Quali sono le origini di The Last of Us e come è nata la storia alla base del videogioco, che vede protagonisti Ellie e Joel? Per scoprirlo bisogna fare un salto nel passato, tornando addirittura al 2004, dunque ben 9 anni prima dell’uscita di quella che sarebbe diventata una delle opere videoludiche più amate di sempre.
Oggi, un decennio dopo il suo debutto, The Last of Us rappresenta un titolo celebre ed amato in tutto il mondo. La sua nascita, però, sarebbe potuta anche non avvenire, se non fosse stato per una serie di circostanze favorevoli che hanno portato Neil Druckmann e rispolverare un progetto lasciato per anni in un cassetto.
Come riportato da The Hollywood Reporter, nel 2004 Druckmann era uno studente di informatica alla Carnegie Mellon e decise di presentare una propria idea nientemeno che a George Romero. Era stato infatti assegnato il compito di presentare una storia di zombi al leggendario regista che nel 1968 realizzò La notte dei morti viventi, un film ampiamente considerato come precursore del genere zombi.
Prendendo ispirazione da un gioco per PlayStation 2, Ico, e dal personaggio John Hartigan (Sin City), Neil Druckmann ha abbozzato la storia di un uomo che ha perso sua figlia ed una ragazza che ha perso suo padre, che fanno squadra. Il professore di Druckmann ha quindi presentato l’idea a George Romero. “Ma non gli piaceva“, ricorda Druckmann, aggiungendo: “Alla fine ha scelto qualcos’altro“.
L’idea finisce così nel cassetto, mentre la carriera di Druckmann sarebbe decollata di lì a poco. È stato infatti assunto dall’acclamata società di giochi Naughty Dog e si è fatto strada fino ad ottenere il ruolo di co-lead designer e co-sceneggiatore del primo sequel del gioco d’avventura Uncharted. Il risultato, Uncharted 2: Il covo dei ladri del 2009, è stato un enorme successo e Druckmann si è trovato nell’invidiabile posizione di poter scegliere il suo prossimo progetto. È quindi tornato alla sua idea di zombi, che nel frattempo aveva trasformato in una graphic novel.
“Zombie survival horror” è un modo semplice per classificare The Last of Us, ma è anche una descrizione riduttiva. Le influenze di Neil Druckmann sono infatti storie di rapporti umani ambientate su sfondi apocalittici, come il film I figli degli uomini e il romanzo La città dei ladri di David Benioff. “Volevamo fare l’opposto di Resident Evil, che adoro, ma è così esagerato. Combatti contro ragni giganti ed è tutta una questione di varietà di nemici“, ha detto Druckmann, aggiungendo: “Mi sono chiesto: ‘E se invece si trattasse di relazioni intime, un’esplorazione dell’amore incondizionato che un genitore prova per il proprio figlio e le cose belle che potrebbero derivarne e le cose davvero orribili che potrebbero derivarne?“.
Ad un revisore professionista è stata quindi proposta una versione beta del videogioco ma, come nel caso Romero, The Last of Us non ha entusiasmato più di tanto. “Stavo lavorando al gioco dei miei sogni. Ero tipo, ‘Non me lo lasceranno mai più fare’. Ma volevo fallire alle mie condizioni. Quindi non c’è stato alcun compromesso“, ha dichiarato Druckmann.
Insomma, un percorso piuttosto travagliato ed è servita la tenacia e la fiducia in se stesso di Druckmann per far sì che The Last of Us vedesse la luce nella versione che tutti conosciamo. Quando il videogioco è stato rilasciato su PlayStation, nel 2013, è diventato il titolo più venduto da anni ed è stato annunciato come uno dei migliori mai realizzati: il gioco e il suo sequel, alla fine, hanno venduto più di 37 milioni di copie. Neil Druckmann, invece, è diventato co-presidente della Naughty Dog.