“Perdonami, ma..trovo difficile credere che l’origine di tutta la realtà sia un bastoncino giallo”
L’evidente scetticismo con cui Reed Richards manifesta i suoi dubbi da uomo di scienza al Creatore è evidente. D’altronde, vedere i Fantastici Quattro interagire con la divinità per eccellenza che si manifesta loro con l’aspetto di Jack Kirby non poteva che condurre a un esito del genere.
Già solo per questo Mark Waid meriterebbe una sonora pacca sulle spalle, ma l’estro di Waid al servizio della First Family vede in questa scena forse l’apice del suo approccio metanarrativo alla gestione dei Fantastici Quattro. Una run condivisa principalmente con il compianto Mike Wieringo, che ha contribuito a segnare in modo piuttosto evidente la vita degli eroi newyorkesi.
I Fantastici Quattro del nuovo millennio

Riletta oggi, la run di Waid, a vent’anni dalla sua uscita, preserva tutto il fascino di una convincente rilettura del mito della Fantastic Family . Sorprendente, se si pensa come al momento di prendere in mano il timone delle storie dei Fantastici Quattro, Waid non era una fan della First Family, contrariamente ad altri autori che si approcciano a personaggi di cui sono storicamente fan.
La portata dei Fantastici Quattro viene spesso dimenticata, non ricordando quanto questi quattro esploratori siano stati fondamentali per la nascita del Marvel Universe. Non solo, all’interno delle loro primissime storie si respira pienamente la potenza della visione artistica di Jack Kirby, che proprio in Fantastic Four si lancia in tavole che mostrano il suo peculiare approccio alla sci-fi.
Puoi anche non amare i personaggi, ma non puoi rimanere indifferente alla sacralità che li circonda. Le storie dei Fantastici Quattro sono un tesoro del mondo dei comics, introducono elementi di vita familiare che mostrano le difficoltà del super-essere nella vita quotidiana, passando da un racconto inizialmente vicino alla weird science a trame più complesse e articolate.
Ogni autore successivo alla brillante coppia di creatori apporta una propria visione della quotidianità della First Family e Waid, forse proprio per questo inziale distacco dal loro mito, li adegua a una narrazione perfetta per il nuovo millennio.
Un nuovo Richards: eroe o villain?

Se nei primi anni ’80 Byrne aveva decretato il suo approccio ai Fantastici Quattro con la celebre Back to the Basics, per Waid la nuova formula del successo della famiglia Richards passa da una riscrittura del loro rapporto con il mondo contemporaneo, sia nel Marvel Universe che nella realtà.
Non è un caso che l’apertura della sua run coincida, dopo un rapido ripasso delle loro origini, con una necessità dei Fantastici Quattro: crearsi una nuova visibilità. Metanarrazione pura, Reed Richards che ingaggia un’agenzia pubblicitaria per dare nuovo slancio ai FQ, valorizzando merchandise vario. Waid non lesina ironia e sarcasmo sulla gestione, anzi sfruttamento, della figura dei supereroi, utilizzando con grande intelligenze l’innata comicità di Johnny Storm come strumento di disamina critica, mettendolo a capo del reparto marketing dei Fantastici Quattro.
Questo primo arco narrativo, con capitoli come Piccole Cose e Senziente, è un ampio preambolo di come Waid intende delineare i suoi Fantastici Quattro, dando un’illusoria preminenza alla Torcia Umana, salvo poi concentrarsi sul personaggio più interessante ma meno approfondito della famiglia: Reed Richards.
Da leader a minaccia

Per stessa ammissione di Waid, Gommolo non è esattamente un fan favorite:
“Non avevo un’idea chiara sui Fantastici Quattro, come nel caso di altri personaggi. Coì, mi sono messo a riflettere, concentrandomi sul fatto che tutti adorano Sue, Johnny e Ben, ma a nessuno piace Reed. Reed non è il personaggio preferito di nessuno”
La condanna della mente superiore? Più probabilmente, i suoi spiegoni e il suo potere apparentemente poco spettacolare sembrano non attrarre un pubblico che vede nel ‘tempo di distruzione’ del nipote preferito di Zia Petunia e nelle smargiassate di Johnny Stom un divertimento più adrenalinico.
Waid decide di invertire questa tendenza, lavorando su Reed con un crescendo emotivo che lo rende sempre più concreto e umano. Non limitandosi al senso di colpa nei confronti di Ben Grimm, comunque portato ai suoi estremi, ma ponendo il geniale scienziato in una spirale di sfide e pressioni emotive che lo provano, al punto da spingerlo in direzioni inattese.
Inversione di ruoli

Ma per rivoluzionare Reed, bisogna prima lavorare sulla sua nemesi: Victor von Doom, alias Destino. In Sotto la sua pelle, siamo testimoni della rinuncia di Destino all’ultima sua debolezza, il sacrifico finale del suo lato umano: il suo grande amore. Waid illude il lettore in quella che pare una storia di redenzione, salvo poi mostrare il vero intento di voon Doom, il passo finale che potrebbe consentirgli di sconfiggere l’odiato rivale, utilizzando l’unico strumento che Richards non padroneggia né può comprendere: la magia.
Inimmaginabile è il punto di rottura per Reed Richards. Tutta la sua intelligenza, il suo apparente distacco dal resto del mondo vanno in frantumi quando il dittatore della Latveria abbandona totalmente il duello scientifico attingendo solamente alle sue conoscenze arcane, con un patto faustiano (letteralmente!) con forze demoniache solo per sconfiggere Richards. Con i Fantastici Quattro in difficoltà e il figlio Franklyn imprigionato all’inferno, Reed non può che accettare di capitolare davanti a Destino, salvo poi affrontarlo sul piano magico con il supporto di Strange, ma il danno è fatto.
Nel momento del trionfo, quando Reed Richards pare aver finalmente sconfitto Destino, con ultimo gesto il villain lascia un segno indelebile sul volto di Mister Fantastic, un’eco delle ferite che il figlio Franklyn porta nell’anima. Ruota di Scorta coglie al meglio questi due elementi, ribaltando la sensazione che Doom abbia definitivamente perso, facendoci chiedere se in realtà lo sconfitto non sia proprio Richards.
Azione preventiva, caduta di un eroe
Quasi a volere fare proprio il concetto di guerra preventiva tanto caro agli States del periodo post-11 settembre, Waid trasforma la sconfitta di Destino nella caduta di Reed Richards. Il pacifico e geniale inventore lascia posto al freddo e inarrestabile calcolatore, ponendo i Fantastici Quattro in un ruolo scomodo: criminali internazionali.
Nel timore di un ritorno di Destino, Richards decide di farsi custode della Latveria, smantellando il suo regime e facendosi promotore di un nuovo ordine. Mossa che lo pone sia in contrasto con le nazioni unite che con i suoi familiari, sempre più dispotico e distaccato, sino al tragico epilogo con la morte di Ben Grimm. Momento catartico per Richards, che accusa nuovamente il peso della colpa verso l’amico, reso mostruoso da quel fantomatico viaggio nello spazio che ha trasformato quattro esploratori nei Fantastici Quattro.
Waid abilmente spezza l’animo di Richards trasformandolo in un emulo della sua nemesi, allontanandolo dagli affetti e mostrando nuovamente quanto lui e Susan possano contrastarsi su temi etici, differenza che sarà centrale in saghe successive come Civil War.
Tenendo fede alla sua promessa, Waid rende davvero interessante Reed Richards privandolo dell’aura di cervellone astratto e trasformandolo in uno spietato pragmatico, che non esita a seguire piani articolati mettendo in gioco vite altrui. Ma anche in questa sua dimensione Reed non perde pienamente la sua umanità, e lo dimostra in Nell’aldilà.
Incontro con Dio

Senza soldi, considerati nemici dell’America e odiati da tutti, i Fantastici Quattro tornano dalla Latveria come pariah. Mentre Johnny e Susan cercando di tenere assieme la famiglia, Reed è ossessionato dalla morte di Ben, al punto da ricorrere agli esperimenti di Von Doom e costruire una macchina per l’aldilà.
La ricerca ossessiva di Ben diventa per Waid l’occasione per un viaggio alla scoperta dei legami fondamentali di questa famiglia, prendendosi anche la libertà di giocare con il mito stesso. Rendere l’incontro con il Creatore una chiacchierata tra i FQ e Jack Kirby è un plot twist epico, lenitivo giunti a questo punto della gestione Waid, in cui il tono sin troppo greve di alcuni passaggi rischia di estraniare troppo i FQ dalla loro storia.
Non è un caso che un segno indelebile come l’orrenda cicatrice di Reed venda corretta proprio dal suo Creatore, che allo scetticismo sull’origine della realtà di Richards risponde con un messaggio criptico:
“E’ questo il bello delle matite. Hanno la gomma.”
Andando oltre la semplice storia, il messaggio è chiaro: nulla è scritto in modo indelebile. Arriveranno altri autori, ci saranno altre storie e quanto raccontato verrà ricondotto in un’unica narrazione oppure cancellato, con una spiegazione fantasiosa. D’altronde, come ricorda Kirby, non come Re ma come Dio:
“…E in voi ci sono ancora un sacco di storie”
L’umanità nelle profondità dello spazio

Ma non tutte saranno raccontate da Waid. Dopo Nell’aldilà, Waid si concede due ulteriori archi narrativi, di cui uno in particolare, Rising Storm, tocca in modo particolare il mito dei Fantastici Quattro, raccontando le origini di uno dei colossi del Marvel Universe: Galactus.
Nel presentarci il passato del Divoratore di Mondi, Waid lo riconduce alla sua essenza umana, raccontando la storia di Galan, creando un legame emotivo sorprendente tra l’alieno e la Cosa, fondato sulla scoperta del valore dell’umanità, non come collettivo di individui ma come entità univoca. Un’intuizione che sarà poi ripresa in Antitesi, quando Waid sarà la penna a disposizione del maestro Neil Adams.
Non pago di questa cura, Waid decide di chiudere in bellezza con Acchiapparella, dove un incidente che apparentemente trasferisce i poteri dei FQ a persone comuni consente a Reed e Ben di affrontare il loro rapporto. Il senso di colpa di Richards diventa il cardine di questa storia, lasciando poi il posto a un’affermazione di eroismo concreto da parte di Grimm. Una storia che rinsalda il mito dei Fantastici Quattro, riportando una positività che, dietro la facile ironia di alcuni passaggi, sembrava assente nella gestione Waid, che si chiude con un sorridente Reed che saluta i lettori con la formula segreta dei Fantastici Quattro
“Finché sei in compagnia di amici, non c’è limite all’avventura”