Si va a vedere un film anche per essere stuzzicati. “Scandalizzare è un diritto, essere scandalizzati è un piacere”, diceva Pasolini: è vero oggi come lo era cinquant’anni fa. Il cinema, d’altronde, è arte popolare, e il suo ruolo è quello di coinvolgere, stimolare, provocare il grande pubblico.
Esiste, in questo senso, un genere più autenticamente popolare di quello erotico? Una storia che sia in grado di sollecitare lo spettatore nella sua dimensione più basilare, quella fisica, è a suo modo una storia “per tutti”. Sta proprio qui il paradosso del cinema per adulti: il suo voler essere generalista senza avere la libertà di farlo. Ed è curioso osservare come, nel corso degli anni, l’erotismo abbia trovato tantissimi modi diversi per insinuarsi segretamente nell’immaginario filmico, per scardinare i canoni del racconto classico e rivoltarli a proprio piacimento. Anche questo è un atto sovversivo, anche questo è cinema.
Quali sono i titoli più importanti di questo filone? Ve lo diciamo qui di seguito, in una rassegna dei migliori film per adulti, i più hot e provocanti da noi selezionati.
1. Ultimo Tango A Parigi (1972)
Film-scandalo per eccellenza. Condannato (letteralmente) al rogo dopo l’uscita in sala nel 1972, Ultimo tango a Parigi valse al regista Bernardo Bertolucci, all’attore protagonista Marlon Brando e allo sceneggiatore Franco Arcalli una condanna a due mesi di prigione, evitati fortunatamente con la sospensione condizionale della pena. Venne riabilitato solamente quindici anni dopo, nel 1987, ma le interminabili traversie giuridiche contribuirono enormemente al fascino leggendario di questa melodramma erotico. Ad oggi è uno dei film italiani più conosciuti e celebrati di sempre.
Il capolavoro di Bertolucci racconta l’appassionata relazione tra Paul (Marlon Brando), un americano trapiantato a Parigi, e la ventenne Jean (Maria Schneider): un’attrazione fatale, che scoppia violentemente mentre i due si ritrovano a visitare lo stesso appartamento. L’esito sarà ovviamente tragico: anche qui, come in ogni melò che si rispetti, eros e thanatos sono due facce della stessa medaglia.
2. Romance (1999)
Catherine Breillat: un nome, una garanzia. Nel giro di qualche film (tra cui spicca il controverso A Mia Sorella!), l’attrice e regista francese è divenuta una personalità di spicco del filone più estremo del cinema francese: grazie al suo sguardo sincero ed elegante, Breillat racconta la realtà del sesso con una spregiudicatezza che risulta tuttora sconvolgente.
Questo Romance, tra i suoi lavori più conosciuti, segue le avventure sessuali di Marie, una giovane bellissima che abita insieme al fidanzato Paul. Il loro rapporto è però gravato da una mancanza di soddisfazione fisica che spingerà la donna a cercare piacere altrove. Fra i suoi amanti c’è anche Paolo, interpretato da un inedito Rocco Siffredi: anche solo per questo motivo, Romance rappresenta un must per tutti gli appassionati.
3. Io, Caligola (1979)
Il primo dei tre titoli della lista diretti da Tinto Brass, il maestro del cinema erotico italiano. Sicuramente anche il più malfamato, a causa degli innumerevoli problemi in cui la produzione incappò. Scritto dall’americano Gore Vidal e prodotto da Bob Guccione (editore della rivista pornografica Penthouse), il film di Brass fu lungamente conteso dai tre autori, ognuno con la propria visione di quello che la pellicola rappresentasse.
Il risultato, per come lo possiamo vedere nella versione integrale curata da Guccione, è una sagra di kitsch porno-peplum: la storia di Caligola e del suo impero di sesso e violenza è messa in scena con un gusto per l’eccesso sfarzoso (scenografie di Danilo Donati, lo stesso di Fellini – Satyricon) troppo eccessivo perché si resti indifferenti. Per i fan dei film storici in salsa erotica è un cult imperdibile.
4. Shortbus – Dove tutto è permesso (2006)
Nella New York di inizio Duemila si intrecciano le vita romantiche di una moltitudine di personaggi, tutti in cerca di una loro realizzazione sessuale: dall’insoddisfatta terapista Sofia Lin, alla coppia di omosessuali James e Jamie, passando per la dominatrice Severin.
Il regista di questo Shortbus, John Cameron Mitchell, è lo stesso che qualche anno prima aveva interpretato la trans Hedwig nell’omonimo musical (diretto sempre da lui). Ad animare i due film c’è un simile intento provocatorio, un tentativo di rivendicare una sessualità che è complessa e contraddittoria come i suoi personaggi: nel suo melting pot erotico, anche Shortbus – Dove tutto è permesso vibra di una contagiosa, inconfondibile forza vitale.
5. Crash (1996)
Solo una mente contorta e affilata come quella di David Cronenberg poteva portare sullo schermo il celebre romanzo di J. G. Ballard. Al di là del contenuto altamente controverso, Crash rappresenta un giro di vite fondamentale nella carriera del regista canadese: l’aggiornamento della sua poetica sulla carne all’era tecnologica, in una parabola di sangue e metallo che è tanto futuristica quanto profondamente tragica.
Il film vede come protagonista l’alter-ego di Ballard (interpretato da James Spader): l’uomo, coinvolto in un incidente automobilistico, sviluppa un particolare feticismo legato proprio agli incidenti d’auto. Si trova così coinvolto in un gruppo di strani personaggi il cui desiderio sessuale va di pari passo con la fascinazione per la morte, la distruzione e il rimodellamento del corpo. C’è da dire altro? Assolutamente imprescindibile.
6. Mademoiselle (2016)
Anche il coreano Park Chan-Wook non scherza in termini di feticismi e perversioni. Basti guardare il capolavoro Old Boy, con il suo sconvolgente plot twist finale, per rendersene conto. Da questo punto di vista Mademoiselle, passato in sordina in Italia, è probabilmente il suo film più morboso, contorto e compiaciuto. È anche quello più politico: un thriller psico-erotico sulla scoperta di una libertà sessuale in tutto e per tutto femminile, scevra da ogni schematismo maschilista.
La ladruncola Sook-He viene assunta da un ricco aristocratica per infiltrarsi a casa di una certa Lady Hideko, e convincerla a sposare l’uomo. Tra Sook-He e Hideko nasce però una passione fortissima, che scombinerà le carte in tavola. Hideko, d’altronde, sembra celare un segreto… ma oltre non possiamo svelare: il piacere liberatorio di Mademoiselle sta soprattutto nel graduale svelamento del suo mistero, fra i cui meandri vi consigliamo di perdervi.
7. Eyes Wide Shut (1999)
Uno di quei film che hanno segnato per sempre il nostro immaginario erotico: l’ultimo capolavoro di Stanley Kubrick, tratto dal romanzo Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, è un’opera ambigua e inquietante, una riflessione sul desiderio sessuale e sul suo ruolo nel rapporto coniugale. Che i protagonisti di un film come questo siano Nicole Kidman e Tom Cruise, la coppia anni Novanta per eccellenza, lo rende ancora più cruciale.
Il matrimonio fra Bill (Cruise) e Alice (Kidman) è entrato in crisi: lei ha confessato di essersi invaghita di un altro durante una vacanza estiva; lui si è messo alla ricerca di qualche scappatella fra le vie di New York. Ma il viaggio di Bill lo conduce in un tunnel di sesso e morte, criminalità e rituali pseudo-massonici: questo turbine pericoloso e disturbante ha il suo culmine nella celeberrima sequenza orgiastica che ha reso il film famoso (e vietatissimo). Erotismo d’autore per mano di uno dei registi più importanti dello scorso secolo.
8. Nymphomaniac (2013)
In una ipotetica lista dei maggiori provocateurs al mondo sarebbe impossibile non menzionare il famigerato Lars Von Trier. Tra una polemica festivaliera e l’altra, il regista danese si è imposto come uno dei nomi più conosciuti del circuito europeo. E a buona ragione: lo ha dimostrato col suo Antichrist, dove il compiacimento carnale e simbolico del suo autore è spinto all’estremo, e ce lo ha confermato ne La casa di Jack, esercizio iper-narcisista di morbosa e tetra violenza.
Nymphomaniac si inserisce temporalmente e tematicamente nel solco di questi due film. Il mastodontico lavoro di Von Trier (quasi 6 ore nella versione integrale) è costruito come un memoir. La ninfomane Joe (Charlotte Gainsbourg), picchiata e abbandonata per strada, viene raccolta da Seligman (Stellan Skarsgard), che la porta in casa sua e che la sprona a raccontargli la sua vita: comincia così un lunghissimo, terribile resoconto sull’educazione sessuale della donna, una biografia erotica che sfiora la pornografia nel suo ricorso insistito al sesso esplicito e non simulato. All’interno del percorso filmico di Von Trier, in ogni caso, Nymphomaniac è probabilmente un punto di non ritorno.
9. Shame (2011)
Steve McQueen è uno dei registi più chiacchierati dell’ultimo decennio: grazie all’exploit di 12 Anni Schiavo (tre Oscar nel 2012), l’autore britannico è schizzato subito nella golden league di Hollywood. Fra i film realizzati prima di questo mega successo c’è anche Shame, ritratto drammatico e intimista di un sex addict – interpretato magistralmente da Michael Fassbender, attore feticcio del primo McQueen.
Fassbender impersona Brandon, un fascinoso uomo d’affari newyorchese che sembra avere tutto ciò che desidera. La sua vita apparentemente perfetta, però, rivela uno spaventoso vuoto interiore, che l’uomo cerca di riempire con un numero spropositato di incontri sessuali. Nel descrivere con dolorosa partecipazione il disagio del protagonista, McQueen ha fatto un film devastante dove le numerose scene di sesso sono sempre cariche di una drammatica irrisolutezza. Ed è spaventoso il modo in cui Fassbender si presta alla visione nichilista del suo autore, facendo del suo corpo uno specchio della personalità tormentata di Brandon.
10. Bella Di Giorno (1967)
Pochi cineasti hanno saputo dare forma alle sfumature contraddittorie della passione come Luis Buñuel. La tensione che serpeggia nei suoi film è frutto di un contrasto irrisolto tra l’uomo e la società che interessa soprattutto le sfere della borghesia. Bella Di Giorno, in questo senso, è un’opera particolarmente rappresentativa: anche qui il desiderio è un gioco sociale, una via di fuga dalla trappola in cui la protagonista Séverine (Catherine Deneuve) è rimasta chiusa insieme a Pierre, suo marito.
Questo perturbamento è evidente già nella scena iniziale: l’estatica Séverine è legata a un albero, preda del desiderio violento del marito intento a violentarla. Una memorabile sequenza onirica attraverso cui siamo proiettati dento il labirinto della irrisolta e frustrata protagonista, incapace di condividere le sue fantasie sadomasochistiche col marito. La donna finisce così per esplorare i suoi desideri dentro una casa di incontri, dove inizia a lavorare in segreto.
11. La Vera Gola Profonda (1972)
Il mondo del porno è scollegato da quello del cinema commerciale per una serie di evidentissimi motivi. I rari casi in cui queste dimensioni si incrociano costituiscono un evento a dir poco memorabile: fu così anche nel 1972, quando il film Deep Throat (La Vera Gola Profonda in Italia) divenne un gigantesco successo internazionale, aprendo la strada a un nuovo modo di intendere l’industria del cinema per adulti.
Rispetto ai film pornografici di quegli anni, La Vera Gola Profonda aveva una differenza sostanziale: una trama. Sembra una cosa da poco, ma al tempo fu una vera e propria rivoluzione. La protagonista del film, Linda Lovelace (vero nome dell’attrice), è una donna sessualmente frustrata che non riesce a ottenere un orgasmo. Finché non scopre l’impossibile: il suo clitoride si trova proprio all’interno della gola, e il sesso orale è l’unico modo per darle piacere. Una scusa bella e buona per mettere insieme alcune sequenze hard? Forse, ma non si può prescindere dall’influenza che un film come questo ha avuto nella storia dell’erotismo su pellicola. Più cult di così non si può!
12. Ecco L’Impero Dei Sensi (1976)
Nagisa Ōshima è uno dei registi giapponesi più conosciuti in Occidente, e il successo internazionale di questo suo film contribuì non poco alla sua fama di autore “maledetto”. La produzione di Ecco L’Impero Dei Sensi fu di per sé particolarmente difficile a causa della censura giapponese – tanto che Ōshima fu costretto a venderlo come una coproduzione francese e a ultimare lo sviluppo dei negativi all’estero.
Il film, ispirato a un fatto di cronaca avvenuto davvero nel Giappone degli anni Trenta, narra dell’amore ossessivo di una geisha per il suo uomo, e del vortice erotico in cui i due vengono trascinati. La scioccante conclusione, disturbante oggi come lo era al tempo, è uno dei motivi per cui il film di Ōshima è divenuto oggetto di culto. Ecco L’Impero Dei Sensi, però, è anche un’analisi memorabile del legame fra amore e morte, osservato con sguardo distaccato ma fascinoso da un autore al culmine della sua poetica.
13. Emmanuelle (1974)
Un’opera di spicco nel filone soft-porno degli anni Settanta: diretto da Just Jeackin e tratto dal romanzo di Emmanuelle Arsan (anche protagonista della raccolta di fantasie erotiche), il film fu un tale successo che generò una serie lunghissima di seguiti e spin-off. Un piccolo multiverso erotico, si potrebbe dire adesso.
L’Emmanuelle del titolo (Sylvia Kristel) è una giovane donna che raggiunge il marito in vacanza a Bangkok, dove viene coinvolta in una serie di esperienze sessuali per lei sconvolgenti. Finirà poi tra le braccia di Mario, un uomo più anziano che la userà secondo il proprio ideale di piacere fisico. C’è un fascino malsano nel voyeurismo morboso di un lavoro come questo, in tutto e per tutto figlio dei suoi tempi. L’avventura sessuale della protagonista è insieme eccitante e turpe, liberatoria e sottomessa: oggi un film hot del genere difficilmente incontrerebbe il gusto del grande pubblico. Come documento storico, però, è illuminante.
14. Histoire D’O (1975)
Un titolo ormai storico nel catalogo erotico degli anni Settanta, Histoire D’O divenne un vero successo di pubblico in Francia, dove uscì nel 1975 – in Italia venne distribuito l’anno successivo con quindici minuti tagliati. Tratto dall’omonimo romanzo di Pauline Réage, questo film hot di Jaeckin è, assieme a Emmanuelle, uno dei titoli più celebri fra quelli softcore prodotti in quegli anni.
Racconta la storia di O (Corinne Cléry), una giovane donna che viene utilizzata dal fidanzato René come una vera e propria bambola da cui trarre piacere. La sottomissione di O diventa un gesto di rivalsa, in un moto di contorta introspezione attraverso cui la donna scopre il potere della propria sessualità: agli occhi dello spettatore di oggi può sembrare una prospettiva invecchiata, ma nel bene e nel male è una forma di erotismo cinematografico che ha fatto scuola.
15. Lussuria (2007)
Ang Lee non ha di certo bisogno di presentazioni. Tra i registi asiatici più conosciuti al mondo, l’autore taiwanese vanta una filmografia di grandissima varietà, dove il gusto per il melodramma si unisce a una incredibile duttilità nella gestione dei toni – e la differenza abissale che c’è tra Ragione e Sentimento e I Segreti di Brokeback Mountain ne è la prova schiacciante.
Fra i suoi molti film, Lussuria è sicuramente quello più eroticamente carico. Ambientato nella Cina degli anni Quaranta, racconta la storia di una giovane studentessa (Tang Wei), ingaggiata come spia e incaricata di assassinare un agente speciale (Tony Leung). Per fare ciò, la giovane intreccia con lui una appassionata relazione. Il sesso come esperienza di formazione amorosa, ma anche come campo di un ambiguo gioco carnale e sentimentale: nella forma di una classicissima spy story, Lee fa di Lussuria un potente affresco sull’ubiquità dei sentimenti.
16. Il Fiore Delle Mille E Una Notte (1974)
Quello di Pier Paolo Pasolini è un cinema scisso, doppio. Nella maggior parte dei suoi lavori convivono l’alto e il basso, il sacro e il profano, il sublime e lo scatologico. È una dicotomia che emerge anche dai suoi film più “leggeri”, vale a dire i tre che compongono la cosiddetta Trilogia Della Vita: ne Il Decameron, I Racconti Di Canterbury e Il Fiore Delle Mille E Una Notte, la dimensione erotica del racconto viene sintetizzata in una narrazione a episodi che coniuga immediatezza e spessore contenutistico.
I cinque racconti de Il Fiore Delle Mille E Una Notte sono tutti tratti dalla celebre raccolta di novelle arabe. Tra sentimenti non corrisposti, avventure romantiche e maledizioni ancestrali, gli episodi che formano il film presentano la dialettica fra sesso e morte in maniera più serena ed equilibrata che in passato, senza ricorrere alle provocazioni esasperate dei primi due capitoli: l’esoticismo del setting offre a Pasolini la possibilità di stemperare la sua volgarità nell’ottica di un lieto lirismo che rende Il Fiore Delle Mille E Una Notte il capitolo più armonico della trilogia.
17. Il Portiere Di Notte (1974)
Nella Vienna del 1957, l’ex nazista Maximilian (Dirk Bogarde) lavora come portiere in un albergo di lusso, frequentato da un gruppo di criminali di guerra tedeschi. Poi un giorno appare l’ebrea Lucia (Charlotte Rampling), e Maximilian è costretto a fare i conti con il passato. Lucia, infatti, era prigioniera del campo di concentramento dove l’uomo stazionava, e aveva avuto con lui una torbida relazione romantica. La passione che li univa allora si risveglia improvvisamente, dando vita a un rapporto sadomasochistico che li conduce verso un lento annientamento.
Uno dei film italiani più controversi di sempre, e il primo vero esempio di “nazisplotation” della storia. L’hanno definito addirittura un film nazi-chic: per quanto spaventosa possa apparire un’affermazione del genere, il film di Liliana Cavani si è spinto fin dove altri non erano arrivati, rileggendo un evento terrificante come l’Olocausto nell’ottica di un patinato, morboso e affascinante melodramma erotico art-house. Coraggioso, anche per gli standard di oggi.
18. Salon Kitty (1976)
Il secondo titolo appartenente al filone del “nazisplotation” più autoriale viene dal maestro Brass, che con Salon Kitty fece uno dei suoi film di maggior successo. Complice, senza dubbio, un cast di tutto riguardo che si prestò senza remore alla messa in scena del tripudio erotico ideato dal regista milanese.
Ambientato nella Berlino della Seconda Guerra Mondiale, il film si svolge nel bordello gestito da Madam Kitty (una magnetica Ingrid Thulin): per ordine del comandante Wallenberg (Helmut Berger), la casa d’incontri viene trasformata in un covo di spie naziste pronte a denunciare qualunque cliente che si scopra essere dissidente. Quando una delle ragazze che lavorano lì (Teresa Ann Savoy, già vista in Io, Caligola) scopre che il suo amante potrebbe essere in pericolo, si ingegna insieme a Kitty per vendicarsi di Wallenberg. Il mix fra dramma erotico ed esasperato spettacolo kitsch (con tanto di Thulin en travesti, in una delle scene più famose) contribuì a rendere Salon Kitty un film hot di culto, e uno delle opere più rappresentative del suo autore.
19. Diavolo In Corpo (1986)
Frutto della collaborazione di Marco Bellocchio con lo psicoterapeuta Massimo Fagioli, che partecipò attivamente alla realizzazione di questo e di altri due film del regista (La Condanna e Il Sogno della Farfalla), Diavolo In Corpo rappresenta un’opera senza precedenti nell’itinerario dell’autore di Bobbio per la violenta fisicità con cui mette in scena il racconto. È la storia della nevrotica Giulia (Maruschka Detmers), figlia di un commissario di polizia ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse, e delle sue perversioni amorose – alle quali troverà una cura grazie alla storia d’amore col liceale Andrea.
Crudo e angosciante, il film presenta alcuno dei tratti tipici del cinema di Bellocchio: la tensione politica, la critica alla morale borghese, l’instabilità psicologica della protagonista. A questo si aggiunge una potente dimensione erotica che destabilizzò non poco i critici dell’epoca, con una celebre scena di fellatio. Il sesso come punizione, ricerca, sofferenza: un Bellocchio intenso, non per tutti.
20. Malèna (2000)
Un titolo di riferimento nella filmografia del suo autore, Malèna è il film che consacrò Monica Bellucci come un’icona cinematografica di bellezza e sensualità. Come per Nuovo Cinema Paradiso prima e Baarìa poi, Giuseppe Tornatore compie qui un tuffo nel passato – in questo caso nella Sicilia della Seconda Guerra Mondiale.
Il protagonista, Renato, è un ragazzino di dodici anni, e come tutti i suoi compagni di classe è perdutamente innamorato della bellissima Malèna: suo marito Nino è partito per il fronte, e lei è diventata il sogno erotico di tutti gli uomini del paese. L’amore per la donna, consumato solo nelle fantasie di Renato, sarà la chiave del suo percorso di crescita. Una storia di formazione all’insegna di un fervido, ossessivo voyeurismo: fra i film di Tornatore, Malèna è indubbiamente quello più “hot”. E il personaggio della Bellucci, nella sua figura travolgente, è una presenza indimenticabile.
21. Melissa P. (2005)
Melissa P. è il secondo film di Luca Guadagnino. Proprio lui, il regista di Chiamami Col Tuo Nome, l’autore dell’elegante Io Sono L’Amore e del visionario remake di Suspiria. Prima di volgersi alla raffinatezza del cinema d’autore, il regista di Palermo si era fatto conoscere grazie a un lavoro che, a un primo sguardo, ha ben poco di raffinato.
Tratto dal bestseller 100 Colpi Di Spazzola Prima Di Andare A Dormire, Melissa P. è un teenage drama dalle vistose derive erotiche. Si parla, appunto, della giovane Melissa, che racconta in prima persona (come nel romanzo) le sue esperienze sessuali. Il film è divenuto negli anni un piccolo “scult”, soprattutto a causa del maldestro tentativo del regista, ancora acerbo, di combinare le proprie velleità autoriali con le prurigini da film hard adolescenziale, scontrandosi poi con la produzione. L’aderenza di Guadagnino alla realtà della protagonista, tuttavia, la rende un personaggio quantomeno intrigante, e dona al racconto un’aura di autenticità sentimentale che è difficile da rimproverare. Merita un recupero.
22. La Chiave (1983)
Il terzo e ultimo titolo di Tinto Brass presente in questa lista si avvale di un elemento vincente che lo distingue dagli altri film: Stefania Sandrelli. È lei a dare l’acqua della vita a questo La Chiave, film torbido e grottesco, basato sul romanzo omonimo del giapponese Jun’ichirō Tanizaki.
Nella Venezia dell’epoca fascista, un uomo anziano e la sua giovane moglie Teresa (Sandrelli) cominciano a scambiarsi note relative alle loro fantasie sessuali. Il gioco di Teresa finisce per coinvolgere anche il fidanzato della figlia Lisa, e le cose si complicano. Un melodramma matrimoniale in salsa softcore: il film di Brass, senza dubbio uno dei suoi più famosi, è un esercizio erotico che conta soprattutto per le proprie morbose atmosfere lagunari, oltre che per il fascino di una Sandrelli mai così prorompente.
23. La Bestia (1975)
Un altro film di culto proveniente dal calderone degli anni Settanta, La Bestia è una favola erotico-allegorica diretta dal polacco Walerian Borowczyk, che venne considerata dai distributori come un semplice prodotto pornografico, e distribuita nel circuito delle sale a luci rosse. L’approccio del regista, che aveva girato il film pensandolo come il quinto episodio della sua serie sui Racconti Immorali, tradisce però un’intenzione ben lontana dalla gratuità del cinema porno.
Nel castello di un marchese arriva in pompa magna l’ereditiera Lucy (Lisbeth Hummell), che deve sposare il nipote del nobile. La giovane, però, comincia a rivivere in sogno una scena terribile: un’antenata del suo futuro sposo viene presa e violentata da una bestia mostruosa dal gigantesco organo genitale. Sembrerebbe una barzelletta sporca, ma quella di Borowczyk è in realtà una fiaba dove l’erotismo diventa espressione di un immaginario letterario, fatto di pulsioni e sentimenti reconditi che sono trasposti sullo schermo in chiave di allegoria fantastica. Una vera chicca.
24. Lo Strano Vizio Della Signora Wardh (1971)
Le divagazioni erotiche sono un elemento tipico del giallo all’italiana, un genere di punta nel mare magnum degli anni Settanta. Sergio Martino è uno degli autori prominenti di questo filone: Lo Strano Vizio Della Signora Wardh rappresenta, insieme a I Corpi Presentano Tracce Di Violenza Carnale, il suo titolo più celebre.
Interpretato da Edwige Fenech, attrice di culto fra gli appassionati dell’erotismo seventies, il film di Martino parla di Julie Wardh (Fenech), una signora borghese dedita a un gran numero di avventure amorose, che viene presa di mira da un misterioso assassino. Che sia qualcuno proveniente dal suo passato? In questo thriller angoscioso, dai risvolti sadomasochistici, la sessualità deviata della protagonista assume un ruolo centrale, e spinge il racconto dalle parti dello psycho-drama: il risultato è un giallo sexy ad alto tasso erotico, imperdibile per i fan del genere.
25. La Pianista (2001)
A Michael Haneke piace giocare con i suoi spettatori. Il suo cinema è una trappola in cui si rimane incastrati nostro malgrado, una sfida tra pubblico e regista a chi resiste di più: Funny Games era in qualche modo una dichiarazione d’intenti. C’è forse del compiacimento, nel modo in cui il regista austriaco si accanisce contro di noi, contro le nostre aspettative e sensibilità. Ma è un supplizio a cui prendiamo parte volentieri, perché sempre denso di significato, di partecipazione e intenzione.
Anche La Pianista è in qualche modo un gioco che Haneke fa con lo spettatore. Raccontando la passione che lega l’insegnante di pianoforte Erika, interpretata da una glaciale Isabelle Huppert, con il suo giovane studente Walter, il regista austriaco sfoga il suo sadismo nella descrizione di un erotismo che è represso e frustrato, dal quale non ci si può affrancare. Si alternano così squilibrio e tenerezza, in una partita a due che non riesce a trovare una sintesi fra i suoi poli estremi: di amori così perversi se ne sono visti pochi al cinema.
26. Guardami (1999)
Per la stragrande maggioranza del pubblico, il settore della produzione per adulti è ancora una terra sconosciuta, e il mondo del porno resta nascosto dietro il velo del più banale dei tabù. Ben vengano, allora, film come Guardami di Davide Ferrario, che presentano il microcosmo della pornografia senza paura di restare chiusi in una scatola di scandali e preconcetti.
Il film è ispirato alla storia della famosissima Moana Pozzi: a lei si rifà il personaggio di Nina (Elisabetta Cavallotti), una porno attrice che usa il sesso per affrancarsi dalla popolazione maschile, tenendo in scacco il pubblico di uomini che da lei sono attratti. Due eventi le sconvolgono la vita: un linfoma, con annessa chemioterapia, e Fabio (Flavio Insinna), che si innamora di lei. La relazione fra sentimento e sessualità rappresenta uno dei punti cardine del racconto, ma al di là di questa dimensione romantica Guardami offre uno spaccato sull’ambiente pornografico che è unico nella produzione erotica italiana.
27. Lo Sconosciuto Del Lago (2013)
I film che raccontano con trasparenza e onestà la vita comunitaria LGBT si possono contare sulla punta delle dita. Complici la paura e il pregiudizio, chi parla di gay community al cinema lo fa ancora con tono delicato e approcciabile, come se dovesse rendere il discorso il più appetibile possibile per il grande pubblico. Il francese Lo Sconosciuto Del Lago, d’altra parte, non si pone decisamente alcun problema al riguardo.
Calato inizialmente nei toni di un luminoso dramma erotico, il film di Alain Guiraidie è ambientato sulle rive di un laghetto dove si replica quotidianamente il rituale del battuage. Il protagonista, Franck, trascorre qui la sua estate tra scappatelle e incontri fugaci. Entra poi in scena Henri, un uomo affascinante con cui Franck intreccia un legame fortissimo e totalizzante. E il film, pian piano, si trasforma in un noir su cui è meglio non rivelare nulla. Osservando con grande naturalismo la tensione erotica dei protagonisti (messa in scena tramite scene di sesso non simulate) e “sporcandola” gradualmente con le armi del cinema di genere, Lo Sconosciuto Del Lago rappresenta un’operazione coraggiosa e inconsueta nel panorama dell’odierna produzione LGBT.
28. Love (2015)
Se Lars Von Trier è il maestro dell’arte provocatoria, Gaspar Noé ne rappresenta il seguace più estremo ed esibizionista. Il suo è un cinema dell’eccesso dove contenuto e ostentazione vanno a braccetto. Dopo lo stupro di dieci minuti di Irréversible, l’odissea in prima persona di Enter The Void e il delirio danzereccio di Climax, sull’irritante massimalismo di Noè non c’è nemmeno più da discutere: prendere o lasciare è sempre stato il motto del regista argentino.
Love non fa eccezione. Distribuito al cinema in 3D (ma quanti lo hanno davvero proiettato?), il film offre un excursus spintissimo nella vita sessuale di Murphy, della sua compagna Omi e della sua ex-fidanzata Electra. Come Von Trier e Haneke, anche Noé gioca con il suo pubblico, chiedendoci di separare amore e sesso, cinema e pornografia. Il confine è labile, e il compiacimento del regista non aiuta a chiarire il dubbio: l’eiaculazione in 3D sulla cinepresa parla da sé. Per chi vuole stare al gioco, in ogni caso, c’è molto di cui discutere sulle modalità di rappresentazione adoperate dal suo autore.
29. La Vita Di Adele (2013)
Si parlava poco fa di naturalismo LGBT. Potremmo usare lo stesso termine per raccontare La Vita Di Adele, pur con le dovute differenziazioni: premiato con la Palma d’Oro a Cannes nel 2013, il film di Abdellatif Kechiche causò non poco scandalo fra le platee del festival a causa delle sue innumerevoli scene di sesso spinto – molte delle quali, secondo alcuni critici, erano decisamente gratuite.
Basato sull’omonima graphic novel di Jul’ Maroh, il film narra della storia d’amore tra la liceale Adèle (Adèle Exarchopoulos) ed Emma (Léa Seydoux), una studentessa d’arte: il rapporto fra le due è raccontato con una spontaneità sconvolgente, che ne fa un affresco romantico totalizzante, quasi epico (tre ore di durata). C’è forse del compiacimento nel ricorso alle scene di nudo, questo sì. Ma sono sequenze coerenti e calzanti in questa storia di corpi che si ritrovano, si abbracciano e si scoprono. Un racconto d’amore semplice e insieme complicato, che si fa estremo nella ricerca di una propria autenticità.
30. Chroniques Sexuelles D’Une Famille D’Aujourd’hui (2012)
Jean-Marc Barr è un nome che suonerà familiare ai fan di Von Trier e del suo Dogma 95. Dopo aver intrapreso la carriera dell’attore (anche in Le Onde Del Destino), Barr è passato dietro la macchina da presa aderendo agli stilemi del manifesto di Von Trier e Thomas Vinterberg: suono in presa diretta, macchina a mano, nessuna scenografia artificiale.
Chroniques Sexuelles D’Une Famille D’Aujourd’hui, diretto da Barr e dal suo collaboratore Pascal Arnold, porta all’estremo la visione filmica del suo autore. Il film è una cronaca socio-erotica di una famiglia francese come ce ne sono tante: quando il figlio minore Romain viene scoperto mentre si masturba durante una lezione a scuola, la madre Claire si impone di scoprire tutto della vita sessuale dei suoi familiari. Accolto tiepidamente dalla critica all’uscita nelle sale (in due versioni: una “sensuelle” più corta, una “sexuelle” più esplicita), il film rappresenta un curioso esercizio cinematografico sulla quotidianità del sesso, consigliabile soprattutto ai fan irriducibili del filone Dogma.
31. The Voyeurs (2021)
Per chi vuole tenersi aggiornato con le ultime uscite, è giusto segnalare anche il recente The Voyeurs, distribuito sulla piattaforma Prime Video lo scorso anno. Patinato fino all’inverosimile, il film di Michael Mohan è un prodotto modernissimo al limite del softcore, che strizza l’occhio al pubblico millennial grazie a un cast di giovani attori – tra cui spicca Sydney Sweeney, la Cassie di Euphoria.
Si parla, ovviamente, di voyeurismo: a farsi prendere da questa perversione sono i fidanzati Pippa (Sweeney) e Thomas, che si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento. Dalla loro finestra i due cominciano a spiare la coppia che vive nel palazzo di fronte: in un gioco di suspense e attrazione, le vite dei quattro personaggi finirà per incrociarsi con esito disastroso. Il tema non è certo nuovo, ma per chi fosse alla ricerca di un prodotto ben confezionato e aggiornato all’estetica odierna, The Voyeurs offre una buona quantità di brividi erotici.
32. 9 Songs (2004)
Matt e Lisa. Lui è climatologo, lei studentessa. Nel giro di 70 minuti (e nove canzoni) il film condensa la loro storia d’amore, raccontata attraverso una serie di concerti rock a cui i due partecipano insieme. Ogni concerto è seguito da un amplesso, ripreso con un realismo che è al limite del pornografico.
Presentato a Cannes nel 2004, il film dell’inglese Michael Winterbottom fu al centro di alcune forti polemiche relative all’uso delle sequenze di sesso all’interno della storia: alla sua uscita in sala, 9 Songs era il film più sessualmente esplicito ad essere mai distribuito nei cinema britannici. Oggi è un’opera dimenticata dai più, considerata da molti un semplice esercizio di erotismo art-house. Nel suo piccolo, in ogni caso, il film di Winterbottom riesce a individuare nella sessualità dei suoi protagonisti una dimensione puramente, genuinamente intimista.
33. 365 Giorni (2020)
Giusto per non farsi mancare nulla, ecco infine il pinnacolo dell’odierno soft-porno, distribuito da Netflix e divenuto un piccolo cult nel giro di pochissimo tempo. Tratto dal primo di una trilogia di libri scritti da Blanka Lipińska, 365 Giorni è un polpettone di improbabile ridicolaggine: in quanto a trash erotico, ha dato sicuramente del filo da torcere alla trilogia di Cinquanta Sfumature.
Il protagonista è, rullo di tamburi, un mafioso italiano di nome Massimo Toricelli, che rapisce la polacca Laura per rinchiuderla nella sua villa. Tra i due comincia una relazione bollentissima che interferirà con i piani del clan di Massimo. Chiaro il concetto? Aspettate, c’è dell’altro. L’anno scorso è uscito un sequel! E l’ultimo film della trilogia esce il 19 agosto! Un’occasione troppo ghiotta per farsela scappare. Spegnete il cervello e godetevelo tutto in una botta.