Il dibattito parlamentare sul Ddl Concorrenza ha fatto emergere una questione che rischia di cambiare radicalmente le regole del gioco nel settore delle telecomunicazioni. Al centro della discussione, una serie di emendamenti presentati da diversi senatori, anche di partiti di maggioranza come Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Italia Viva, che potrebbero aprire la strada a modifiche profonde nel rapporto tra operatori telefonici e consumatori. La proposta più controversa è contenuta nell’emendamento 9.0.113, che consentirebbe agli operatori di inserire nei contratti delle clausole di adeguamento automatico dei prezzi in base all’indice dei prezzi al consumo, ovvero l’inflazione. Cosa significa? Che le bellette aumenterebbero di anno in anno e il consumatore non potrebbe fare nulla per impedirlo.

Non si tratta di una novità assoluta: diversi anni fa, vari operatori hanno già adeguato le tariffe all’inflazione, scatenando polemiche tra utenti e famiglie. All’epoca si era discusso della necessità di un meccanismo regolatore, che però non è mai stato implementato. Ora la questione torna prepotentemente in primo piano. Il meccanismo proposto dall’emendamento prevede che le compagnie telefoniche possano maggiorare il coefficiente di inflazione secondo parametri prestabiliti. L’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, avrebbe sessanta giorni di tempo per stabilire i limiti massimi e le modalità di applicazione, con l’obiettivo dichiarato di garantire trasparenza verso gli utenti e una maggiore tutela per le fasce vulnerabili della popolazione.

Operatori telefonici
Operatori telefonici

Ma è nel dettaglio più tecnico che si nasconde il nodo più controverso della proposta. L’adeguamento potrebbe avvenire una sola volta all’anno e, aspetto cruciale, non sarebbe considerato una modifica contrattuale unilaterale. Cosa significa in pratica? Che il cliente non avrebbe il diritto di recedere gratuitamente dal contratto, come invece prevede l’attuale normativa in caso di modifiche delle condizioni contrattuali imposte dall’operatore. Un aumento automatico che scatta ogni anno, senza possibilità di recesso gratuito, rappresenterebbe una limitazione significativa dei diritti dei consumatori. In un mercato che dovrebbe essere regolato dalla concorrenza e dalla libertà di scelta, questa norma finirebbe per bloccare gli utenti in contratti che diventano progressivamente più costosi.

Non tutti i senatori però remano nella stessa direzione. L’emendamento 8.0.14 propone esattamente il contrario: vietare esplicitamente qualsiasi rimodulazione automatica dei prezzi legata all’inflazione. Questa proposta mirerebbe a inserire tale divieto nella normativa del 2007 sulla trasparenza dei contratti telefonici, blindando definitivamente la questione a favore dei consumatori. Ma c’è anche un altro fronte critico che emerge dall’esame del Ddl Concorrenza: quello del telemarketing. Un ulteriore emendamento punta infatti ad aggirare un divieto fondamentale che oggi tutela la privacy degli utenti. Attualmente, il database che gestisce la portabilità del numero telefonico può essere utilizzato esclusivamente per garantire il funzionamento tecnico del passaggio da un operatore all’altro. Le nuove proposte vogliono invece consentire agli operatori di utilizzare questi dati per finalità commerciali, ovviamente previo consenso del cliente.

Il rischio, denunciato dalle associazioni dei consumatori, è che questo apra le porte a un telemarketing ancora più aggressivo. Anche con il meccanismo del consenso, l’esperienza insegna che molti utenti finiscono per accettare clausole senza piena consapevolezza, spesso nascoste in contratti lunghi e complessi. Il risultato potrebbe essere un’ondata di chiamate commerciali mirate, basate su informazioni sensibili relative ai cambi di operatore. La questione dell’inflazione nel settore telefonico non è banale. Negli ultimi anni, l’aumento generalizzato dei prezzi ha messo sotto pressione tutti i settori dell’economia, e le telecomunicazioni non fanno eccezione. Tuttavia, la soluzione proposta solleva interrogativi sulla natura stessa della concorrenza: se tutti gli operatori adottano questi meccanismi di adeguamento automatico, quale margine di scelta reale rimane al consumatore?

Condividi.

Nato il 19 Dicembre 1992, ha capito subito che il cinema era la sua strada. Dopo essersi laureato in filosofia all'università di Palermo e aver seguito esami, laboratori e corsi sulla critica, la storia del cinema e la scrittura creativa, si è focalizzato sulle sue più grandi passioni: scrivere e la settima arte. Ha scritto per L'occhio del cineasta ed è stato redattore per Cinesblog fino alla sua chiusura. Ora si occupa di news e articoli per ScreenWorld.it, per CinemaSerieTv.it e CultWeb.it