Le differenze tra il film e il libro di Hunger Games – La Ballata dell’Usignolo e del Serpente sono evidenti a chi li conosce entrambi e sono anche più di quelle che si possa immaginare. Tuttavia per coloro che hanno bisogno di rinfrescarsi la memoria sulla versione cartacea o per chi non l’ha letta e vuole sapere ogni modifica, ecco che arriviamo in soccorso. Al cinema è appena uscita la pellicola ed essendo tratto da uno dei romanzi di Suzanne Collins ha dovuto eseguire dei tagli qua e là.
In alcuni casi solo modificando o accorciando delle dinamiche, sia perché la durata si attesta già molto vicina alle tre ore, sia perché da un punto di vista scenico era necessario. Altre cose sono state, invece, totalmente rimosse, rappresentando anche degli errori di non poco conto. Andiamo, quindi, passo dopo passo e vediamo tutte le differenze tra film e libro di Hunger Games – La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, nuovo capitolo di una delle saghe più importanti del panorama contemporaneo.
La doppia natura di Coriolanus Snow
Il protagonista della storia viene presentato nel libro come un ragazzo ambizioso e completamente assoggettato alla mentalità di Capitol City. Gli è stato insegnato a disprezzare i distretti, ha vissuto la fame e la povertà a causa della loro ribellione, perciò non manca occasione per rimarcare il fatto che l’ordine e il controllo della capitale sono la cosa più importante. Tuttavia l’aspetto fondamentale della psicologia di Coriolanus Snow va ricercato nella sua doppia natura dell’uomo altruista e dell’implacabile stratega, in costante conflitto. Da una parte abbiamo un ragazzo sensibile, buono e gentile che si interessa veramente al benessere degli altri. Di sua cugina e della sua famiglia a cui vuole bene e per i quali prova un forte attaccamento, crede di essere l’unico in grado di aiutarli a sopravvivere. Del suo migliore amico, Sejanus, che cerca di guidare sulla retta via, di salvarlo da ogni azione autodistruttiva che lo muove. Ma più di tutti tiene al benessere di Lucy Gray per la quale inizia a sperimentare un primo vero sentimento di amore e affetto, volendola tenere in vita e fare in modo che sia felice.
Dall’altra scopriamo chi è davvero il serpente. Un individuo freddo, posato, calcolatore. Non parla mai troppo, ragiona prima di dire ogni cosa, su qualsiasi possibile ripercussione per le sue parole. Non si lascia mai andare e anche la più normale delle azioni è premeditata e studiata. Il suo obiettivo principale sin dalle prime battute è raggiungere la vetta. Rendere nuovamente grandi gli Snow ed è pronto a tutto per riuscirci, anche e soprattutto ingannare, pugnalare alle spalle chi gli sta vicino e raggiungere i risultati previsti con ogni mezzo a sua disposizione. Ciò che gli interessa è il potere, tutto per sé. Tant’è che il suo interesse principale è diventare presidente di Panem. E la particolarità di questo personaggio risiede in queste sue due nature, in eterno conflitto. In più di un’occasione prevarrà il ragazzo buono, l’amico, l’amante. In altre, in particolare quando capisce che non può fare affidamento sugli altri, sarà il serpente a prendere il sopravvento.
All’interno del film, a causa del fatto che non possiamo sentire i suoi pensieri come invece accade nel romanzo, il serpente è molto meno evidente. Cercano di farci intuire, tramite ciò che altri personaggi gli dicono, che lui vuole sfruttare gli altri, ma non si percepisce quel dualismo, quel conflitto che contraddistingue tutto il libro e il suo personaggio. Anzi nel film è solo sul finale e solo perché ogni sua certezza crolla (la morte di Sejnaus e il tradimento di Lucy Gray) che vediamo il volto di un personaggio disilluso e interessato solo al suo tornaconto. Prima c’è solo il bravo ragazzo. Era inevitabile che nella trasposizione questo aspetto si perdesse, ma è un gran peccato perché il libro si basa letteralmente su questa particolarità.
L’anima ribelle di Mortifer
Mortifer è uno dei tributi del Distretto 11 che vengono scelti per la decima edizione degli Hunger Games e nella versione cartacea ha uno spazio un po’ più importante rispetto a quanto vediamo in sala. Il libro ce lo presenta come un bravo ragazzo, gentile e altruista, in costante apprensione nei confronti di tutti gli altri tributi, in particolare i bambini. Disprezza nel modo più assoluto Capitol City e i suoi abitanti, anche se questi gli dimostrano gentilezza e patimento. Il suo mentore, ad esempio, cerca di inviargli più volte viveri per sopravvivere, ma lui li rifiuta categoricamente perché non accetta la carità dei suoi aguzzini.
Per via della sua stazza possente, nessuno degli altri tributi ha intenzione di metterselo direttamente contro, tant’è che appena iniziano i giochi si disinteressa subito e si va a sedere sugli spalti, restando a guardare da lontano e intervenendo solo per rivolgere l’estremo saluto a chi, a poco a poco, resta ucciso.
Tra l’altro ogni volta che un tributo muore, lui strappa un lembo della bandiera di Capitol City e lo usa per coprire il volto del caduto, sfidando apertamente lo strapotere di Panem. Nella versione cinematografica, in cui lo conosciamo con il suo nome inglese (Reaper), ci viene effettivamente presentato come un uomo forte e muscoloso, ribelle nei confronti di Snow e rabbioso in qualche maniera anche verso il suo mentore. Tuttavia il suo astio non viene approfondito e anche all’interno dell’arena compare pochissimo, solo per una scena in cui raccoglie l’intera bandiera della città e la sistema sui corpi dei suoi compagni, ammassati da lui per l’occasione. Un taglio importante, ma che è stato probabilmente dato dalla mole enorme di particolari da adattare e all’impossibilità di superare le quasi tre ore di durata della pellicola.
Un arcobaleno di distruzione
Nel film viene data anche molta meno attenzione agli ibridi di Capitol City e della dottoressa Volumnia Gaul. Tranne per quelle poche ampolle che vediamo per un secondo e quel paio di scene con i serpenti di vario colore, non ci viene spiegato altro. Inoltre al loro arrivo nei giochi, probabilmente per edulcorare la violenza essendo un film per ragazzi, attaccano senza mostrare gli effetti del veleno. Lo stesso Mortifer (ricordiamo che al cinema si chiama Reaper) resta immobile, quasi in pace ascetica, con i rettili che lo ricoprono totalmente. Nel romanzo alcune cose sono simili, altre molto meno. Quelli che nei futuri Hunger Games saranno i diabolici esseri inviati a dare filo da torcere ai protagonisti, in questo prequel sono ancora degli esperimenti in via di sviluppo. Tuttavia viene posta più attenzione sui dettagli della loro creazione, su come funzionino e a cosa potrebbero servire per il futuro dei giochi.
A Snow viene l’idea di usarli nei momenti morti dei successivi show solo dopo aver visto quanto l’attenzione del pubblico sia aumentata all’arrivo dei serpenti della Gaul. Questi ultimi, come anticipato, sono molto più feroci nella versione cartacea, dilaniando i pochi tributi che incontrano sulla loro strada. Mortifer, invece, muore in modo totalmente diverso e i serpenti non lo toccano neanche. Inoltre non vengono mostrati gli effetti del loro potentissimo veleno. Quando Clementia inserisce la mano nella loro vasca per recuperare la pagina del compito, viene morsa a un braccio e portata via dallo staff della Gaul per curarla. Dopo essersi persa l’inizio dei giochi, tornerà con la pelle totalmente deturpata, presentando squame da rettile e un aspetto emaciato.
I compagni di corso di Snow
Moltissimi compagni di corso di Coriolanus vengono rappresentati benissimo nel film, altri invece sono stati leggermente modificati o non compaiono affatto. Questa è una piccola differenza, ma sostanziale per la definizione della mentalità di Snow, spiegata poco sopra. Nel film, ad esempio, non viene fatta menzione di Persephone Price, figlia del cannibale che vediamo nel prologo. Nel romanzo il protagonista si ritrova a interagire in più di un’occasione con lei e ognuna di quelle volte lo fa con enorme repulsione e sdegno. Sente l’odore della carcassa, di cui si è cibata da piccola, nel suo alito e il pensiero che gli abitanti della capitale siano stati costretti a tanto per poter mangiare, a causa della ribellione degli altri distretti, provoca in lui una maggior consapevolezza di quanto gli Hunger Games siano necessari.
Lysistrata è la mentore di Jessup, il tributo maschile del Distretto 12, e si affeziona particolarmente a lui, non solo perché può portarla alla vittoria, ma in quanto essere umano. Questo aspetto è presente in entrambi i media, ma la scelta di inviare il drone con l’acqua per colpire il ragazzo e spaventarlo, nel libro è proprio di Lysistrata poiché vuole porre fine alle sofferenze del tributo.
La preparazione agli Hunger Games
Il film si prende il giusto tempo per parlare dell’arrivo dei tributi a Capitol City e della preparazione agli Hunger Games, tuttavia anche in questo caso il libro approfondisce maggiormente alcune dinamiche e particolari interessanti da farvi notare. Oltre alla spiegazione dei giochi, cosa siano, a cosa servono e il nuovo approccio di Snow per renderli più interessanti, viene posta una grossa attenzione alla strategia di mentori e tributi. Ci sono molte pagine dedicate anche al rapporto tra la Gaul e Snow, a come lui si dimostri il suo allievo prediletto e quanto l’influenza della donna sia decisiva per la costruzione del personaggio di Coriolanus.
Inoltre Jessup viene morso da un ratto quando dorme una notte all’interno dello zoo, non da un pipistrello nel viaggio in treno. Corio e Lucy Gray nel libro entrano per ultimi all’interno dell’arena per studiare il campo di battaglia e vengono investiti dall’onda d’urto dell’esplosione. Non sostano al centro e, infatti, riescono a sopravvivere proprio perché si trovano ancora molto vicini all’uscita. Infine le proteste e le critiche di Sejanus per quanto siano immorali e sbagliati gli Hunger Games sono molto più frequenti e accese nel romanzo, con dibattici accesi tra i compagni o con il protagonista. In ogni caso considerando quanto nella pellicola il suo personaggio, in quei casi, sa essere irritante forse hanno fatto bene ad accorciare queste dinamiche.
Gli Hunger Games
Gli eventi riguardanti i giochi per come vengono narrati nel film sono incredibilmente coinvolgenti e concitati, una gioia per gli occhi e certamente non ci si può lamentare, tuttavia sono stati stravolti. Inoltre la versione cartacea si prende un po’ più tempo per giocare con la tensione e l’atmosfera. Sebbene la trasposizione riesca a rappresentare benissimo ogni attimo, è indubbio che nel momento in cui Lucy viene inseguita da Jessup affetto dalla rabbia, nel libro risulti tutto più concitato e passa del tempo prima che i lettori riescano a capire chi o cosa la stia attaccando. Sono attimi tesi e dal forte impatto emotivo per Snow che si preoccupa sinceramente per l’incolumità della ragazza, ma teme anche per la propria vittoria all’esame.
Un’altra situazione che nel film è realizzata benissimo, ma che nel libro (per forza di cose) è più lunga e più ansiogena, è quando Corio entra nell’arena per salvare Sejanus. Come spiegato nei paragrafi precedenti, Mortifer si è piazzato sugli spalti e il protagonista sa che se venissero notati avrebbero di che preoccuparsene. Perciò sapendo che il pericolo è proprio sopra di loro, il lettore vive quel momento con maggiore agitazione. Anche l’effettiva durata dei giochi è diversa, o più che altro nella trasposizione non si capisce bene quanto tempo passi, poiché nel libro risultano cinque lunghi giorni. Infine è totalmente diversa la fine dei giochi, compreso il numero di persone che Lucy avvelena.
Innanzitutto i serpenti della Gaul arrivano nel pomeriggio del quarto giorno e uccidono solo alcuni dei tributi. Esattamente come nel film, la ragazza viene risparmiata per il profumo che gli animali percepiscono come familiare, sebbene cantando fa credere agli spettatori di Panem che sia per via della sua voce. Quando giunge la sera, il freddo uccide all’istante tutti i rettili poiché, essendo delle mutazioni, non riuscivano a sopportare un clima troppo umido. Ed è così che, il quinto giorno dopo altre vicissitudini, restano solo Lucy Gray e Mortifer. Quest’ultimo beve da una pozzanghera che la ragazza aveva precedentemente contaminato, decretando in questo modo la vittoria della Baird. Inoltre ci sono innumerevoli altri dettagli tra i più disparati, ma sono inezie e bisognerebbe riportare il libro passo per passo. Le principali che riguardano i giochi sono queste, ma come detto la pellicola riesce a rappresentarli magnificamente in ogni caso.
L’odio di Snow per le ghiandaie imitatrici
Un aspetto che aiuta moltissimo a comprendere appieno la psicologia e la mentalità di Coriolanus Snow, e che nel film in questo caso è totalmente assente, è l’odio che prova nei confronti delle ghiandaie imitatrici. Ma spieghiamo bene il tutto. Durante gli anni della guerra tra la capitale e i distretti, prima degli eventi narrati in La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, gli strateghi di Capitol City svilupparono un’arma vivente che doveva fungere da controspionaggio, la ghiandaia chiacchierona. Un piccolo uccelletto con il becco a punta che doveva volare tra le linee dei ribelli, ascoltare i loro piani e poi tornare alla base riuscendo a replicare perfettamente le voci che sentiva.
In breve tempo, però, divennero inutili poiché i terroristi capirono l’inganno e parlavano davanti a questi volatili diffondendo informazioni false al nemico. Durante la narrazione del libro, molti anni dopo la fine della guerra, Snow scopre dell’esistenza di una variante della ghiandaia chiacchierona, denominata ghiandaia imitatrice. Essenzialmente erano la prole delle armi viventi create dalla capitale che si erano accoppiate con altri uccelli, i mimi. In grado solo di imitare i suoni e le melodie, e non di parlare come i loro “genitori”, vivono allo stato brado in giro per i distretti, in totale libertà. Ed è qui che Snow dimostra quanto il suo cuore sia ancora assoggettato alla mentalità dominante di Capitol City. Le imitatrici sono una scheggia impazzita, una possibilità sfuggita all’ideale e al dominio della capitale e, quindi, motivo di disprezzo.
Sono la rappresentazione stessa della ribellione, un qualcosa che non può essere controllata, libera da ogni legame. E in quanto figlio della società in cui vive, sopravvissuto di una guerra che lo ha plasmato, non è in grado di comprendere e accettare che possa esistere qualcosa, persino in natura, che Capitol City non può sorvegliare. E anelando al potere, desiderando a tutti i costi di raggiungere la vetta, sa già che quei piccoli uccelletti indifesi sono il simbolo di un pericolo incontrollabile, di un sentimento che va sedato pur di mantenere lo status quo tra la sua città natale e i distretti. Nel film non si fa praticamente mai menzione di questa sua mania del controllo e questo ideale assolutista che, però, è fondamentale nel delineare un personaggio forte e sfaccettato.
Un amore obbligato
Il fulcro su cui ruota tutta la trama è, chiaramente, la travolgente storia d’amore tra Snow e Lady Gray Baird. Il film pone molta attenzione all’arco narrativo che li vede unirsi e amarsi ed è certamente uno degli aspetti più riusciti della pellicola, ma il libro nasconde alcuni segreti e dettagli mancanti nella trasposizione. Nel momento in cui il nostro protagonista viene costretto a diventare un pacificatore e ad andare in esilio nel Distretto 12, passa parecchio tempo prima che riesca a farsi notare dalla ragazza. Va a trovarla parecchie volte al pub in cui canta, ma solo dopo svariate settimane ha la possibilità di avvicinarsi e parlarle. Anche quello che prova per lei è più assimilabile all’ossessione che non al vero amore. Essendo maniaco del controllo, quando uno spasimante al locale parla con Lucy Gray o avviene un evento simile, lui vuole farsi notare da lei più del solito, riempiendola di regali per dimostrarsi migliore di chiunque altro. Tuttavia il punto focale del loro rapporto è che lui è legato a lei soltanto perché non ha alternative.
Anche all’interno della pellicola si percepisce questo aspetto, sebbene non venga esplicitato fino in fondo. Quando Lucy gli chiede di fuggire con lei, Snow non sa cosa dire, è titubante perché il suo cuore lo porta a Capitol e alla sua famiglia. Lui vuole riprendere la sua ascesa al potere dove l’ha lasciata. Tuttavia si perde nei sentimenti che prova per la ragazza, non è sicuro di cosa vuole. Quando gli viene detto che potrà salire al Distretto 2, non vuole lasciare l’amata, ma allo stesso tempo vuole riavere indietro la sua vita. Ed è solo nel momento in cui rischia di essere giustiziato che decide di scappare a nord con Lucy Gray. Perché la verità è che il suo è un amore obbligato. Non ha altra scelta. Le è rimasta soltanto lei. Nonostante le influenze positive che subisce dall’esilio in poi, prevale la mentalità del controllo e della sete di potere. Tuttavia rivedremo questo concetto a breve, parlando della differenza più grande. Quella inerente al finale.
Il finale
Ed eccoci arrivati alle battute finali. Da questo punto di vista il film si perde un po’ troppo e modifica dettagli fondamentali al punto da generare forti contraddizioni e incongruenze narrative. La più importante è quella riguardante il fucile con cui Snow spara alla figlia del sindaco. La trasposizione ci fa vedere come lui intervenga per calmare gli animi tra la ragazza e i ribelli, aiutati da Sejanus, e per non rischiare una denuncia afferra un fucile qualunque lasciato su un tavolo e le spara. Per questo motivo deve scappare a nord, verso una capanna su un lago, con Lucy Gray, perché il fucile potrebbe ricondurre a lui e all’atto che ha commesso. Il film, poi, è molto ambiguo sul ruolo della sua fidanzata una volta giunti alla capanna, non facendoci capire bene cosa succeda sulle battute finali. Il perché lei scappi da lui o la motivazione che spinge entrambi a scontrarsi.
Il libro viene in nostro aiuto, come sempre. Innanzitutto l’arma con cui spara è la sua, non una trovata su un tavolo. Ha un numero di serie specifico assegnato al suo identificativo, come per ogni soldato, anche nella realtà. Per questo motivo lui teme di essere rovinato e per questo motivo scappa con Lucy. Altrimenti perché preoccuparsi che il fucile poteva ricondurlo a lui se non stava usando la sua arma di servizio? Non avrebbe alcun senso e, infatti, il film è problematico sotto questo aspetto. E ci si ricollega anche all’amore obbligato di cui sopra. Corio tornerebbe seduta stante a Capitol City se ne avesse la possibilità. I sentimenti che crede di provare per Lucy lo trattengono, ma fugge con lei solo perché non ha altra scelta. Sul tragitto verso il confine, lui (che normalmente ragiona sempre prima di parlare e non si lascia mai sfuggire qualcosa che potrebbe comprometterlo) dice chiaramente di non avere più nulla a cui tornare finché non si trova il fucile. Non ha alternative. Per questo motivo quando lo trovano alla capanna qualcosa si rompe irrimediabilmente tra di loro. Lei si rende conto che ora è l’unica testimone dell’omicidio, lui che se fa sparire per sempre l’arma del delitto può riprendere in mano la sua vita.
Ed ecco che lei non fugge più con lui, ma da lui. Ed ecco che Coriolanus Snow abbraccia la sua natura velenosa, il serpente che si annida nel suo cuore. Lui l’avrebbe davvero uccisa? Non lo sapremo mai, lei si allontana e lo tradisce prima di darci il tempo di scoprirlo. Ma se nel film è solo il comportamento di Baird a cambiarlo, nel libro lui ha sempre tenuto a bada il rettile senza scrupoli, ha vissuto al limite tra due fuochi e il tradimento di Lucy Gray gli permette solo di essere libero e tornare a prendere il posto che gli spetta. Tutto il mondo è un’arena. Pur avendo visto con i suoi occhi quanto possano essere disumani, sa che gli Hunger Games sono necessari. Per non dimenticare cosa può fare un cuore spezzato. Perché sono le persone che amiamo di più a distruggerci.
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