Il team legale di Amber Heard ha presentato nuovi documenti chiedendo al giudice di annullare il verdetto del processo di diffamaziome mosso da Johnny Depp contro l’ex moglie per mancanza di prove. Inoltre, il documento afferma che uno dei giurati potrebbe essere un impostore, essendo molto più giovane dell’età dichiarata.
Secondo il documento legale diffuso tramite il Guardian, nelle 43 pagine si afferma che il verdetto della giuria, che ha ritenuto Amber Heard responsabile di tre accuse per diffamazione, assegnando a Depp più di 10 milioni di dollari di risarcimento, non era supportato dalle prove presentate. In particolare, il documento afferma che le dichiarazioni in cui Depp spiega di aver perso il suo ruolo in Pirati dei Caraibi a causa dell’editoriale del Washington Post firmato dall’ex moglie sarebbero false e “hanno proceduto esclusivamente su una diffamazione per teoria implicita, abbandonando qualsiasi affermazione secondo cui le dichiarazioni della signora Heard fossero effettivamente false”. Gli avvocati sostengono, inoltre, che il risarcimento che Amber Heard deve pagare sarebbe eccessivo considerando il verdetto diviso che riconosce anche il divo colpevole di diffamazione nei confronti dell’ex moglie.
Per quanto riguarda il giurato menzognero, il documento depositato sostiene che il tribunale non avrebbe verificato adeguatamente la veridicità dei dati forniti. Il giurato avrebbe dichiarato di essere nato nel 1945, affermazione non veritiera per gli avvocati di Amber Heard i quali sostengono che “le informazioni pubblicamente disponibili dimostrano che sembra essere nato nel 1970”.
“Questa discrepanza solleva la questione se il giurato 15 abbia effettivamente ricevuto una citazione per dovere di giuria ed è stato adeguatamente controllato dal tribunale per far parte della giuria”, si legge nella mozione.
Amber Heard e Johnny Depp sono coinvolti in una battaglia legale fin dal loro divorzio, nel 2016. Nel 2020, il divo ha perso una causa per diffamazione contro il tabloid britannico The Sun di fronte a un tribunale inglese in cui è stato deciso che le affermazioni fatte dal giornale erano “sostanzialmente vere”.