Nell’universo in perenne e rapidissima evoluzione della tecnologia, dove ciò che è nuovo oggi diventa obsoleto domani, esiste un fenomeno che sfida le leggi del tempo: la sorprendente longevità di alcuni videogiochi, capaci di trasformarsi da semplici prodotti di intrattenimento a vere e proprie icone culturali intramontabili.

In un’industria che produce costantemente blockbuster e titoli indipendenti, molti dei giochi più influenti, amati e giocati ancora oggi non sono creazioni recenti, ma capolavori che hanno gettato le loro fondamenta decenni fa. Queste opere sono pilastri su cui si regge gran parte del medium videoludico moderno, dimostrando che un’idea geniale e un game design solido possono trascendere l’inevitabile invecchiamento grafico e tecnologico. L’eredità di questi classici è viva e vegeta, una testimonianza di come certe forme di divertimento siano, semplicemente, eterne.

Le radici di questa immortalità affondano spesso nelle luci al neon e nei suoni cacofonici delle sale giochi degli anni ’70 e ’80. Fu in quel contesto che nacquero concetti destinati a fare la storia. Titoli come Space Invaders (1978) della Taito Corporation e Pac-Man (1980) di Namco non furono solo successi commerciali, ma vere e proprie rivoluzioni che definirono i primi generi videoludici. La loro semplicità di fondo, basata su un ciclo di gioco immediato e avvincente, si è dimostrata una formula vincente, ancora oggi studiata e replicata. Lo stesso si può dire per Donkey Kong (1981), che non solo introdusse un personaggio iconico come Jumpman (il futuro Mario), ma stabilì le basi del genere platform. Un altro esempio perfetto di genialità senza tempo è Tetris (1984), un puzzle game nato da un’idea del programmatore russo Alexey Pajitnov che, con i suoi sette tetramini, è diventato uno dei giochi più diffusi e riconoscibili al mondo.

L’ambiente delle sale giochi era un ecosistema vibrante, dove i cabinati di pietre miliari come Mortal Kombat convivevano con altre forme di intrattenimento elettronico. Proprio come quei picchiaduro e sparatutto si sono evoluti, sopravvivendo fino a oggi in formato digitale su console e PC, anche altri giochi presenti in quegli spazi, come le slot machine, hanno seguito un percorso simile. Oggi, questa evoluzione ha portato a un’offerta vastissima, che spazia dal recupero di classici restaurati alle innumerevoli varianti di titoli moderni, rendendo quasi indispensabile l’ausilio di riferimenti del settore (come le nostre recensioni di videogiochi e la selezione di slot di sitiscommesse) per orientarsi in un panorama così ampio e variegato.

Con l’avvento delle console domestiche, la rivoluzione si spostò dai locali pubblici ai salotti di casa, e in questo passaggio un ruolo da protagonista fu recitato da Nintendo. Il lancio di Super Mario Bros. nel 1985 per il NES non fu solo un gioco, ma la consacrazione di un mito e la definizione di un modello per tutti i platform a venire. L’anno successivo, The Legend of Zelda (1986) introdusse un senso di avventura ed esplorazione in un mondo vasto che avrebbe segnato per sempre il genere degli action-RPG.

La grandezza di queste creazioni, partorite dalla mente di Shigeru Miyamoto, non risiede solo nel loro successo iniziale, ma nella loro capacità di dare vita a saghe che, a quasi quarant’anni di distanza, continuano a reinventarsi e a definire nuovi standard di eccellenza, come dimostrano capolavori recenti quali Super Mario Odyssey e The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. Questa perdurante rilevanza ha alimentato una tendenza di mercato fondamentale per l’era moderna: quella dei remake e delle remaster. La console Nintendo Switch, in particolare, è diventata un palcoscenico perfetto per questa operazione di restauro, permettendo a una nuova generazione di scoprire o riscoprire gioielli del passato come Metroid Prime Remastered o Paper Mario: Il portale millenario, titoli che, nonostante gli anni, dimostrano una validità ludica e commerciale ancora straordinaria.

Oltre ai giganti di Nintendo, molti altri generi oggi popolarissimi devono il loro DNA a titoli nati tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del nuovo millennio. Il genere dei picchiaduro competitivi, ad esempio, non sarebbe lo stesso senza l’impatto di Street Fighter II (1991), che con la sua incredibile rosa di personaggi giocabili e le sue meccaniche profonde ha creato una formula ancora oggi alla base di ogni torneo di eSport del settore. Pochi anni dopo, nel 1993, id Software scatenò un vero e proprio terremoto con Doom, un gioco che non si limitò a popolarizzare gli sparatutto in prima persona (FPS), ma ne definì il ritmo, lo stile e l’attitudine, influenzando praticamente ogni titolo “sparatutto” venuto dopo.

Allo stesso modo, il concetto di mondo aperto e di libertà d’azione ha trovato la sua consacrazione definitiva con Grand Theft Auto III (2001). Con questo titolo, Rockstar Games trasformò una serie con visuale dall’alto in un’esperienza tridimensionale rivoluzionaria, offrendo una città viva e pulsante in cui il giocatore poteva muoversi senza precedenti costrizioni, una filosofia di design che ha raggiunto il suo apice con il successo planetario di Grand Theft Auto V.

Infine, nessuna discussione sulla longevità nel mondo videoludico sarebbe completa senza menzionare una delle rivalità più iconiche e durature: quella tra le simulazioni calcistiche. Per decenni, la serie FIFA di EA Sports e Pro Evolution Soccer (poi rinominata eFootball) di Konami si sono date battaglia sui campi virtuali. Nate entrambe negli anni ’90, queste saghe hanno accompagnato intere generazioni di appassionati, evolvendosi costantemente nella grafica e nella fisica di gioco, ma mantenendo sempre saldo il loro nucleo. La loro capacità di resistere e adattarsi, sopravvivendo a cambi generazionali di console, a modifiche nei nomi e persino a transizioni verso modelli free-to-play, testimonia come un concetto forte e un pubblico fedele possano garantire una vita quasi infinita a un videogioco.

In sintesi, che si tratti della perfezione minimalista di un arcade, della narrazione emergente di un’avventura o della profondità tattica di una simulazione sportiva, le fondamenta del buon game design si rivelano resistenti alla prova del tempo. I grandi classici del passato non sono reperti da museo da osservare con distacco, ma opere vive e pulsanti, parte integrante di un patrimonio culturale che continua a essere giocato, discusso e amato. Sono la prova che una grande idea non invecchia mai, e la loro capacità di divertire ancora oggi tanto i veterani quanto i neofiti è la più grande testimonianza della loro immortalità.

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