L’ultimo film di Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio, è appena uscito su Netflix a qualche settimana dalla release nelle sale cinematografiche. La storia familiare del regista, trasposta sullo schermo tra episodi bizzarri e dolorosi, scherzi e personaggi surreali ha conquistato e diviso il pubblico. Ma cosa c’è di vero nel film? Sorrentino ne ha parlato in diverse interviste.
La famiglia di Fabietto Schisa è ispirata alla vera famiglia di Paolo Sorrentino. Per i personaggi ispirati ai suoi genitori, che si chiamavano Salvatore Sorrentino e Concetta Romano, il regista ha scelto di cambiare i nomi (nel film infatti si chiamano Saverio e Maria e sono interpretati da Toni Servillo e Teresa Saponangelo) mentre ha mantenuto i nomi veri dei fratelli maggiori, Marco e Daniela.
“Sono nato che mio fratello aveva nove anni, e mia sorella tredici. Eravamo sei con mamma, papà, e nonna” – ha raccontato Sorrentino al Corriere della Sera – Il padre, come nel film, era bancario e aveva avuto una relazione extraconiugale con un’altra donna, che in famiglia chiamavano “la Signora”. “Era come un’entità sovrannaturale” – spiega il regista napoletano – “Con le parole si finiva per nobilitare la persona più odiata”. Una donna che Sorrentino ebbe modo di conoscere di persona, nello studio di un notaio in cui si ritrovarono per questioni di eredità: “Con sensi di colpa enormi nei confronti di mia madre, mi è stata simpatica”
Come accade nel film, Paolo Sorrentino ha scoperto di avere un “fratello segreto”, nato dalla relazione tra suo padre e “la Signora”, un fratello che poi ha avuto modo di conoscere in seguito.
Gli scherzi che ci vengono raccontati nel film, sono ispirati alla realtà familiare, in particolare lo scherzo telefonico che Maria fa all’ingenua vicina di casa straniera. Anche la battuta di Toni Servillo, quel “Noi siamo comunisti”, con il quale Saverio respinge la proposta di comprare un nuovo televisore, è presa dalla realtà. Il padre di Sorrentino era solito rispondere così a sua moglie, che desiderava una pelliccia di visone (che poi ottenne).
Le circostanze della tragica morte dei genitori di Paolo Sorrentino vengono raccontate fedelmente in È stata la mano di Dio: i due coniugi morirono nella loro casa di Roccaraso a causa del monossido di carbonio sprigionato da una stufa (e non da un camino, come succede nel film). In un’intervista al Corriere della Sera Sorrentino raccontò che Diego Armando Maradona gli aveva salvato la vita: “Da due anni chiedevo a mio padre di poter seguire il Napoli in trasferta, anziché passare il week end a Roccaraso; ma mi rispondeva sempre che ero troppo piccolo. Quella volta finalmente mi aveva dato il permesso di partire: Empoli-Napoli. Citofonò il portiere. Pensavo mi avvisasse che era arrivato il mio amico a prendermi. Invece mi avvertì che c’era stato un incidente. In questi casi non ti dicono tutto subito. Ti preparano, un poco alla volta. Papà e mamma erano morti nel sonno. Per colpa di una stufa, avvelenati dal monossido di carbonio. Mia sorella Daniela, che già conviveva, venne eroicamente a vivere per un anno con me e mio fratello Marco. Poi rimasi da solo, nella casa al Vomero. Un tempo che ricordo come un limbo. Ero quasi in stato confusionale.”
A proposito della scena del funerale dei genitori del protagonista, Sorrentino ha raccontato a Venezia che nel film non ha inserito una cosa realmente accaduta in quelle circostanze: “Il giorno del funerale dei miei genitori, il preside della mia scuola mandò solo una rappresentanza di quattro compagni di classe e non tutta la classe. Io ci rimasi malissimo.” Le riprese del funerale, inoltre, si sono svolte nello stesso cimitero dove sono tumulati i genitori del regista: “All’inizio andavo a trovarli spesso, poi ho smesso. Tanto che per girare la scena nel cimitero, nel cimitero di Napoli dove ci sono anche loro, li ho cercati senza trovarli. Avrei dovuto chiedere a mia sorella.”
E zia Patrizia, è realmente esistita? Purtroppo no, ci dispiace gettare acqua sulle fantasie accese dalle scene di nudo di Luisa Ranieri. “All’estero, alle conferenze stampa, mi chiedono sempre come mi siano venuti in mente i parenti degli Schisa” – ha detto Paolo Sorrentino “La scena in cui, ad Agropoli, è riunita tutta la famiglia allargata per loro è pura fantasia. Puntualmente, devo spiegare loro che a Napoli, ma in generale nel Sud Italia, le famiglie sono esattamente così e che ogni personaggio è la replica, più o meno esatta, di una figura realmente esistita nella mia vita, a parte zia Patrizia, è l’unica a non essere esistita veramente”.
Nel film Patrizia è la sorella della madre di Fabietto, con la quale sembra condividere una vena di follia genetica, certamente più problematica nel caso della zia, una donna sensuale e tormentata a cui viene affidato il compito di “aprire” il film e presentarci gli Schisa, che entrano in scena poco dopo.
E poi nel film ci sono Maradona, che appare quasi come una giovane divinità alla guida della sua auto, San Gennaro (che nella mente di Patrizia ha gli occhi di ghiaccio di Enzo Decaro) e ‘o munaciello, che fanno parte della mitologia di Napoli e della cultura partenopea. Abbiamo parlato di questi e altri simboli di Napoli in È stata la mano di Dio nel nostro recente approfondimento sul film. Nello stesso articolo parliamo anche del rapporto tra Sorrentino e il regista Antonio Capuano, che nel film è interpretato da Ciro Capano e dà vita ad uno dei momenti di svolta della vita del giovane protagonista.