Nel panorama della cybersicurezza, esiste una frattura evidente. Mentre le aziende possono contare su soluzioni sempre più sofisticate, gli utenti comuni sono lasciati sostanzialmente soli. E tra questi, gli anziani rappresentano forse la categoria più vulnerabile. Una generazione che non è cresciuta con internet e gli smartphone, spesso bersaglio privilegiato di truffatori sempre più tecnologicamente avanzati, considerando che in Italia i casi di truffe telefoniche sono sempre di più. È proprio da questa consapevolezza che nasce ZoraSafe, una startup fondata dalle sorelle Catherine Karow e Ellie King Karow, che si prepara a debuttare sul palco di TechCrunch Disrupt 2025 come parte dello Startup Battlefield.
L’idea alla base di ZoraSafe è quella di creare un’app che non si limiti a proteggere gli anziani da scammer e hacker, ma che li educhi attivamente attraverso un sistema di microlearning gamificato. Un approccio che va oltre la semplice barriera tecnologica per costruire resilienza e consapevolezza digitale. Come hanno spiegato Catherine ed Ellie a TechCrunch, l’obiettivo è rendere gli utenti più preparati anche quando non stanno direttamente interagendo con l’applicazione. L’app non è ancora disponibile al pubblico, ma il lancio è previsto entro un mese. Il modello di business punta su un abbonamento individuale a 12,99 dollari al mese, con piani famiglia e di gruppo a tariffe maggiorate. Ma cosa offrirà concretamente ZoraSafe nella sua prima versione? Le funzionalità sono state pensate per coprire le minacce più comuni e insidiose del panorama digitale contemporaneo.

Uno degli strumenti principali sarà la scansione dei codici QR, sempre più utilizzati anche per finalità malevole. L’app sarà in grado di analizzarli alla ricerca di malware o tentativi di phishing. Gli utenti potranno inoltrare SMS ed email sospette direttamente a ZoraSafe per una verifica approfondita. Ma forse la caratteristica più interessante è quella per cui, quando un utente identifica una minaccia, può segnalarla all’app, che la aggiunge immediatamente a un database condiviso, allertando l’intera rete di utilizzatori. Un approccio che trasforma ogni utente in una sentinella per l’intera community, creando un sistema di difesa collettiva.
Le versioni future dell’app includeranno funzionalità ancora più avanzate. Una delle più attese è la capacità di unirsi a una telefonata sospetta, permettendo al sistema di intelligenza artificiale di ZoraSafe di rilevare se si tratta di una truffa o addirittura di una chiamata deepfake. Catherine ha però tenuto a precisare che in questi casi l’app non ascolterà né registrerà le conversazioni, rispettando la privacy degli utenti. Una volta individuata una minaccia, il sistema avvierà automaticamente una chat educativa che spiegherà all’utente la natura del pericolo e come riconoscere situazioni simili in futuro.
Ma le ambizioni di ZoraSafe non si fermano alla protezione degli anziani. Catherine ed Ellie hanno già in programma un’espansione verso un altro segmento vulnerabile: i bambini, spesso mai abbastanza controllati e monitorati sulle app su cui passano tanto tempo. L’idea è di creare partnership con le scuole e di lanciare l’applicazione in diverse lingue per raggiungere comunità più ampie e diversificate. Un piano di crescita che riconosce come la vulnerabilità online non sia una questione anagrafica, ma trasversale.