Jean-Luc Godard è morto il 13 settembre 2022 all’età di 91 anni, come riportato da Libération. Il regista era celebre per essere stato uno dei principali esponenti della Nouvelle Vague insieme a François Truffaut, Jacques Rivette, Claude Chabrol ed Eric Rohmer. Nel corso della sua carriera, l’autore si è distinto per grande prolificità e seminali innovazioni linguistiche apportate al mezzo cinematografico.
Fonte di ispirazione per i registi della New Hollywood, Jean-Luc Godard ha ricevuto il Leone d’Oro alla Carriera nel 1984 e il Premio Oscar alla Carriera nel 2011. Tra i suoi film si ricordano Fino all’ultimo respiro, La donna è donna, Questa è la mia vita, Il disprezzo, Bande à part, Una donna sposata, Il bandito delle 11, Il maschio e la femmina, e i recenti Adieu au langage – Addio al linguaggio e Le livre d’image.
Nei primi anni Cinquanta, Jean-Luc Godard ha iniziato la sua carriera in qualità di critico cinematografico per riviste come Arts e, soprattutto, i Cahiers du cinéma. Il suo primo articolo sulla Gazette du Cinéma è intitolato Joseph Mankiewicz e, nel 1952, pubblica tre celebri articoli sui Cahiers: una breve recensione su Rudolph Maté, una più impegnata recensione su L’altro uomo di Alfred Hitchcock e un saggio dal titolo Difesa e illustrazione del découpage classico che dimostra la sua visione totalizzante delle arti come la letteratura, il cinema e la pittura.
Jean-Luc Godard fonda nel 1969 con altri cineasti il Gruppo Dziga Vertov, sperimentando un cinema collettivo e rifiutando il ruolo di autore nella convinzione che esso sottintenda un’ideologia autoritaria e gerarchica. Tendenzialmente, la sua carriera viene suddivisa in tre periodi che vanno dal 1960 al 1967, dal 1968 al 1972 e, infine, dal 1975 a oggi.