Shining Girls è l’ultimo fiore all’occhiello seriale che ha tirato fuori dal cilindro Apple Tv+, piattaforma partita in sordina ma che si sta sempre più impostando come contenitore di prodotti di livello medio-alto. Oltre ad essere un gran bel thriller metafisico è anche una grande metafora aperta a varie interpretazioni e chiavi di lettura. Il serial racconta infatti delle indagini di un’archivista di un giornale di Chicago, Kirby – interpretata dalla sempre azzeccata in questo tipo di ruoli Elisabeth Moss, che produce e dirige anche alcuni episodi – insieme a un reporter per scoprire la verità su una serie di strane aggressioni a giovani donne, perché è stata lei per prima a subirla. Il viaggio nella mente di Kirby è quello di chi ha subito un trauma e del potere che spesso i carnefici hanno sulle vittime, le cui parole di denuncia spesso non vengono credute.
Disturbo da stress post traumatico
Shining Girls significa “Ragazze brillanti” come la Donna Promettente di Emerald Fennell, definizione che però acquisisce anche un altro significato nello show perché dentro le “vittime” di questo presunto killer viene lasciato qualcosa di luminoso. La differenza con gli altri thriller è che dopo l’aggressione subita, lui non ha lasciato dentro Kirby solamente qualcosa di fisico ma anche la sensazione che la sua realtà continui a cambiare, costringendola a tenere un diario per non perdere informazioni sulla sua vita attuale. Cambiano l’arredamento e la carta da parati dell’appartamento dove vive, cambia il suo taglio di capelli, cambiano i rapporti con le persone più care: la madre, il marito (?!), una volta vicinissimi, una volta lontani mille miglia.
Tutte queste sensazioni contrastanti, disturbanti e disorientanti sono la rappresentazione delle conseguenze del trauma subito da Kirby, al quale però nessuno crede, mettendo in dubbio ciò che ha visto, ciò che ha sentito, ciò che vede e sente tuttora. Possibile elemento soprannaturale a parte, la realtà di Kirby è irrimediabilmente cambiata dopo il trauma, vorrebbe essere sempre la stessa persona ma non potrà mai più esserlo di nuovo. Un’instabilità psicologica oltre che emotiva. L’aggressore le ha lasciato una sensazione di perdita di controllo, non è più padrona della propria vita e della propria realtà e deve trovare il modo per riappropriarsene e andare avanti. È lei che si sta immaginando tutto o c’è un fondo di verità?
Nessuno mi crede
È qui che entra in gioco la seconda metafora a cui ricorre Shining Girls: una rappresentazione delle vittime – in questo caso donne, ma non necessariamente tali – che spesso rimangono in silenzio perché non vengono credute, perché la loro nuova realtà vacilla, non le fa sentire sicure e le fa dubitare di loro stesse. Un potere che l’aggressore – uomo o donna che sia – possiede nei loro confronti, di zittirle e renderle innocue, quando dovrebbero urlare a squarciagola la loro realtà, non meno veritiera o degna di quella degli altri. A questo punto risultano emblematiche le figure maschili di questa storia al limite del soprannaturale, rispetto a quelle femminili: c’è il reporter, Dan Velazquez (Moura), che le crede e vorrebbe aiutarla ma è vittima dei propri traumi, tra cui la dipendenza dall’alcol, che non gli fa ricordare chiaramente ciò che vissuto, sentito, visto. C’è il marito, o presunto tale, Marcus (Chris Chalk), che è un uomo buono, mite, comprensivo, ma che non riesce a credere a Kirby e vorrebbe addirittura curarla, finendo per diventare un altro “nemico”. Anche il poliziotto incaricato del caso non sembra fare grossi passi avanti.
Nessuno possiede gli strumenti per aiutare davvero la protagonista, così come le altre donne della serie – ad esempio Jin-Sook, interpretata da Phillipa Soo – se non sono loro stesse a farlo. Sono (diventate) loro il problema, ma sono sempre loro la soluzione. E poi c’è lui, Harper (un mai così inquietante e sibillino Jamie Bell), l’uomo-aggressore per antonomasia, che coi suoi metodi più o meno legittimi ha il potere di zittire tutte queste donne e anche chi sta loro intorno. Un uomo pericolosissimo e – apparentemente – potentissimo. Che sia lui stesso vittima di un trauma come spesso capita in questi casi?
In questa sede non ci interessa dare risposte, spiegare quello che sta accadendo, ma piuttosto porci e porre domande, stimolare la mente dei lettori su quel confine borderline tra realtà e immaginazione, tra ciò che è tangibile e ciò che è nella mente di ognuno di noi, e che non per questo merita di essere considerato meno vero. Shining Girls è un ottimo esempio di tv che fornisce indizi e spunti di riflessione, prima ancora che epiloghi e risoluzioni. Soprattutto fornisce lo specchio della nostra società, fatta di donne troppo spesso poco ascoltate e di uomini che alzano la voce. Anche perché la maggior parte delle volte parlare più forte non significa avere necessariamente qualcosa da dire.