Oltre trent’anni di progetti ambiziosi ma poi puntualmente abbandonati. Per gli appassionati dei fumetti cresciuti con il capolavoro di Neil Gaiman, questi tre decenni abbondanti trascorsi dal primo numero di The Sandman sono stati un vero e proprio inferno di voci, annunci e speranze malriposte: prima un film, poi una trilogia degna de Il signore degli anelli, infine l’idea di una serie TV ma dal budget così alto e rischioso che tutti, HBO inclusa, sembravano aver rinunciato in partenza. Anche solo per questo motivo, già il poter scrivere questa recensione di The Sandman ci sembra un vero e proprio sogno. Se poi consideriamo il buon risultato finale – nonché l’essere riusciti a portare (l’inizio di) questa opera immensa e molto complessa ad un pubblico vasto ed eterogeneo quale quello di Netflix – la sensazione è davvero quella di aver messo piede nel regno di Morfeo. Ma se anche così fosse, non svegliateci, piuttosto lasciateci qui, tanto siamo in buonissima compagnia.
The Sandman
Genere: Fantastico
Durata: 60 minuti ca./10 episodi
Uscita: 5 agosto 2022 (Netflix)
Cast: Tom Sturridge, Vivienne Acheampong, Gwendoline Christie, Charles Dance, Jenna Coleman, David Thewlis.
La trama: un inizio accattivante…
Per chi non conoscesse l’opera di Neil Gaiman, al centro della saga c’è proprio Sogno/Dream, il Signore dei Sogni: chiamato anche Morfeo o, come da folklore popolare, The Sandman.
Dream è uno dei sette Endless (o Eterni) ed è proprio a causa di questa sua speciale parentela che prende inizio la storia raccontata nella serie: siamo nel 1916 quando Sir Roderick Burgess, un occultista da tutti creduto un ciarlatano, prova a catturare e fare suo prigioniera la Morte, ovvero Death, sorella maggiore del nostro protagonista. Per errore però nella trappola finisce appunto Dream, silenzioso e misterioso prigioniero che per oltre cento anni (fino ai giorni nostri) non darà mai alcuna soddisfazione al suo carceriere in cerca di ricchezza, potere e fama. Nonostante questo, però, in un secolo rimasto senza il Signore dei Sogni le conseguenze saranno molteplici, infatti è soltanto quando si sarà finalmente liberato che la vera vicenda avrà inizio, così come i guai del povero Dream.
… per una storia che si fa sempre più intricata e complessa
Quella che vi abbiamo velocemente raccontato in poche righe non è altro che la premessa dei 10 episodi che compongono la prima stagione. Un primo ciclo che copre quelli che nel fumetto sono soltanto i primi due volumi (di dieci) intitolati Preludi e notturni (albi 1-8) e Casa di bambola (albi 9-16) e che al suo interno ha molteplici storie corali, in cui Dream è spesso anche solo mero osservatore. Questo perché i veri protagonisti di The Sandman sono proprio le storie e i sogni, e più questi vanno avanti e più finiscono con l’intrecciarsi. Tanto in questa prima stagione quanto e soprattutto in quelle che, speriamo, verranno. Episodio dopo episodio, questa prima stagione di The Sandman si fa sempre più complessa: soltanto arrivati alla fine si possono cominciare realmente ad intuire le potenzialità di una serie del genere; ma soltanto chi ha letto l’opera della sua interezza sarà realmente consapevole di quanto questa prima stagione non rappresenti altro che la punta di un iceberg che può arrivare molto in profondità, fino alle viscere della terra. O anche andare molto indietro nel tempo.
Un adattamento fedele e intelligente…
Se ci teniamo così tanto a sottolineare la complessità della graphic novel di partenza, è proprio perché siamo stati positivamente colpiti da come finora sia stata trasposta sullo schermo. Al netto di alcune necessarie modifiche e semplificazioni – spesso anche relative a questioni di diritti di altri fumetti DC Comics – e di alcuni cambiamenti non particolarmente influenti (ma di cui parleremo comunque dopo) sulla caratterizzazione di alcuni personaggi, questo The Sandman è incredibilmente fedele all’opera originaria tanto nei temi quanto nei toni. In alcuni frangenti siamo stati felicissimi di ritrovare momenti che temevamo sarebbero stati sacrificati nell’adattamento, in altri casi invece alcune modifiche non solo ci hanno trovato d’accordo nel modo in cui sono state apportate ma addirittura ci hanno stupito per la loro arguzia. È ovvio che non tutto è sempre perfetto, così com’è ovvio che alcuni fan più intransigenti e puristi avranno comunque parecchio da ridire; considerato però l’altissimo livello di difficoltà – e considerato anche, come dicevamo all’inizio, il pubblico a cui si rivolge – non si può che essere pienamente soddisfatti dell’ottimo lavoro di adattamento da parte di tutti gli autori, tra cui figurano sia il Davis S. Goyer della trilogia batmaniana di Nolan che lo stesso Neil Gaiman.
È altrettanto importante sottolineare come questo ottimo lavoro non sia limitato solo alla scrittura, ma anche al rendere visivamente la bellezza e la ricchezza dei disegni del fumetto. Le scenografie, spesso digitali, della serie sono di grande pregio, soprattutto quando ci troviamo nel mondo dei Sogni o in luoghi ultraterreni; così come gli effetti speciali, decisamente all’altezza di un’opera così ambiziosa, a conferma dell’importante investimento in termini di budget da parte della produzione (firmata DC Entertainment e Warner Bros. Television) ma anche della stessa Netflix. Dove forse ci sono ancora margini di miglioramento per il futuro sono la fotografia e la regia, più vicini agli standard televisivi di quanto ci saremmo aspettati, ma d’altronde è anche normale immaginare una crescita, e magari anche l’inserimento di nomi più importanti nel lato tecnico, per le eventuali stagioni successive.
… e un protagonista da sogno
Dove invece davvero non abbiamo nulla da ridire è la scelta dell’interprete di Dream: se è vero che chi scrive per anni ha segretamente immaginato/desiderato un altro attore dallo stesso nome di battesimo (il marveliano Hiddleston), bastano poche scene a Tom Sturridge per dimostrare a milioni di lettori di essere anch’egli perfetto nei panni di Morfeo, di avere quel fascino dark, ambiguo e senza tempo, ma al tempo stesso di essere pronto ad essere nuovamente stupito e incuriosito dall’umanità che lo circonda da millenni. La sua interpretazione è spesso silente e (volutamente) monocorde, fatta di sguardi solo apparentemente privi di sentimenti; ma sono quegli stessi occhi, in più di un’occasione, a brillare e lasciarsi andare all’emozione, ed è proprio grazie a essi, e all’interpretazione di Sturridge, che The Sandman raggiunge alcune vette poetiche non troppo dissimili da quelle del fumetto.
Da Lucifer a Costantine: un cast di comprimari brillante…
Come dicevamo, però, The Sandman non ha un unico protagonista, ma anzi è una serie a tutti gli effetti corale. Sarebbe impossibile stare qui a citare tutti gli ottimi attori presenti nel ricco cast, ma è evidente fin dal primo episodio, con la presenza del veterano Charles Dance nei panni di Roderick Burgess, che i volti noti, magari anche in piccoli ruoli, saranno molteplici. Tanto quanto il talento degli attori utilizzati, colpisce la buona caratterizzazione di tutti i personaggi “minori”, al netto del minutaggio a disposizione: è il caso del John Dee di David Thewlis, dell’Ethel Cripps di Joely Richardson, l’Hal di John Cameron Mitchell, il Corinthian di Boyd Holbrook e molti molti altri. Personaggi che in alcuni magari hanno uno spazio persino maggiore rispetto al fumetto o che magari sono stati creati ex novo: tutti però hanno una loro storia, spesso drammatica e terribile, che vale la pena di essere ascoltata e vissuta.
…che mette a tacere ogni polemica
E poi ci sono i comprimari, quei personaggi che per importanza sono secondi solo a Dream: parliamo del Lucifer di Gwendoline Christie, Lucienne di Vivienne Acheampong, Death di Kirby Howell-Baptiste, Desiderio/Desire di Mason Alexander Park. A questi aggiungiamo anche la Johanna Constantine interpretata da Jenna Coleman. Cos’hanno in comune? Il fatto che in questo adattamento ai personaggi di cui sopra è stato cambiato sesso o etnia rispetto al fumetto. Lucifer era quindi un uomo, Lucienne era Lucien, Desire l’emblema della gender-fluidity già negli anni ’80 su carta, e ora portato sullo schermo da un attore transgender e non binario. Johanna è addirittura un personaggio nuovo, non quindi il Costantine dei fumetti DC (e portato anche al cinema da Keanu Reeves) ma completamente una nuova versione.
Tutte queste però sono solo chiacchiere, chiacchiere alimentate da anni di voci in cui nessuno aveva nulla da vedere di questo The Sandman e non poteva fare altro che lamentarsi o comunque esprimere opinioni basate sul nulla. Quello che conta è solo questo: in questa versione di The Sandman questi personaggi rivisitati funzionano benissimo, in modo naturale e mai forzato e non perdono nulla del fascino degli originali. Anzi.
Finché c’è Morte c’è speranza
Abbiamo lasciato per ultima lei, Death, la nostra preferita. Per un motivo ben preciso: da appassionati di lungo tempo del fumetti e in particolare da innamorati (per quanto possa sembrare bizzarro ai non lettori) della Morte immaginata da Neil Gaiman, guardando la prima metà della serie ci sentivamo sì soddisfatti da quel che stavamo vedendo, ma sentivamo che prima di sbilanciarci positivamente avevamo bisogna di altre conferme. La prima, forse la più importante, era relativa proprio a lei, Death. A come sarebbe stato trattato quel primo iconico incontro tra i due fratelli, quanto sarebbe riuscito ad emozionarci. E, cosa fondamentale, se Kirby Howell-Baptiste fosse riuscita a trasmetterci quella dolcezza e quel fascino tipiche del personaggio.
La risposta è anche qui fondamentalmente positiva e anzi, va detto, che in particolare il sesto episodio (“Il rumore delle sue ali”), in cui Death compare, è probabilmente uno dei migliori di questa prima stagione, anche per merito di una seconda parte ambientata nel passato altrettanto valida. Ma se proprio vogliamo essere onesti già con l’episodio precedente, intitolato 24 ore e tratto da un altro degli albi più amati dai fan, questo The Sandman aveva fatto capire di che pasta è fatto: un episodio quasi standalone per molti versi, che innalza ulteriormente il livello e ci fa capire, per la prima volta, perché il fumetto di Sandman è giustamente considerato un capolavoro. E di come questa serie sia comunque sulla buona strada per diventarlo, a patto che continui a trattare il fumetto con lo stesso rispetto dimostrato finora.
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La recensione in breve
Sembrava una missione impossibile, se non addirittura suicida, eppure questo The Sandman di Netflix si dimostra un buonissimo adattamento di un fumetto tanto straordinario quanto ostico. Certo, non tutto è perfetto e forse da un punto di vista tecnico, soprattutto la fotografia, c'è ancora tanto da migliorare, ma le scelte di cast funzionano e il tono è spesso quello giusto. Potrebbe essere davvero l'inizio di una grande serie.
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Voto ScreenWorld