Si inserisce nella lunga tradizione delle pellicole sugli scambi di corpi Rosanero, la nuova commedia Sky Original, in prima tv assoluta il 9 settembre su Sky Cinema Uno alle 21.15, disponibile on demand e in streaming solo su NOW. Presentato al Giffoni Film Festival 2022, il film sorprende per alcuni aspetti, e lascia perplessi per altri, ma è la prima caratteristica ad avere la meglio, come vedremo nella recensione di Rosanero.
Rosanero
Genere: Commedia
Durata: 96 minuti
Uscita: 9 settembre, su Sky Cinema e NOW
Cast: Aniello Arena, Fabiana Martucci, Ciro Esposito, Salvatore Esposito, Antonio Milo
Scambio di corpi
Tratto dal romanzo omonimo di Maria Tronca edito da Baldini+Castoldi, Rosanero è stato adattato da Andrea Porporati, che l’ha diretto, insieme a Salvatore Esposito, che è protagonista accanto alla debuttante Fabiana Martucci. Dopo Gomorra-La Serie e La cena perfetta, Esposito torna a vestire i panni di un camorrista, ma questa volta nei toni della commedia. Interpreta Totò, un boss temuto e rispettato nel quartiere che, in seguito a un’esperienza di pre-morte dopo un attentato a suo carico, si trova a scambiarsi il corpo con quello di Rosetta Capuano, una bambina di dieci anni vittima di un incidente in altalena.
Rosetta è la figlia del fioraio del quartiere, che deve sottostare al pizzo di Totò in cambio di protezione. Uno stratagemma in stile Quel pazzo venerdì è l’inizio di una commedia degli equivoci che conferma le doti attoriali di Esposito, anche nel prendere in giro un personaggio che egli stesso ha contribuito a creare come quello di Genny Savastano (possiede una tigre domestica che ama più delle sue tre fidanzate). La Martucci è acerba ma simpatica nel ruolo e le situazioni messe in piedi all’inizio della trama risultano spesso disequilibrate e poco credibili. Se si riesce a superare la sospensione dell’incredulità, si verrà un po’ catturati dall’autoironia del racconto.
Uno sviluppo pieno di sorprese
È infatti nella seconda parte di Rosanero, paradossalmente, che la pellicola funziona meglio. Una serie di sviluppi inaspettati che strizzano l’occhio a commedie come Last Christmas portano la storia su un livello maggiormente tragicomico e realistico, pur nei limiti della dimensione fantastica del racconto.
Il film si rivela così una favola moderna con toni anche dark, che non risparmia sangue e uccisioni, per ricordare che siamo sempre all’interno di una cornice camorrista. A questo contribuisce l’altra interpretazione più riuscita del film, quella del caratterista e “spalla” di Esposito/Totò, Aniello Arena nel ruolo di Michele a’Murena, braccio destro terribile eppure dal grande cuore. Il personaggio riassume insomma le due anime della pellicola. Anzi, quest’ultima vuole proprio riflettere sulle ripercussioni della mafia sulle istituzioni politiche e della legge (con un divertente Sebastiano Somma che si presta a un ruolo sopra le righe).
Vuole anche far ragionare su quanto paradossale sia il meccanismo con cui funziona la Camorra, che in fondo fornisce protezione proprio da se stessa. Due spunti decisamente più interessanti rispetto alle riflessioni sui bulli, come quello del quartiere che si ritrova ad affrontare Rosetta tra i vicoli, una dinamica già vista in mille film e serie tv. Insomma dove il film non funziona nella prima parte – poco realismo e poca credibilità di alcune sequenze – recupera nel secondo tempo – realismo anche crudo e un epilogo dolceamaro, in cui i colpi di scena si susseguono uno dietro l’altro.
Ribaltamento di genere
Rosanero prova anche a giocare con le rappresentazioni di genere per due universi agli antipodi come quello di una bambina che va in quinta elementare e quello di un boss emergente della criminalità organizzata. Lo fa anche attraverso l’uso del colore, fin dal titolo: il nero di Totò e il rosa, la tonalità preferita di Rosetta. Non solo il genere narrativo, contrapponendo due tonalità che rispecchiano i mondi che raccontano, ma anche quello biologico, giocando su quanto oramai il rosa non dovrebbe rappresentare solamente le bambine e il nero/blu i maschietti.
La commedia continua a giocare col colore quando utilizza tonalità “spente” per la casa di Rosetta, preda della quotidiana routine di una famiglia semplice, contrapposte ai colori esagerati e sgargianti/leopardati per l’abitazione/fortezza di Totò, simbolo dell’eccesso della Camorra napoletana. Un film che ha messo più attenzione di quanto sembri nella messa in scena di una Napoli oramai abusata. Rosanero è insomma dolceamaro, come la vita. Quella vera. Che da oggi in poi definiremo proprio così: “rosanera”.
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La recensione in breve
Rosanero è un film che continua una lunga tradizione cinematografica, quella degli scambi di corpi/anime, imbastendo una commedia degli equivoci che funziona più nella seconda parte, quando passa allo sviluppo delle sottotrame dal sapore dolceamaro, che nella prima, dove la richiesta di sospensione dell’incredulità risulta eccessiva.
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Voto ScreenWorld