Prendete un ragazzino dall’espressione vispa e l’intelligenza acuta, aggiungete una sceneggiatura firmata niente meno che da John Hughes e, per finire, arricchite tutto con un regista, nello specifico Chris Columbus, mosso dal desiderio di riscattare un flop. Questa, in breve è la formula vincente che ha trasformato un film a basso costo in una pellicola cult del periodo natalizio di cui non si può certo fare a meno.
In realtà, però, gli eventi che hanno portato alla realizzazione di Mamma ho perso l’aereo sono stati più complessi. Tra battute d’arresto, inconvenienti, la scelta di un protagonista poco noto e il budget ridotto dalla Warner, per Hughes e Columbus non sono stati certo dei momenti facili da superare. Ma, alla fine di tutto, gli incassi ottenuti da Home Alone, titolo originale negli Stati Uniti, sarà la giusta ricompensa per aver creduto con tanto fervore nel progetto e nella vincente atmosfera natalizia.
Per quanto riguarda Columbus, poi, possiamo dire che questo film ha rappresentato una sorta di allenamento, iniziandolo al lavoro sul set con gli attori bambini. Dodici anni dopo, infatti, sarebbe stato proiettato nel magico mondo di Harry Potter, dirigendo gli allora debuttanti Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint ne La pietra filosofale e La camera dei segreti. Ma questa è tutta un’altra storia. Ora rimettiamo indietro il calendario e torniamo alla fine degli anni ottanta per scoprire alcune delle curiosità su Mamma ho perso l’aereo.
1. Macaulay Culkin e il ruolo di Kevin: com’è stato scelto
Come ha fatto un ragazzino biondo dall’aria furba e semi sconosciuto a legare il suo destino a quello del personaggio di Kevin McCallister, tanto da non riuscire quasi più a liberarsene? Sembra che prima di arrivare a lui Chris Columbus avesse visionato più di 200 ragazzini, in un’età compresa tra gli otto e i nove anni. Nonostante tutto, però, il protagonista sembrava proprio non venir fuori. Fino a quando, almeno, non è intervenuto Hughes con le sue infinite risorse e conoscenze. È stato proprio lui, infatti, a suggerire di utilizzare il giovane Macaulay Culkin con cui aveva già lavorato sul set di Io e zio Buck.
Una scelta perfetta per il film ma, forse, non altrettanto per un ragazzino così giovane e impreparato a ricevere l’ondata di fama ed attenzione che, dopo l’uscita del film, lo avrebbe investito. Non è un caso, infatti, che Macaulay abbia deciso di ritirarsi dalle scene a soli quattordici anni. Sostenere la pressione e le aspettative quando si è degli attori bambini non è assolutamente semplice. E, il più delle volte, si finisce per avere un’adolescenza piuttosto turbolenta. Esattamente com’è avvenuto per Culkin.
2. Macaulay e Joe Pesci, un rapporto turbolento
Oggi, l’ex ragazzino di Mamma ho perso l’aereo ha 41 anni, è diventato padre e ha vestito i panni del modello per Gucci. Una vita tutta nuova, dunque, che lo porta lontano da quel set del 1989 quando non c’era poi molta attenzione a gestire i rapporti con i bambini. Come lui stesso ha ricordato in più di un’intervista, ad esempio, il rapporto più problematico fu con Joe Pesci. E non solo perché si trattava di un attore affermato che poteva incutere soggezione in un bambino. Sembrerebbe, che, dovendo interpretare uno dei ladri, avesse deciso di puntare tutto sull’immedesimazione. Questo vuol dire che per tutte le riprese Pesci non ha stretto nessun tipo di rapporto con Culkin, puntando, il più delle volte, a spaventarlo per avere sul set una reazione quanto più onesta possibile.
3. Dove è stato girato Mamma ho perso l’aereo
Senza tener in grande considerazione il budget limitato messo a disposizione dalla Warner, John Hughes decide di portare le riprese fuori dagli studi. Questo vuol dire prendere come quartier generale l’edificio di una vecchia scuola dismessa di Chicago. Al suo interno vengono ricostruiti tutti gli ambienti di casa McCallister. Per gli esterni, invece, venne utilizzata una villa a 671 Lincoln Avenue a Winnetka, in Illinois.
Tutte queste spese, più la scelta di Joe Pesci e la necessità di farlo affiancare da Stern, oltre a un protagonista semi sconosciuto, però, mettono in allarme la Warner che, a riprese iniziate, considera il progetto ad alto rischio e si ritira. Cosa fare a quel punto? La risposta viene ancora una volta da Hughes che, a conti fatti, è stato il vero deus ex machina di questo progetto.
A lui, ai suoi successi e ai buoni rapporti con la 20th Century Fox, infatti, si deve la realizzazione del film. Questo vuol dire che, in modo misterioso e, forse, ignorando alcune regole essenziali secondo le quali una produzione non può vedere il materiale appartenente a un’altra, la Century Fox visiona le prime immagini e si innamora del progetto. Ed ecco che la macchina riparte.
4. La colonna sonora firmata da John Williams
Una volta concluse le riprese Columbus si rende conto che manca un elemento essenziale: la musica. La persona adatta sarebbe John Williams, che ha firmato da poco la colonna sonora di Indiana Jones e l’ultima crociata, ma le probabilità che accetti senza un budget importante a disposizione sono quasi nulle.
Anche in questo caso, però, la fortuna sembra essere dalla parte di Hughes e Columbus. Williams, infatti, vede un premontaggio e, capendo il potenziale del film, accetta l’incarico nonostante si tratti di una pellicola a low budget. E, considerando quanto accaduto, si è trattata di un’ottima scelta. Per la musica di Mamma ho perso l’aereo, infatti, riceve due nomination agli Oscar.
5. Il cameo di John Candy
Nonostante sia partito come un film a basso budget, Mamma ho perso l’aereo è riuscito ad avere un cast di livello. Ovviamente stiamo parlando dei “cattivi” Joe Pesci e Daniel Stern, rispettivamente nella parte di Harry e Marv. Oltre a loro due, però, il film viene ricordato anche per la presenza di John Candy che, arrivato all’ultimo momento sul set, in sole 24 ore è riuscito a improvvisare e a regalare uno delle battute più rappresentative di questa storia. Per i pochi che non lo ricordano veste i panni di un viaggiatore che cerca di tranquillizzare la signora McCallister in preda all’ansia per aver dimenticato suo figlio a casa.
Il suo “polka, polka, polka” diventa così un vero e proprio mantra. D’altronde, come dimenticare Gus Polinski, il re della Polka, e i famosi successi Kiss me polka e The Polka Twist? Perché, a conti fatti, questi lampi di genio artistico sono esattamente ciò che trasformano un semplice film in un cult. E la storia di Mamma ho perso l’aereo lo dimostra pienamente.