Michela Murgia è una di quelle autrici destinate a far parlare di sé. I suoi libri, infatti, hanno da sempre il potere di dividere ed alzare discussioni sulle tematiche scelte e, soprattutto, le forme utilizzate per trattarle. Questo vuol dire, dunque, che ci si trova di fronte ad una letteratura stimolante ed in grado di utilizzare l’ironia e la provocazione come un elemento costruttivo.
Uno stile che la Murgia ha costruito mettendo se stessa in discussione e al centro di ogni vicenda narrata. Che nascano da elementi autobiografici o riflessioni sociali, infatti, ogni tematica trattata prende spunto dal suo mondo o da opinioni sempre molto chiare e dirette sull’attualità che la circonda. Un’autrice, dunque, dotata di una voce potente e spesso roboante che non accetta manierismi o finti moralismi, tanto meno quando si tratta di mettere in luce le proprie debolezze od un momento stravolgente della propria esistenza. Per conoscerla meglio e comprendere i suoi spunti di riflessione, dunque, proponiamo i 5 migliori libri di Michela Murgia che devono essere assolutamente letti.
1. Accadabora
Pubblicato nel maggio 2009 da Enaudi, questo romanzo rappresenta, con molta probabilità, uno dei successi più evidenti ed importanti di Michela Murgia. Tradotto in numerose lingue straniere, infatti, ha ottenuto premi prestigiosi tra cui il Campiello e il Dessi.
A rendere questa storia così applaudita, però, è soprattutto l’ambientazione arcaica e misteriosa che si riallaccia direttamente alle origini sarde della scrittrice. Il romanzo, diventato anche un film con Carolina Crescentini, ha come protagoniste due donne che vivono in un piccolo paese dell’entroterra sardo. Un luogo ancora ammantato di credenze popolari che hanno il sapore della magia. Qui Maria, ultima di quattro figli, viene adottata da Bonaria Urrai. Una donna benestante che decide di offrire a quella bambina un po’ selvaggia una possibilità di vita migliore. La prima volta che le due s’incontrano, infatti, Maria sta rubando delle ciliegie. Un atto naturale, quasi scontato, vista la sua povertà.
A colpire Bonaria, però, è soprattutto il suo sguardo, assolutamente privo di qualsiasi pentimento o senso di colpa. Per la bambina, infatti, l’atto del rubare è il riflesso della vita vissuta fino a quel momento. Un gesto che continua a ripetere anche dopo essere stata adottata dalla donna. In questo modo, infatti, Maria continua ad esprimere il suo bisogno di possedere.
Il centro reale di questa narrazione, però, oltre al rapporto affettivo tra le due donne, è soprattutto il concetto di eutanasia con cui la protagonista si trova a confronto. Bonaria, infatti, è da tutti conosciuta come l’accabadora, ossia colei che elargisce il sollievo finale a chi decide di non voler più vivere a causa di una malattia senza speranze. La scoperta di questo segreto, dunque, pone Maria di fronte ad un problema di coscienza personale che travolge completamente il rapporto affettivo stretto con la sua seconda madre.
2. Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo più sentire
Può il linguaggio contribuire alla costruzione di una società maschilista o di un impianto culturale atto a discriminare la donna e il suo diritto espressivo? La risposta è assolutamente positiva, purtroppo. E Michela Murgia lo dimostra ampiamente attraverso questo libro nato da una sua esperienza diretta. La scrittrice, infatti, è stata investita con quel “stai zitta” da uno psicologo durante un intervento radiofonico. Un fatto che non ha certo scalfito la sua sicurezza ma che l’ha fatta riflettere su quanto sia importante, proprio attraverso la parola, portare a termine una sorta di resistenza del linguaggio.
Come messo in evidenza proprio dal libro, infatti, ancora oggi l’atto più sovversivo che una donna possa compiere è proprio parlare. Trovare la forza di esprimere le proprie opinioni e, soprattutto, non cedere all’arroganza di un linguaggio che si esprime con arroganza verso questi diritti. Perché la violenza non si esprime solo attraverso l’atto fisico ma, anzi, trova un veicolo quotidiano e più sottile proprio attraverso l’uso della parola. Un sottinteso che si ripercuote anche nell’ambiente culturale ed accademico dove sono ancora troppo poche le figure femminili chiamate ad esprimere il proprio pensiero e a veder riconosciuto il diritto a possederne uno.
3. Tre ciotole – Rituali per un anno di crisi
L’ultimo romanzo scritto da Michela Murgia è, senza ombra di dubbio, anche quello più intimamente personale. Tutta la sua riflessione, infatti, prende spunto dalla diagnosi della malattia che ha cambiato completamente la sua quotidianità. Per questo motivo, dunque, la scrittrice ha deciso di utilizzare la propria esperienza diretta costruendo un impianto narrativo in cui più vite si sovrappongono. Ed ognuna di loro si trova a confronto con un evento che non riescono a controllare.
Che sia la malattia, la fine di un amore o un abbandono, ognuno di loro si trova ad affrontare un cambiamento importante. Uno stravolgimento che, prima di essere pratico, è emotivo ed intimo. Come sopravvivere, dunque, alla quotidianità che viene spazzata via e al sopraggiungere di un’altra, quasi sempre indesiderata? Per la scrittrice il segreto sembra essere l’assenza di belligeranza. Il rifiuto di contrastare il momento e, piuttosto, viverlo come l’ennesima fase di un’intera esistenza.
4. Il mondo deve sapere – romanzo tragicomico di una telefonista precaria
Ironico e dai toni tragicomici. Questo è il tipo di racconto che caratterizza uno dei romanzi più interessanti della Murgia. Tutto nasce da un periodo particolare della sua vita, ossia quello in cui lavorava all’interno del call center della multinazionale statunitense Kirby Company. Prima di essere un romanzo autobiografico, però, questo libro ha assunto la forma di post all’interno di un blog in cui proprio la Murgia descriveva la sua esperienza.
Così, assunta all’interno di un call center, la protagonista scopre che il suo compito è quello di vendere a tutti costi l’aspirapolvere Kirby. A rendere la narrazione veramente interessante, però, è la descrizione del contorno o, meglio, del mondo che gira vorticoso intorno alla sua piccola postazione. Ecco, dunque, che, senza rinunciare ad un tocco d’ironia, la Murgia tratteggia l’universo ricco d’insidie del precariato e di un lavoro dove tecniche motivazionali e mobbing sono all’ordine del giorno. Per non parlare del rapporto particolare che, spesso, s’instaura con chi è dall’altra parte del telefono. Ogni singolo elemento, dunque, è annotato con attenzione dalla Murgia e costituisce un affresco così vivo e reale da colpire anche il mondo del cinema. Paolo Virzì, infatti, prenderà proprio questo romanzo come fonte d’ispirazione per il suo film Tutta la vita davanti.
5. Istruzioni per diventare fascisti
“Essere democratici è una fatica immane. Significa fare i conti con la complessità, fornire al maggior numero di persone possibile gli strumenti per decodificare e interpretare il presente, garantire spazi e modalità di partecipazione a chiunque voglia servirsene per migliorare lo stare insieme. Inoltre non a tutti interessa essere democratici. A dire il vero, se guardiamo all’Italia di oggi, sembra che non interessi piú a nessuno, tanto meno alla politica. Allora perché continuiamo a perdere tempo con la democrazia quando possiamo prendere una scorciatoia piú rapida e sicura? Il fascismo non è un sistema collaudato che garantisce una migliore gestione dello Stato, meno costosa, piú veloce ed efficiente?”.
Con queste parole Michela Murgia introduce il tema al centro del suo Istruzioni per diventare fascisti. Un libro all’interno del quale dimostra di avere un’incredibile capacità dialettica e, soprattutto, di saperla mettere al servizio del paradosso. Pubblicato nel 2018 da Einaudi, inoltre, quest’opera mette in evidenza il suo incredibile potere attuale. Mai come in questi tempi, infatti, il concetto di democrazia ha trovato tanto spazio nelle discussioni pubbliche e private.
Soprattutto se messo a confronto con un passato storico che l’Italia e la sua cultura sembra non aver mai decodificato. Così, utilizzando gli strumenti che le sono più congeniali, come la parola, l’ironia e la provocazione, la Murgia costringe il lettore ad una onestà senza via di scampo, cercando d’identificare e rifuggire dai derelitti del passato che potrebbero andare ad intaccare il presente ed il futuro. Un processo che, per avere successo, richiede il coraggio di sondare soprattutto negli aspetti più oscuri e inconfessabili che si trovano all’interno di ogni persona.