La mia prediletta è ispirata a una storia vera, quello del Caso Fritzl o del “mostro di Amstetten”. Nonostante la serie sia tratta da un romanzo di finzione omonimo del 2019 scritto da Romy Hausmann, alla base della sua storia c’è la terrificante vicenda di Elizabeth Fritzl, segregata in casa dal padre per oltre vent’anni. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.
L’austriaca Elizabeth Fritzl ha infatti vissuto imprigionata nel bunker costruito sotto la sua abitazione dal padre, l’ingegnere Josef Fritzl, dai 18 ai 24 anni. Anni nel corso dei quali la donna ha ripetutamente subìto aggressioni e abusi sessuali da parte del padre, a seguito dei quali sono nati sette figli. Nel 2008, la figlia maggiore nata dall’incesto venne portata dal padre in ospedale a causa di gravi problemi di salute. Il personale medico, insospettito da un bigliettino trovato grazie alla ragazza, si rivolse alle forze dell’ordine per ulteriori accertamenti, scoprendo infine la sconvolgente verità, che si diffuse ben oltre i confini della cittadina austriaca di Amstetten, scioccando l’opinione pubblica di tutto il mondo. Come è stato possibile che nessuno, per oltre venti anni, se ne fosse accorto?
Anche la miniserie Netflix racconta, in sei episodi, un caso di prigionia domestica: quando una donna bionda e una bambina vengono ritrovate nel bosco e poi soccorse, nella famiglia Beck si riaccende la speranza che quella donna possa essere la loro figlia Lena, sparita ormai 13 anni prima. La verità, però, è molto più complessa, e riguarda più persone, tutte vittime tenute sotto sequestro da un feroce psicopatico.
Riguardo l’adattamento del libro in serie tv, la scrittrice Romy Hausmann, intervistata per Netflixqueue ha dichiarato: “È stato davvero fantastico. Quando un giorno mi sono ritrovata sul set ho pensato: Oh mio Dio, non è reale! C’erano centinaia di persone, tutti questi furgoni e luci, il ciak del regista con su scritto ‘La mia prediletta’. Quando mi è stato permesso di guardare la serie, ho pianto durante i primi due o tre episodi. Non ci potevo credere. È tutto partito da un file Word sul mio piccolo laptop e all’improvviso è diventata così grande. E tutte le persone coinvolte nel progetto ci hanno messo tantissimo. Si sono spinti oltre i loro limiti tanto quanto ho fatto io per iscritto”.
La mia prediletta, che in pochi giorni ha scalato le classifiche di Netflix, ha dunque attratto non solo gli appassionati di true crime e quelli che conoscevano il libro, ma anche nuovi spettatori incentivati dal passaparola degli ultimi giorni. Fra gli elementi che hanno contribuito al successo dello show, il cast, dominato in prevalenza da figure femminili di spessore e descritte con accuratezza, e le lugubri e asfissianti atmosfere delle ambientazioni, girate fra Germania e Belgio.