Stamattina, la DIA stamattina ha perquisito la redazione di Report e la casa dell’inviato Paolo Mondani all’indomani del servizio della trasmissione di Rai 3 sulla strage di Capaci nella quale morirono il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la scorta che li seguiva: l’inchiesta, denominata “La bestia Nera”, ha evidenziato i possibili collegamenti tra la mafia e l’estrema destra, evidenziando la presenza di Stefano Delle Chiaie, noto esponente della destra neofascista, sul luogo dell’attentato.
In atto perquisizione della DIA su mandato della Procura di Caltanissetta presso l'abitazione dell'inviato Paolo Mondani. Il motivo sarebbe quello di sequestrati atti legati all'inchiesta "La bestia nera" andata in onda ieri sera. Rivedi il servizio⬇️https://t.co/ptJOauEMVb
— Report (@reportrai3) May 24, 2022
Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione, ha spiegato che le perquisizioni sono avvenute su mandato della Procura di Caltanisetta. “Il motivo – racconta Ranucci – sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, sul luogo dell’attentato di Capaci. Gli investigatori cercano atti e testimonianze su telefonini e pc”. Il conduttore aggiunge “il servizio di Mondani racconta che a Capaci Cosa Nostra non ha agito da sola: estremisti di destra e uomini di mafia, secondo testimoni e documenti ritrovati, sarebbero stati di nuovo insieme, dopo gli anni della strategia della tensione, in un abbraccio mortale costato la vita ai giudici Falcone e Borsellino. I due magistrati avevano il quadro completo”.
Il procuratore Salvatore De Luca ha voluto precisare che il giornalista non è indagato: “la perquisizione – ha scritto in una nota De Luca – non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta dal cronista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente a una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario“.
Sigfrido Ranucci ha spiegato all’Ansa: “Da parte nostra c’è massima collaborazione. Siamo contenti se abbiamo dato un contributo alla magistratura per esplorare parti oscure. Il collega aveva già avuto un colloquio con il procuratore. Noi siamo sempre stati collaborativi con la giustizia, pur garantendo il diritto alla riservatezza delle fonti“. Il conduttore aggiunge che “il decreto di perquisizione riporta la data del 20 maggio, cioè tre giorni prima della messa in onda del servizio“. Il giornalista di Report conclude precisando “Non è un atto ostile nei nostri confronti. Ovviamente abbiamo messo al corrente l’ufficio legale, l’ad Fuortes e il nostro direttore“.