Poste Italiane si prepara ad abbandonare il modello gratuito per il rilascio e la gestione dello SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale che ormai è diventato la chiave d’accesso digitale per interagire con la Pubblica Amministrazione e numerosi servizi privati. Il cambiamento non arriva del tutto inaspettato. Poste Italiane, che gestisce il maggior numero di identità SPID in Italia con oltre 16 milioni di utenti attivi, sta seguendo l’esempio di altri identity provider come Aruba e InfoCert, che già da tempo hanno introdotto tariffe per i loro servizi di identità digitale. La transizione verso un modello economicamente sostenibile era nell’aria da mesi, e ora sembra essere arrivata a un punto di svolta operativo.
Ma quanto costerà concretamente mantenere o ottenere uno SPID di Poste Italiane? Secondo le informazioni che stanno emergendo, l’azienda starebbe valutando diverse formule tariffarie, con un probabile sistema di abbonamento annuale o biennale. Le cifre ipotizzate si aggirerebbero tra i 10 e i 20 euro annui, in linea con quanto già praticato dalla concorrenza. Questo significa che chi oggi utilizza gratuitamente il proprio SPID Poste potrebbe trovarsi a dover pagare un canone per continuare a usufruire del servizio.
La motivazione ufficiale dietro questa decisione risiede nella necessità di garantire la sostenibilità economica del servizio. Gestire milioni di identità digitali comporta costi significativi: infrastrutture tecnologiche, sicurezza informatica, assistenza clienti, aggiornamenti normativi e manutenzione continua richiedono investimenti costanti. Fino ad oggi, Poste Italiane ha sostenuto questi costi considerandoli parte della sua missione di servizio universale, ma la crescita esponenziale degli utenti SPID e l’evoluzione del quadro normativo stanno spingendo verso un riposizionamento economico.

Per chi già possiede uno SPID Poste, il passaggio al modello a pagamento dovrebbe avvenire in modo graduale. Le ipotesi più accreditate parlano di un periodo di transizione durante il quale gli utenti esistenti potrebbero continuare a utilizzare il servizio gratuitamente, ricevendo poi comunicazioni ufficiali sulle nuove modalità tariffarie. Nessuno dovrebbe quindi trovarsi improvvisamente tagliato fuori dall’accesso ai servizi pubblici digitali. Chi invece non ha ancora uno SPID o sta valutando di cambiare provider si trova ora di fronte a una scelta più complessa. Il mercato degli identity provider sta infatti evolvendo rapidamente, con offerte diversificate che vanno dallo SPID base a pacchetti premium che includono anche la Carta d’Identità Elettronica su smartphone e altri servizi di firma digitale. Poste Italiane dovrà necessariamente rendere competitiva la propria offerta a pagamento, probabilmente includendo servizi aggiuntivi rispetto al semplice accesso SPID.
Un aspetto cruciale riguarda la natura stessa dello SPID come strumento di cittadinanza digitale. Nato con l’obiettivo di democratizzare l’accesso ai servizi pubblici online, il passaggio progressivo a un modello interamente a pagamento solleva interrogativi sulla reale universalità del servizio. Se tutti i provider principali adottano tariffe, chi non può o non vuole sostenere questi costi come potrà esercitare pienamente i propri diritti digitali? La questione non è banale e coinvolge il delicato equilibrio tra sostenibilità economica e inclusione digitale. Per quanto riguarda le tempistiche precise dell’introduzione delle tariffe da parte di Poste Italiane, l’azienda non ha ancora comunicato date ufficiali. Tuttavia, fonti vicine al dossier suggeriscono che l’implementazione potrebbe avvenire entro i primi mesi del prossimo anno, con una campagna informativa preventiva rivolta agli utenti esistenti. Lo SPID è ormai uno strumento imprescindibile per la vita digitale degli italiani, e la sua trasformazione da servizio gratuito a servizio a pagamento segna un passaggio significativo nel rapporto tra cittadini, tecnologia e istituzioni.