È stato uno dei primi film previsti per il 2020 a venire posticipato a causa della pandemia, ma ora è finalmente arrivato in sala. Il sequel di A Quiet Place – Un posto tranquillo riprende le vicende esattamente da dove si era concluso il primo capitolo, proseguendone la narrazione. Una vera e propria seconda parte di una storia, quella della famiglia Abbott, che sa come coinvolgere lo spettatore. A livelli straordinari. Perché ciò che distingue A Quiet Place II dal resto dei film horror contemporanei, anche di recente uscita, è quello di distaccarsi dai soliti e stantii filoni di demoni, assassini e jump scare per costruire un racconto più intelligente. Se la maggioranza dei film horror si basa su una visione passiva dove i brividi sembrano ormai inseriti giusto per timbrare il cartellino, il film di John Krasinski con Emily Blunt ha, invece, più piani di lettura e un senso dell’intrattenimento che porta con sé anche lo spettatore meno appassionato del genere. A Quiet Place II è uno dei miglior horror dell’anno e vogliamo spiegarvi il perché.
Un gran bel giro di giostra
Non abbiate paura se definiamo A Quiet Place II un film horror. In realtà questo secondo capitolo, così come il primo che vi consigliamo di recuperare, non vi shockerà con immagini forti o spargimenti di sangue (quasi completamente lasciati sullo sfondo o fuori dall’inquadratura). Il maggior pregio del film di John Krasinski è quello di mettere in scena un mondo post-apocalittico catturando l’attenzione di ogni tipo di spettatore. Un breve riassunto: pochi sopravvissuti, tra cui la famiglia Abbott composta da madre, un neonato, un figlio pavido e una figlia sordomuta, devono fare i conti con una minaccia aliena. Questi mostri sono particolarmente sensibili ai rumori e, di conseguenza, gli umani rimasti devono vivere in completo silenzio. Pena l’arrivo immediato di queste creature fameliche. Il primo film si concludeva con la scoperta di un punto debole nell’udito dei mostri e questo sequel parte esattamente da qui. La speranza è quella di trovare altri sopravvissuti e divulgare le informazioni. Sempre in assoluto silenzio.
La parola d’ordine che i realizzatori del film sembrano aver preso in considerazione è solo una: divertire. Sotto questo punto di vista, A Quiet Place II è ancora meglio del primo film. Sin dalla prima sequenza il film inizia a costruire una suspense sempre maggiore che non lascia scampo. Raccontando due storie parallele (la famiglia Abbott si dovrà dividere, ognuno con la propria dose di problemi da risolvere) il ritmo rimane altissimo e gli ostacoli da superare si accumuleranno sempre di più. Ci si mette poco a provare davvero empatia per i protagonisti e presto ci si ritrova a tifare per loro col fiato sospeso. C’è un gusto per la tensione che proviene dai migliori film di Alfred Hitchcock, in cui ci si chiede costantemente come i personaggi possano farcela e avere salva la vita. A Quiet Place II è un film che non lascia scampo e che garantisce un gran bel giro di giostra su queste montagne russe. Scarica l’adrenalina, sembra durare troppo poco e, una volta finito, si ha voglia di fare un altro giro.
Regia e recitazione
Merito di due elementi che costruiscono l’intero film, più della stessa sceneggiatura (che comunque è meritevole). Elementi spesso sottovalutati in questo genere di film: la regia e la recitazione permettono infatti quell’identificazione tra personaggi e spettatori che raramente si trova negli horror. Lo stile di regia è chiaro e semplice, con lunghe inquadrature che seguono letteralmente i personaggi e danno l’impressione di qualcosa che avviene lì e ora. Si perde di conseguenza la sensazione di vedere qualcosa di artificiale e fittizio, aumentando la partecipazione dello spettatore mentre assiste alle vicende. L’idea vincente di non dover far rumore fa muovere i personaggi con cautela lasciando il pubblico in un costante stato di allerta. Questo non significa che il film non abbia ritmo, anzi, si procede dritti alla meta, come i giocatori di baseball che vediamo nella prima sequenza. La regia di Krasisnki sa gestire al meglio lo spazio dell’inquadratura, legando saggiamente primi e secondi piani, elementi a fuoco ed elementi sfocati. Qualche jump scare capace di far sobbalzare sulla poltrona il pubblico è presente, ma non si esagera mai. Meglio costruire la suspense, meglio concentrarsi sui personaggi.
Personaggi che non sono semplice carne da macello come spesso accade negli horror. I protagonisti di A Quiet Place II sono veri e propri esseri umani, con il loro passato, i loro caratteri, i loro pensieri. La situazione richiede abilità e intelligenza, di conseguenza tutte le loro azioni hanno un senso preciso, evitando la trappola del nonsense. Ed è soprattutto con la recitazione degli attori che si crea il vero legame con lo spettatore. Sono quattro gli attori protagonisti in questo film: due adulti, Emily Blunt e Cillian Murphy, e due giovanissimi, Millicent Simmonds e Noah Jupe. Tutti credibilissimi e capaci di mostrare un’umanità che non lascia indifferenti. La forza di A Quiet Place II sta proprio nelle persone che abitano quel mondo e lottano per la sopravvivenza, così comuni da poterci identificare facilmente e temere per la loro incolumità. Il film diventa qualcosa in più di un semplice horror.
Un posto tranquillo nel posto tranquillo
Quanto ci mancava il cinema e la dimensione della sala, col suo grande schermo, il buio intorno a noi e l’audio che ci avvolge. A Quiet Place II è il film perfetto per ritrovare la dimenticata esperienza in sala di questi mesi. Il sottotitolo italiano del primo film (qui inesistente) era Un posto tranquillo. Non possiamo fare a meno di notare un legame con il posto tranquillo in cui lo spettatore è tenuto a stare. La sala cinematografica diventa lo spazio perfetto per tifare per i protagonisti del film: nel buio dobbiamo rimanere in silenzio per non far comparire le creature sullo schermo. Lo schermo gigante ci permette di notare ogni minimo oggetto che può rivelarsi una trappola per i nostri sopravvissuti. Avvolti nell’oscurità della sala (e col telefono spento) non abbiamo altre distrazioni se non lasciarci trasportare dal flusso emotivo del film. Infine, proprio in un film in cui fare rumore, gli impianti audio che solo il cinema può donare ci fanno sentire il meraviglioso lavoro sonoro del film. Piedi che calpestano le foglie autunnali, porte che si aprono scricchiolando, sussurri e uccelli che gracchiano: lo spettatore capta ogni singolo rumore, temendo per le conseguenze in arrivo.
Appare quindi perfetto, anche senza mostri in arrivo, partecipare al gioco. Nonostante ormai si possa vedere comodamente sul divano di casa, l’invito è quello di mettere lo smartphone in modalità aereo, spegnere le luci e lasciarsi trasportare dal film. Perché solo così A Quiet Place II risulta un’esperienza cinematografica che fa ritrovare la bellezza del cinema e le ragioni per cui è piacevole staccarsi dal mondo esterno e rifugiarsi nel posto tranquillo della sala, seppur domestica. Il silenzio non è mai stato così divertente.