Il 22 ottobre 2025 segna l’inizio di una nuova stagione per gli incentivi destinati all’acquisto di auto elettriche in Italia. Non si tratta della solita manovra sui bonus: questa volta il meccanismo cambia radicalmente, spostando la responsabilità della richiesta direttamente nelle mani di cittadini e microimprese. Niente più delega al concessionario, ma un percorso digitale autonomo attraverso una piattaforma dedicata. Per chi rispetta determinati requisiti, la posta in gioco è allettante: fino a 11.000 euro di sconto sull’acquisto di un veicolo a zero emissioni.
La struttura degli incentivi è chiara e si articola su due fasce di reddito ISEE. Chi presenta un indicatore della situazione economica equivalente inferiore a 30.000 euro può accedere al massimale di 11.000 euro. Per chi si colloca invece nella fascia compresa tra 30.000 e 40.000 euro, il contributo scende a 9.000 euro. Cifre che possono sembrare generose, ma che vanno contestualizzate all’interno di un quadro di requisiti stringenti e procedure ben definite. Il primo vincolo riguarda la residenza: solo chi vive in aree urbane funzionali può accedere al bonus. Questo criterio geografico mira a concentrare l’incentivo nei contesti dove la mobilità elettrica può avere maggiore impatto ambientale e dove le infrastrutture di ricarica sono, almeno in teoria, più sviluppate. Il secondo requisito è la rottamazione: bisogna demolire un veicolo vecchio, immatricolato fino a Euro 5, di cui si deve essere primo intestatario da almeno sei mesi. Nessuna possibilità di ottenere il bonus senza liberarsi di un mezzo inquinante.

Sul fronte del veicolo da acquistare, il tetto massimo di spesa è fissato a 35.000 euro IVA esclusa, che tradotto in prezzo al pubblico significa 42.700 euro. Una soglia che delimita con precisione il segmento di mercato interessato, escludendo i modelli premium e concentrando l’attenzione su vetture compatte e di fascia medio-bassa. Le case automobilistiche hanno già iniziato a muoversi, proponendo offerte e sconti aggiuntivi che possono sommarsi al contributo statale, abbassando ulteriormente la spesa effettiva. Ma come funziona concretamente la richiesta del voucher? Il passaggio più importante è l’accesso alla piattaforma online gestita da Sogei. Per entrare serve SPID o Carta d’Identità Elettronica, dipende quale delle due preferite usare dopo il rincaro dei prezzi. Una volta autenticati, il sistema effettua una verifica automatica dell’ISEE. Solo se il controllo va a buon fine si può procedere con la compilazione della domanda.
I dati richiesti alle persone fisiche non sono molti, ma devono essere precisi. Innanzitutto una dichiarazione sostitutiva di autocertificazione, rilasciata ai sensi dell’articolo 47 del DPR 445/2000, in cui si attesta la residenza in un’area urbana funzionale. Poi la targa del veicolo da rottamare, con la conferma di esserne primo intestatario da almeno sei mesi. Infine, un’opzione interessante: si può decidere se generare il bonus a proprio favore oppure intestarlo a un altro componente maggiorenne dello stesso nucleo familiare. Questo aspetto può rivelarsi strategico in alcune situazioni, ad esempio quando più persone della stessa famiglia sono interessate all’acquisto o quando conviene intestare il veicolo a un membro specifico per ragioni assicurative o fiscali.
E qui entra in gioco un altro elemento cruciale del processo. Una volta completata la registrazione e ottenuto il voucher, non basta stamparlo e dimenticarsene. Il documento ha una validità di 30 giorni dalla data di emissione. Entro questo termine, la concessionaria presso cui si acquista l’auto deve validare il voucher attraverso la piattaforma. Se questo passaggio non avviene, il voucher decade automaticamente. Il lato positivo è che in caso di mancata validazione (o se per qualsiasi motivo l’acquisto salta), si può richiedere un nuovo voucher, sempre che i fondi non siano nel frattempo esauriti.
Il countdown è iniziato. Tra pochi giorni sapremo se il nuovo meccanismo reggerà l’urto della domanda, se la piattaforma funzionerà senza intoppi, se i fondi dureranno settimane o ore. Quello che è certo è che stavolta la palla passa direttamente nelle mani di chi vuole cambiare auto. E questo, nel bene e nel male, fa tutta la differenza.