Neil Patrick Harris ha approvato la foto del pene utilizzata in Uncoupled, il nuovo show Netflix in uscita oggi 29 luglio. In questa serie, l’attore interpreta un agente immobiliare di New York la cui vita viene sconvolta dopo che il suo compagno lo abbandona bruscamente dopo una relazione durata ben 17 anni. Lawson inizia così a farsi strada a fatica nel mare magnum degli appuntamenti ed è costretto a familiarizzare con app come Grindr e con il concetto di “foto del pene”.

In occasione della spettacolare première dello show, la star di How I Met Your Mother ha raccontato a Page Six di essere stato profondamente coinvolto nell’approvazione della foto del pene del suo personaggio, Michael. “Mi è stato chiesto di scegliere un pene, il che è più difficile di quanto si pensi. Davvero, è un gioco da duri!”, ha commentato con un sopracciglio alzato. Il veterano della televisione ha spiegato che gli è stato anche chiesto di scegliere anche se utilizzare “un fallo di lattice flaccido che era stato lasciato nel camerino”, per cui, però, non ha dato la sua approvazione.

“Non andava bene perché sono davvero orgoglioso del pene di Michael. Meglio quello vero che qualcosa prodotto in serie, che si può acquistare online”.

L’attore ha rivelato che la ricerca del pene giusto ha dato vita a un itinerario laborioso. “Abbiamo iniziato a cercare tra le foto di persone che hanno fotografato i loro peni negli spogliatoi”, ha raccontato. “E bisognava trovare la giusta angolazione, la circonferenza e la ‘mascolinità’ adatta. Credo che abbiamo trovato il giusto mix. Sono orgoglioso di quello che sto portando su Netflix”.

Oltre ad Harris, alla prima dello show – di cui abbiamo parlato nella recensione di Uncoupled – erano presenti le altre star, Tisha Campbell, Brooks Ashmanskas, Tuc Watkins ed Emerson Brooks, nonché i creatori, Darren Star e Jeffrey Richman.

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Nato a Siracusa nel 1993, Matteo Marescalco è redattore di ScreenWorld.it, CinemaSerieTV.it e CultWeb.it. Collabora anche con le riviste online Birdmen Magazine e Point Blank. Tra il 2021 e il 2022, ha lavorato per Sergio Bonelli Editore come story editor e ufficio stampa. Ha scritto il libro Blumhouse Productions - La casa americana degli orrori (edito da Bietti Edizioni), la prima monografia italiana sulla casa di produzione fondata da Jason Blum.