Mentre la quarta stagione di Boris spopola su Disney+, molti si sono chiesti se possiamo aspettarci un Boris 5. Ne abbiamo parlato con alcuni dei protagonisti della serie durante la live di ieri sera sul canale Twitch di ScreenWorld e possiamo dire che non lo hanno escluso del tutto: si farà ma solo se ci sarà del materiale valido.
Ieri sera Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti e Carlo De Ruggeri sono stati i protagonisti di un’interessantissima live twitch su Boris. Incalzati dalle domande di Michele innocenti e Floriana Bria, hanno parlato della serie tornata undici anni dopo la trasposizione cinematografica del 2011.
L’occasione era troppo ghiotta per non chiedere ai tre ‘sceneggiatori’ de Gli occhi del cuore e a Lorenzo se sarebbero ritornati per una quinta stagione. Alla domanda, la più attesa dai tantissimi fan presenti nel canale Twitch di ScreenwWorld, ha risposto per primo Andrea Sartoretti che ha citato le parole di Giacomo Ciarrapico, uno dei tre “veri” sceneggiatori di Boris. “Se ci sarà qualcosa da dire: si“, ha detto e ha aggiunto “Il problema sarebbe farla se non ci fosse nulla da dire. Sarebbe irrispettoso per il pubblico.“.
Carlo è stato più fatalista “Non lo so, se ci sarà, lo suggerirà la realtà, come è successo per la quarta stagione“. Massimo è combattuto al pensiero del ritorno di Boris “Una parte di me spera si faccia, una parte ha ancora più paura che si faccia, anche più paura rispetto alla quarta” e “Fare una quinta stagione l’anno prossimo sarebbe più rischioso che aver fatto la quarta dopo undici anni. Detto questo, come ha detto Andrea, si farà solo se ne varrà la pena“.
Il ritorno sul set di Boris, per i quattro ospiti della live, è stato un ritorno a casa, non c’è stato bisogno di fare riunioni di produzione. “Ci siamo incontrati direttamente sul set al momento del primo ciak“, ha raccontato Andrea. L’attore, riferendosi all’evoluzione dei personaggi interpretati da lui, Valerio Aprea, e da Massimo De Lorenzo, ha detto: “In questa stagione sono dei cialtroni che hanno imparato a fare il mestiere, anche se alla fine prevale il gioco come quando si giocano René Ferretti ai canestri. Quando devono dimostrare che sono il Titanic della sceneggiatura ci mettono un attimo“.