Nel 2023 la Walt Disney Company festeggerà cento anni di attività, e per l’occasione l’azienda ha commissionato una nuova sigla per accompagnare i suoi film, con una versione estesa del classico motivetto (When You Wish Upon a Star, da Pinocchio) e nuovi dettagli legati al celebre castello. Ed è giusto, per certi versi, che a inaugurare questa cosa sia il film d’animazione disneyano di fine 2022, un lungometraggio che mescola sapientemente passato, presente e futuro, come cercheremo di spiegare in questa nostra recensione di Strange World – Un Mondo Misterioso.
Strange World – Un Mondo Misterioso
Genere: Animazione, fantascienza
Durata: 102 minuti
Uscita: 23 novembre 2022 (Cinema)
Cast: Jake Gyllenhaal, Dennis Quaid, Gabrielle Union, Jaboukie Young-White, Lucy Liu, Alan Tudyk
La trama: salvare la famiglia, salvare il mondo
In un mondo futuro non meglio precisato, la comunità di Avalonia prospera grazie all’attività dell’agricoltore Searcher Clade, che anni addietro ha scoperto una fonte di sostentamento a lunga durata e gestisce con successo la propria fattoria insieme alla moglie e al figlio, anche se quest’ultimo vorrebbe fare altro, esattamente come Searcher rispetto al padre Jaeger, famoso esploratore che è sparito senza lasciare traccia. Un giorno, all’improvviso, Searcher viene reclutato da una vecchia amica del genitore per indagare su un misterioso problema che, se non risolto, potrebbe portare alla caduta di Avalonia.
Il cast: voci familiari
Searcher Clade ha la voce di Jake Gyllenhaal in inglese e di Marco Bocci in italiano, mentre Jaeger ha il duplice timbro potente di Dennis Quaid e Francesco Pannofino. La moglie Meridian e il figlio Ethan sono rispettivamente Gabrielle Union/Lucy Campeti e Jaboukie Young-White/Lorenzo Crisci, e Lucy Liu/Valentina Stredini ha il ruolo di Callisto Mal. Dopo essere stato un animale nei due precedenti film della Walt Disney Animation, l’attore Alan Tudyk ha tre ruoli diversi nella versione originale, inclusi il narratore e il capitano Duffle. Infine, anche se non ve n’è menzione nei titoli di coda, si ipotizza che gli effetti vocali della creatura Splat e del cane Legend, animale domestico dei Clade, siano frutto del lavoro di Frank Welker, una delle voci storiche delle produzioni Disney da quasi quarant’anni, in particolare per riprodurre i versi degli animali (a lui dobbiamo la scimmia Abu in Aladdin, per esempio).
Cent’anni e non sentirli
Concepito principalmente come omaggio ai romanzi e fumetti pulp di fantascienza, ma anche ai serial d’avventura degli anni Quaranta (da cui la strepitosa sequenza d’apertura dal sapore molto vintage), il film unisce varie tradizioni Disney, rimanendo al contempo ancorato nel presente e con un occhio rivolto al futuro. Merito anche di una troupe multiforme composta da veterani (il produttore Roy Conli è attivo presso la major dal 1996, avendo esordito come co-produttore de Il gobbo di Notre Dame, e il regista Don Hall dal 1998 con Mulan) e nuove leve (lo sceneggiatore e co-regista Qui Nguyen ha iniziato come autore del copione di Raya e l’ultimo drago), in mano a cui l’avventura vecchio stampo ha un’estetica classica e futurista al tempo stesso, quasi una versione aggiornata a livello tecnico di quello che la Casa del Topo, guarda caso sempre con Conli come produttore, cercò di fare due decenni or sono, nel 2002, con Il pianeta del tesoro, portando su altri pianeti le avventure marittime immaginate da Robert Louis Stevenson. Il connubio ideale di elementi per inaugurare, come abbiamo già detto, i festeggiamenti per il centenario della major, con un racconto che è insieme del suo tempo e rigorosamente fuori dal tempo.
Questione di famiglia
L’avventura è perfettamente in sintonia con le sensibilità Disney, unendo elementi visivamente nuovi – il mondo strano del titolo – e la riflessione ormai consolidata sull’importanza della famiglia, fondamento narrativo di molti dei lungometraggi d’animazione dell’azienda da alcuni anni a questa parte e fonte di gran parte del pathos di un racconto che sotto la scorza del viaggio allucinante cela un’anima molto umana (inclusa l’inaudita – per la Disney Animation – presenza di un personaggio esplicitamente gay la cui identità è trattata come un dato di fatto e non qualcosa da sbandierare a fini di marketing, così come la componente ecologista della trama). È intatta anche la componente autoironica del recente filone disneyano, che qui si manifesta sotto forma di battuta sull’assenza di cattivi nel senso classico del termine in molti titoli degli ultimi anni (da Oceania in poi, sostanzialmente). Una consapevolezza che dà al canovaccio non propriamente originale abbondanti dosi di ingredienti che sanno sorprendere, fino alla maestosa inquadratura finale che chiude il cerchio con eleganza.
Il tradizionale nel digitale
È dal 2011, con l’uscita di Winnie the Pooh – Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri, che la Disney Animation ha ufficialmente rinunciato ai film fatti interamente con tecniche tradizionali, abbracciando pienamente il modello digitale dell’amica Pixar (che nel frattempo è diventata parte integrante dell’azienda). Si parla però di un ritorno allo stile di un tempo, complice il passaggio di consegne dietro le quinte, e nel frattempo non mancano i film dove guizzi di creatività d’altri tempi si insinuano nel panorama fatto al computer. Prezioso, in tal senso, il contributo del regista Don Hall, guarda caso colui che ha firmato l’ultima avventura per il grande schermo del mitico orso creato da A.A. Milne, perché con lui arriva quella ventata di tradizione sotto forma di squisiti inserti old school che danno corpo all’identità pulp dell’avventura. Un piccolo, importantissimo passo in attesa di qualcosa di più grande, proveniente da quello che per una certa generazione di spettatori deve essere un mondo strano quanto quello esplorato dai Clade.
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La recensione in breve
Il sessantunesimo lungometraggio della Walt Disney Animation mescola in modo intelligente tradizione, preoccupazioni contemporanee e una visione tutto sommato ottimista del futuro, con un'avventura spettacolare, coinvolgente e a tratti anche toccante.
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Voto ScreenWorld