In poco più di due giorni, due pessime notizie hanno funestato le giornate autunnali degli appassionati di Fumetto. Kevin O’Neill, 69 anni, e Carlos Pachecho, 60 anni tondi tondi, due artisti fondamentali per l’immaginario di chi è cresciuto a pane e comics ci hanno lasciati ben prima di quel che era lecito sperare. Due disegnatori profondamente diversi eppure parimenti stampati nella memoria, si portano via l’affetto di un numero incalcolabile di fan. Siamo ad omaggiarli nella loro grandezza e diversità.
Kevin O’Neill, caposaldo della british invasion
Nominare Kevin O’Neill significa scomodare una delle colonne, forse meno celebrate ma non meno importanti, della rivoluzione britannica che ha sconvolto il fumetto americano e internazionale negli anni Ottanta. Esordiente su prodotti per i più piccoli e poi formatosi sullo storico periodico 2000 AD, che ha dato lustro e visibilità ad autori ed artisti come Alan Moore, Dave Gibbons, Grant Morrison, Garth Ennis e tanti altri, sin da subito dimostra di essere un visionario grazie alla collaborazione con lo sceneggiatore Pat Mills su storie come Terror Tube e Nemesis The Warlock.
Fantascienza e body horror, approccio caricaturale e iconoclastia si mescolano nello stile di un disegnatore che ha saputo rimanere sempre fedele a sé stesso, al proprio immaginario controcorrente, legato a doppio filo con l’immaginario underground degli anni Ottanta. Tratto immaginifico, spesso sopra le righe e molto dettagliato, gusto per l’orrido e l’assurdo decisamente marcato, capacità di essere tanto particolareggiato quanto pulito e spigoloso, per lasciare spazio alla potenza dei colori in tante storie, si accompagnano da sempre a quello che forse è il talento più grande di O’Neill: saper coniugare atmosfere inquietanti ed estetica pop. In pratica, il riassunto del decennio che lo ha visto emergere fra i grandi del Fumetto, patinato in superficie e percorso da tensioni in profondità.
L’approdo agli Stati Uniti, tra DC e Marvel
Una dimostrazione della potenza dirompente del suo stile? Notato anche dalle case editrici statunitensi, nel 1986 collabora con Alan Moore, su un annual dedicato alle Lanterne Verdi, per la DC Comics. L’allora potentissima Comics Code Authority, sorta di censura ufficiale del Fumetto americano, decide di non concedere l’imprimatur. Se inizialmente pareva che il problema fosse rappresentato da una scena di crocifissione, è presto chiaro che a non andare giù all’autorità moralista statunitense è lo stile rappresentativo stesso dell’artista, giudicato scandaloso di per sé.
Nel 1987, sempre accanto al sodale Mills, ecco i contatti con la Marvel, tramite l’etichetta Epic Comics, con cui la Casa delle Idee produceva storie creator-owned. Un’oasi di creatività quasi completamente libera che Mills e Kevin O’Neill sfruttano come piattaforma per lanciare Marshal Law, che conferma il talento del disegnatore nello scioccare i lettori. La miniserie racconta infatti di Joe Gilmore, brutale super-poliziotto diventato cacciatore di supereroi, vestito in un costume vagamente fetish e armato di risentimento e sadismo. Mills e O’Neill mettono in scena un mondo in cui gli eroi sono bulli, amministrano una giustizia fanciullesca, rispondono ai loro istinti più bassi. Adolescenti nel corpo di adulti potentissimi, prepotenti e ipocriti che il protagonista punisce con un piacere inquietante per la violenza. Se qualcuno pensa di aver letto parte della trama di The Boys, sappia che possiamo comprendere. La permanenza di una storia così dissacrante sotto l’egida della Marvel, nonostante il successo, non poteva essere troppo lunga e ben presto Marshal Law sarebbe migrato verso l’indipendente Apocalyse Comics.
Alan Moore e la Lega degli Straordinari Gentlemen
Infine, dopo molte collaborazioni, ecco tornare il sodalizio con Alan Moore per quello che, agli occhi del grande pubblico, è il lavoro più noto della carriera di Kevin O’Neill. Nel 1999 esce La Lega degli Straordinari Gentlemen, miniserie che traduce i topos del supereroismo, decostruito a dovere in pieno stile Moore, nelle ambientazioni della letteratura avventurosa e fantastica di epoca vittoriana. Il Capitano Nemo, Allan Quatermain, Dr. Jekyll, l’Uomo Invisibile e Mina Murray, la donna rapita e amata da Dracula formano un gruppo di persone dotate di qualità strabilianti che i servizi segreti britannici sfruttano per sventare minacce non comuni. Una squadra di ribelli e reietti, disfunzionale e percorsa da odi, invidie, pulsioni sessuali ed egoismo. Il soggetto perfetto per le matite del visionario O’Neill, che correda la storia di Alan Moore e il suo gioco letterario e metanarrativo di figure spigolose, mostruose, allucinate e arcigne. Un gioco letterario che avrebbe dato vita a un mondo tanto colorato quanto straniante, in accordo con la personalità del Moore di fine carriera, uno sceneggiatore geniale e sempre più distante dal mondo del Fumetto.
Carlos Pacheco, lo spagnolo che rinnovò gli X-Men
Già da qualche settimana il disegnatore spagnolo Carlos Pacheco aveva annunciato il suo ritiro dalle scene per motivi di salute. In particolare, la sclerosi laterale amiotrofica, tristemente nota come SLA, di cui soffriva, aveva causato la paralisi della mano destra. La notizia aveva scosso i moltissimi fan che Pacheco aveva raccolto in tanti anni di collaborazione soprattutto con le due grandi major del fumetto americano, la DC Comics e la Marvel.
Dopo gli esordi nel proprio paese, tra cui molte copertine per gli albi e i volumi spagnoli pubblicati dalla Planeta-DeAgostini, il disegnatore si fa notare dalla Casa delle Idee dopo una collaborazione con Marvel UK, divisione britannica della casa editrice. Il progetto da lui disegnato si intitolava Dark Guard, sceneggiata nientemeno che da Dan Abnett, l’autore a cui dobbiamo la creazione dei Guardiani della Galassia. Nel 1994, Pacheco diventa dunque un pioniere del fumetto spagnolo, che oggi regala moltissimi artisti al mondo dei comics d’Oltreoceano, tra cui alcuni talenti davvero notevoli.
L’approdo alla DC, gli anni di gloria alla Marvel e il progetto Arrowsmith
E notevole è lui stesso, che prima viene cooptato dalla DC per lavorare su Flash assieme a Mark Waid, per alcuni numeri isolati e di riempimento, e poi convince con il suo stile dinamico, pulito e fortemente influenzato dai manga la Marvel a farlo diventare uno dei disegnatori storici delle testate mutanti. Prima una miniserie dedicata al viaggiatore temporale Alfiere, come parte della saga distopica L’Era di Apocalisse, poi incarichi sempre più importanti e con nomi altisonanti ai testi. La mini di Warren Ellis dedicata agli Starjammers, o Predoni Stellari in Italiano, e soprattutto un ciclo dedicato a Excalibur, sempre al fianco di Ellis, che i lettori di vecchia data ricordano con grande affetto. Per poi firmare Vendicatori per sempre, una delle più belle avventure degli Avengers di quegli anni, scritta da Kurt Busiek, alcune storie dei Fantastici Quattro e soprattutto lunghi cicli sulla testata mutante per eccellenza, X-Men, accanto a Scott Lobdell. Non si contano i lettori di oggi che si sono innamorati del gruppo di Ciclope, Wolverine e Fenice posando per la prima volta gli occhi sulle tavole Carlos Pacheco.
Oltre ad essere una delle guide della carica degli artisti europei alla Marvel e alla DC negli anni Novanta, lo spagnolo è stato tra coloro che più hanno contribuito in quel periodo a svecchiare le atmosfere visive dei comics, a contaminarle con la sensibilità di disegnatori cresciuti sì con i supereroi, ma anche leggendo quel che veniva dal Giappone, fungendo da ponte tra le due più grandi industrie del Fumetto mondiale e rimescolando il tutto tramite la lezione delle tradizioni europee.
Sebbene la sua fama rimanga legata a doppio filo alla Marvel e ai suoi personaggi, si segnalano anche alcuni progetti importanti anche in DC Comics, come la graphic novel JLA/JSA: Vizi e Virtù, accanto a David S. Goyer e Geoff Johns, diverse storie di Lanterna Verde, sempre con Johns ai testi, a metà degli anni Duemila, nonché quattro numeri del Batman/Superman di Jeph Loeb.
Nel cuore dei fan rimane anche la miniserie fantasy Arrowsmith, ambientata in una versione del nostro mondo in cui però esistono e si muovono nella storia le forze della magia e scritta nuovamente da Kurt Busiek. Fletcher Arrowsmith è uno stregone che combatte contro le forze degli imperi centrali dopo aver appreso le arti occulte, nel corso della Prima Guerra Mondiale. Sei numeri d’esordio colpirono la fantasia dei lettori nel 2003, per poi concludersi ed essere ripresi in futuro. Proprio a gennaio del 2022 è uscito negli Stati Uniti il primo numero di Arrowsmith: Behind Enemy Lines, nuova miniserie dedicata al personaggio. Purtroppo, Carlos Pacheco non potrà vederne la conclusione.