A Milano ha aperto un negozio della catena cinese Shein, ma sarà temporaneo e rimarrà dunque aperto solo per tre giorni. Si trova in pieno centro nel palazzo Giureconsulti dopo che precedentemente aveva esordito in Gae Aulenti con ottimi risultati. Nonostante questa novità che tocca il nostro paese continuano a essere moltissime le polemiche legate alla catena che sta sbancando in tutto il mondo.
In una nota ufficiale del colosso cinese, noto per l’e-commerce in 220 paesi nel mondo, ha specificato come questo sia “un evento inclusivo appositamente pensato per la community italiana, presentando un nuovo pop up space dal mood natalizio nel pieno della città“. Viene scelta ancora una volta Milano come città di riferimento, la capitale della moda in questo periodo pre natalizio farà sicuramente volare gli affari della catena.
Prosegue Shein: “Questo sarà un punto di aggregazione temporaneo dove i fan del brand potranno immergersi nella splendida atmosfera natalizia e avranno finalmente l’opportunità di provare e acquistare, fisicamente, i migliori abiti e prodotti beauty del brand leader per il prêt-à-porter femminile”. Il negozio ha aperto alle ore 14 di oggi poi smonterà “baracca e burattini” il 22 alle 19.00. Leggiamo a margine della nota dell’azienda: “Il temporary event ospiterà un’area dedicata a ogni categoria di prodotto, una postazione social friendly con un angolo dedicato alle foto ricordo per i fan del marchio e una fitting room per provare i capi prima di procedere con l’acquisto e dunque limitare i resi”.
Shein da mesi ormai è al centro però di una serie di polemiche. Una di queste è stata lanciata da Greenpeace, sempre molto attenta all’ambiente, che ha specificato, come riportato da Il Fatto Quotidiano: “Almeno una sostanza pericolosa si trova nel 96% dei capi d’abbigliamento dalla formaldeide nei tutù per le bambine ai ftalati negli stivali”. All4 ha mandato poi in onda un’inchiesta dal titolo “Untold: Inside the Shein Machine” che critica, come specificato da La Repubblica, i prezzi bassissimi frutto di sfruttamento sul lavoro con paghe da fame e diciotto ore di impiego al giorno per i dipendenti senza nessun tipo di festività.
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