Se siete appassionati di fantascienza avrete sicuramente visto molti film e serie Tv sul tema ma magari vi siete sempre fermati lì, allo schermo, senza mai aver provato ad andare oltre, passando – a ritroso – dal digitale all’analogico. Eppure non è il cinema, almeno non da solo, ad aver fatto la storia della fantascienza. I libri hanno dato il “la” a un universo infinito di possibilità quando ancora i mezzi tecnici per mettere su schermo le fantasie degli scrittori erano troppo pochi.
Vi presentiamo allora cinque grandi capolavori della narrativa fantascientifica che da appassionati/e non potete esimervi dal leggere. Non si tratterà di una classifica in ordine di importanza, tutt’altro, questi libri di fantascienza sono i pilastri portanti (a parer nostro) di un genere amato in tutto il mondo e che ha dato vita a uno dei filoni più sorprendenti sia della narrativa che della cinematografia internazionale.
1. Il Ciclo delle Fondazioni (Isaac Asimov)
Non c’è molto da dire su Asimov. Padre della fantascienza moderna, russo naturalizzato americano (con tutte le polemiche che ne conseguirono allora e quelle che potrebbero conseguirne adesso), scrittore prolifico e membro della celebre SFWA, l’associazione statunitense degli scrittori di fantascienza (e fantasy). Il Ciclo delle Fondazioni si compone di più libri ma essendo una sola grande storia doveva per forza di cose occupare un solo posto.
Questo capolavoro ha ispirato moltissimo di quello che fu scritto dopo e soprattutto molto di quello che abbiamo visto al cinema. Lo stesso George Lucas confessò di essere stato letteralmente folgorato da questo racconto e che il pianeta di Coruscant sia effettivamente la sua personale trasposizione su schermo di come immaginava Trantor, la capitale galattica inventata proprio da Asimov.
Questo libro è una grande avventura fitta di personaggi e storie avvincenti dove non è per forza lo scontro armato a essere al centro dell’azione quanto, invece, la capacità della mente umana di stravolgere lo status quo e plasmare il futuro. Molti hanno definito Il Ciclo delle Fondazioni la prima vera space opera, e non a torto: se non lo avete letto vi siete persi il pezzo fondamentale del puzzle fantascientifico.
2. Trilogia di Valis (Philip K. Dick)
Vi aspettavate “La Svastica sul Sole”? Peccato! Il vero capolavoro di Dick è la Trilogia di Valis ed è anche il suo manifesto più completo e sincero. Non esageriamo a dire che leggendo questo libro non guarderete mai più la realtà con gli stessi occhi.
Valis è un’entità a metà fra il tecnologico e il sovrannaturale in orbita intorno alla Terra, o almeno così dicono alcuni. Da tempo immemorabile plasma le vite e soprattutto i pensieri degli esseri umani tramite raggi laser invisibili, onde radio e campi magnetici. L’unico modo per entrare in contatto con Valis e spalancare le porte della vera realtà è fare uso di sostanze psicotrope molto forti. Così come facevano i seguaci di Gesù… Che c’entra Gesù Cristo? Beh, la risposta è dentro il libro.
Possiamo soltanto ribadire un concetto: leggere la Trilogia di Valis scuoterà le fondamenta stesse del vostro pensiero e della vostra esistenza, sarà un viaggio psichedelico, folle eppure tremendamente e sorprendentemente possibile.
3. Solaris (Stanislaw Lem)
Che dire di uno degli scrittori più importanti della letteratura del ‘900? Per certi versi, Stanislaw Lem è superiore alla maggior parte dei suoi colleghi e dove non lo è narrativamente parlando lo è umanamente. Il suo unico difetto era essere sovietico e comunista, cosa che la SFWA era pronta a “perdonargli” ma che Philip K. Dick non gli perdonò mai. Dovete infatti sapere che la SFWA discusse a lungo sulla possibilità di accogliere lo scrittore naturalizzato polacco fra i suoi membri.
Occorreva però l’unanimità e mentre Asimov e altri grandi padri della fantascienza lo volevano ardentemente fra loro c’era qualcuno, Dick appunto, vittima di manie di persecuzione (dato l’uso eccessivo di droghe di cui era schiavo) convinto che i comunisti lo volessero uccidere. Fu per il voto contrario di Dick che al forse più grande scrittore di fantascienza introspettiva non venne concessa tale onorificenza.
Quanto al libro, beh, chi non conosce Solaris? Un pianeta sperduto, lontano da molte rotte stellari, interessante soltanto dal punto di vista scientifico ma comunque tenuto in scarsa considerazione dalla comunità scientifica del futuro. Il pianeta si muove, è in qualche modo “vivo” e cerca di comunicare con gli umani in orbita bassa attorno a esso. E si sa, come soleva dire Lem, che gli esseri umani potranno anche viaggiare lontanissimo nel cosmo, oltre ogni limite, ma i loro demoni andranno sempre con loro.
Perché il problema non è sopravvivere all’universo ostile, ma sopravvivere a se stessi. Saranno proprio quei demoni insiti nell’anima che il pianeta userà per “comunicare” a modo suo con il protagonista e i suoi compagni…
4. Incontro con Rama (Arthur C. Clarke)
Se gli autori che abbiamo citato finora si trovano nell’olimpo del genere che prendiamo in esame, Clarke è l’autore meno interessato a entrare a far parte di classifiche, lotte di potere e soprattutto di immagine. Lo scrittore inglese era interessato a divertirsi quando scriveva e soprattutto si sentiva soddisfatto del suo lavoro solo quando le sue opere piacevano in primis a se stesso.
In Incontro con Rama l’umanità viene per la prima volta in contatto con qualcosa di alieno e una spedizione viene lanciata per stabilire un contatto pacifico. Tuttavia gli alieni non sono affatto interessati a noi, anzi, sembrano essere solo di passaggio e tutto ciò che fanno lo fanno in triplice copia: costruzioni, macchine, strutture, cosicché quando alla fine lo strano (ed assurdamente enorme) oggetto si allontana dal sistema solare sorge spontanea una domanda. Se i Ramani fanno tutto in serie da tre, allora…
Un capolavoro assoluto che non vuole arrivare da nessuna parte ma solo far fare al lettore molte domande alle quali sarà lui stesso a dover dare una risposta, pena il perdersi in infinite discussioni con la propria coscienza.
5. Gli Incappucciati d’Ombra (Edmond Hamilton)
Probabilmente non conoscerete questo piccolo libro. Avremmo potuto mettere tanti altri grandi capolavori della fantascienza al posto de Gli Incappucciati d’Ombra, ma il peso di questa opera non è solo (o soltanto) in se stessa bensì sparsa in moltissime altre opere successive che hanno pescato a piene mani da questo libro, ad esempio: film come Ultimatum alla Terra e addirittura un videogiochi come Mass Effect.
Sì, perché Edmond Hamilton ha creato una storia semplicissima ma di grande impatto emotivo e da brividi. Cosa succederebbe se, un giorno, sulla Luna venissero ritrovati reperti di un’antica civiltà? Di certo gli umani cercherebbero di tradurre le iscrizioni per sapere dove cercare gli alieni. E se il messaggio chiedesse chiaramente di non provare a cercarli e soprattutto di non viaggiare mai e poi mai attraverso le stelle?
Gli Incappucciati d’Ombra mostra la vera essenza dell’essere umano: cogliere sempre le sfide, spingersi oltre, ma fa anche di più. Hamilton porta gli esseri umani al limite, lì dove c’è qualcuno che a un certo punto dirà: “Non plus ultra”, pena l’annientamento totale.