Venezia80 si chiude con un pugno nello stomaco. Correndo sul filo sottile che separa vita e morte, La società della neve di J.A. Bayona riporta sullo schermo le vicende che hanno preceduto e seguito il disastro aereo delle Ande avvenuto nel 1972.
Adattato dall’omonimo libro di Pablo Vierci, nella nostra recensione de La società della neve vi raccontiamo di un film crudo ma rispettoso, che riesce nel complesso intento di ridare volto e voce agli involontari protagonisti di quella vicenda, mettendo da parte il sensazionalismo e insistendo sull’umanità che ha contraddistinto chi è riuscito a salvarsi e chi no.
Genere: Drammatico
Durata: 144 minuti
Uscita: 9 settembre 2023 (Festival di Venezia)
Cast: Enzo Vogrincic Roldán, Matías Recalt, Agustín Pardella
Dalla storia allo schermo
Siamo nel 1972 e un aereo Fokker con a bordo una squadra di rugby diretta in Cile si schianta nel cuore della Cordigliera delle Ande. Dopo lo schianto delle 45 persone presenti, tra ragazzi e accompagnatori, solo 29 riescono a sopravvivere in uno degli ecosistemi più ostili sulla Terra. Nonostante la tragedia faranno di tutto per provare a sopravvivere, anche ricorrendo a misure estreme e infrangendo un tabù primordiale.
Non è la prima volta che Bayona sceglie di approcciarsi a eventi realmente accaduti. Era il 2012 quando con The Impossibile aveva scelto di raccontare la storia quasi miracolosa di una famiglia che riusciva a salvarsi dallo tsunami abbattutosi sulle coste della Thailandia nel 2004. Il regista ha dichiarato di aver scoperto il libro di Vierci proprio in quell’occasione e di aver desiderato sin da subito realizzare un film sulla tragedia della Cordigliera lavorando nella sua lingua madre, lo spagnolo.
E non era nemmeno la prima volta che la vicenda veniva raccontata (ci sono infatti due film uno messicano del 1976, I sopravvissuti delle Ande, e uno americano del 1993, Alive – I sopravvissuti) al cinema, eppure Bayona riesce a dare nuova linfa a questa storia, come se si trattasse di un fatto di cronaca recente; lo fa focalizzandosi sull’essenziale, andando all’osso. Letteralmente. Il tutto mettendo al centro i nomi reali di quelle persone, i loro corpi provati da condizioni invivibili e quel senso di comunità che non può rispondere alla legge del mondo ma a quella della montagna e che fa di tutto per non perdere la propria umanità.
Corpi e voci
Per mettere in primo piano voci, volti, corpi, Bayona non si affida a un cast di attori noti, ma a giovani interpreti argentini e uruguaiani, tra l’altro bravissimi, che riescono davvero a incarnare coloro che, nella mente del grande pubblico, un volto non ce l’hanno.
Una messa in scena che il regista riesce ad amplificare facendoci sentire chiaramente i rumori che i corpi producono, che si tratti di un abbraccio, di ossa che si spezzano o di una masticazione che ci provoca disgusto e dolore. Nel mostrarci l’incedere dei giorni, 72 in totale, l’occhio della macchina da presa quindi non indugia come quello di un voyeur, eppure Bayona non si tira indietro nel ricostruire più fedelmente possibile una vicenda che non vuole essere una sorta di apologia della morte ma un inno alla voglia di vivere.
Forse anche per questo il regista decide di affidare la quasi totalità della narrazione alla voce fuori campo di un personaggio che, almeno inizialmente rappresenta un po’ l’outsider rispetto al gruppo, per poi diventarne una delle personalità trainanti. Il modo in cui viene usata la voce fuori campo nel film è l’aspetto che, a prima vista, ci ha convinto di meno.. Essenziale nel farci empatizzare ancora di più con il gruppo di sopravvissuti, a volte tende a interrompere un po’ il flusso narrativo del film che, in due ore e mezza, riesce a portare sullo schermo una tragedia umana senza indugiare sulla morte. Nell’ultimo atto, però, Bayona ci lascia seguire il disperato cammino di Fernando Parrado e Roberto Canessa verso il Cile nel più totale silenzio. Ed è qui che La società della neve, arrivando al finale, si dimostra un film potente, doloroso nel suo parlare di speranza.
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La recensione in breve
Doloroso e potente, La società della neve di J.A. Bayona riporta sullo schermo la tragedia della Cordigliera delle Ande avvenuta nel 1972. Un film che non ha paura di osare nel raccontare la morte e, soprattutto, la voglia di vivere.
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Voto ScreenWorld