a Los Angeles, si rende conto di quanto ha dovuto rinunciare per proteggere gli interessi della famiglia.
Background familiare
Questo apre anche un altro discorso su quanto certe eredità di stampo patriarcale possano pesare non solo sui figli ma anche sulle donne, mogli e madri. Anche Mama Sun infatti non ha mai scelto per se stessa, rinunciando probabilmente a un uomo che amava più del marito e sacrificando i suoi obiettivi per salvare uno dei suoi due figli da una vita che gli sarebbe stata imposta. Questo suo dualismo è la forza del personaggio che viene restituito perfettamente da Michelle Yeoh che riesce a trovare un buon equilibrio tra dramma e comicità, interpretando il ruolo di un’infermiera immigrata che vorrebbe però guidare l’impero della Triade dei Draghi di Giada nella sua Taipei.
Ecco un’altra sfaccettatura ancora di The Brother Sun che, da film d’azione a commedia diventa una storia sulla famiglia e sulla possibilità di trovare il proprio posto nel mondo. I legami, di sangue e non, tra i personaggi riflettono infatti sulla possibilità di riappropriarsi degli affetti, aprendosi all’altro e scoprendo il senso intrinseco di libertà. Qualcosa che non dovrebbe implicare la limitazione dell’altro ma dovrebbe aspirare alla sua libertà.
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